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Coronavirus, l’Rt, il lockdown e il Natale

Numeri quotidiani, aggiornamenti settimanali, proiezioni mensili. La nuova ondata del Coronavirus è scandita dai dati, spesso letti secondo le esigenze di parte. La comunità scientifica, che ne dovrebbe fare un uso puntuale per capire fino a che punto siamo in grado di reggere, è spesso divisa. Il Governo e le Regioni li interpretano come uno strumento per far passare una linea piuttosto che un’altra. I media li rilanciano perché, senza ombra di dubbio, sono comunque una notizia.

 

Tra i dati che ricorrono, e che scandiscono le giornate, c’è l’idice Rt. Ormai sulla bocca di tutti. Oggi il premier Giuseppe Conte dice una cosa che sembra rilevante. “Confido anche che il tasso Rt si abbassi da 1,7: vorrebbe dire che saremo incoraggiati ad andare avanti su questa strada”. Ma è vero fino in fondo? O, meglio, basta che scenda l’indice Rt per poter sostenere di essere sulla strada giusta nella battaglia contro il Coronavirus? Tra chi sostiene il contrario, c’è la Fondazione indipendente Gimbe. “Il valore di Rt è inappropriato per informare decisioni rapide perché, oltre ad essere stimato sui contagi di 2-3 settimane fa, presenta numerosi limiti”. Eccoli, secondo il presidente Nino Cartabellotta: “viene stimato solo sui casi sintomatici, circa 1/3 dei casi totali, si basa sulla data inizio sintomi che molte Regioni non comunicano per il 100% dei casi, determinando una sottostima dell’indice, è strettamente dipendente dalla qualità e tempestività dei dati inviati dalle Regioni”.

 

Poi, c’è il Natale. Ogni valutazione sull’evoluzione dell’epidemia di Coronavirus, e di conseguenza sulle restrizioni che serviranno per contenerla, ruotano in questi giorni intorno alle Feste che si avvicinano. In uno Stato laico, l’aspetto religioso deve essere circoscritto alla sfera privata. Conte spende parole che aggiungono poco: “non lo dobbiamo identificare solo con lo shopping, fare regali e dare un impulso all’economia. Natale, a prescindere dalla fede religiosa, è senz’altro anche un momento di raccoglimento spirituale. Il raccoglimento spirituale, farlo con tante persone non viene bene”. Restano gli aspetti sociali e quelli economici. Un Natale senza famiglie riunite è un problema sociale e un Natale senza consumi è un problema economico. Detto questo, si farà il Natale che sarà consentito dall’evoluzione della situazione. E saranno inevitabilmente ancora i dati a decidere.

 

Quindi, come se ne esce? La verità è che non lo sa nessuno. E che sarebbe il caso di ammetterlo. Non per rimanere inermi ma per fare tutto quello che è possibile fare per ridurre il danno. E, se possibile, evitare il lockdown totale. Servirà un monitoraggio costante, auspicabilmente il più accurato possibile, per tenere le misure di contenimento adeguate e proporzionate alla situazione. E aiuterebbe una comunicazione meno bipolare e più focalizzata sulle esigenze reali. A partire dalla priorità intorno a cui ruota l’intera questione: come far funzionare gli ospedali, in tutte le Regioni e nonostante il Coronavirus.

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