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Forum Sostenibilità, il lavoro tra welfare e smart working

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Lo smart working, la ridefinizione di tempi e spazi, gli investimenti delle aziende, i bisogni dei lavoratori, il contributo del lavoro alla crescita e alla sostenibilità. Sono i temi al centro della tavola rotonda organizzata da Fortune Italia per il Forum Sostenibilità, dedicata al lavoro.

 

Silvia Cassano, Head of Human Resources di ING Italia, è intervenuta sulla flessibilità e l’autonomia delle risorse umane: “La fiducia, assieme alla responsabilità, è la base dello smart working, della metodologia agile introdotta in italia nel 2019. Crediamo molto più nei vantaggi piuttosto che al rischio di perdere il controllo del lavoro. Sul controllo della qualità del lavoro: “L’evoluzione del controllo è tema caldo, dipende da azienda e settore ma ci deve essere un comune denominatore, l’evoluzione manageriale. Ai manager sono richiesti skills come ascolto attivo, programmazione. In ambiente di fiducia in cui si vive l’errore come opportunità, il sistema può evolvere”. Sull’investimento dell’azienda sul lavoratore in tempi di smart working: “Tema rilevante, il management chiede del ritorno sull’investimento. Non esiste correlazione diretta tra profitto e investimento sulle persone, ma elementi come fiducia, responsabilità influiscono sulla performance aziendale. Sul rapporto tra azienda e sindacato: “Durante la crisi molte aziende hanno incrementato strumenti di ascolto con i colleghi, mettendo in discussione il ruolo del sindacato, che si ritrova a ridefinire il suo spazio, con l’aiuto dell’azienda. Anche in ING, per la firma dello smart working superflessibile, primi tra le banche, abbiamo introdotto il diritto alla disconnessione anche con il contributo del sindacato, con clima di fiducia reciproca. La trasformazione deve essere cavalcata da tutte le parti sociali”.

 

 

Ugo Venier. Head of HR Corporate, Energy transition and Foreign asset SNAM, ha discusso su luogo di lavoro e connessione in tema di smart working: “Il vincolo spaziale si è sbriciolato, sono variati i paradigmi anche se nel mondo di lavoro le differenze ci sono sempre state. Si deve ragionare sul futuro, quando ci sarà meno il vincolo di stare a casa. Le differenze possono essere rappresentate da quartiere, casa in cui si vive, la connessione. Le aziende devono essere flessibili, supportando i lavoratori con device, consentendo loro di lavorare e anche permettere alle persone di sfruttare l’assenza del vincolo spaziale, possono connettersi con colleghi e persone intorno, opportunità per le aziende. Altro punto importante è la costruzione di un welfare sulla persona, intercettare i bisogni che permettono ai lavoratori di rendere di più sul lavoro, rafforzando legame con azienda”. Su flessibilità e qualità delle prestazioni: “Fiducia, task, obiettivi condivisi tra il tra capo e i suoi lavoratori anche senza il rapporto day by day. Fissare obiettivi e dare fiducia, valorizzando l’elemento della creatività, sul controllo sarà l’automazione a fare il resto”. Sugli investimenti delle aziende in welfare aziendale: “il taglio alle risorse umane, con le persone che hanno bisogno di protezione, sarebbe pericoloso, i bisogni sono cambiati, più basici ma fondamentali come la salute, come SNAM abbiamo investito per garantire sicurezza tra monitoraggio e vaccinazioni. Rafforzare il legame con le persone pagherà in futuro, anche investendo sul territorio dove sono localizzate le risorse, ragionando con strumenti di survey e ascolto a capire di cosa hanno bisogno i territori”.

 

 

Guido Stratta, Direttore People & Organization Gruppo Enel, riflette sulla ridefinizione delle sedi di lavoro: “Dobbiamo ripensarle come agorà, luogo in cui si discute di un progetto, mini convention su obiettivi, vanno ripensati i processi, spazi di coworking territoriali vicino a dove vivono le persone, spazi che aprono a cambiamenti individuali, in Enel si sta lavorando sul punto puntando sulle persone, costruendo sedi in cui prenotando si può accedere anche per problemi di connettività”. Sulla distanza tra remote working e smart working: “Serve processo culturale plurimo, la persona deve capire che ha uno spazio da gestire per il risultato, si rischia di lavorare male e di più, quindi organizzarsi pianificando le sua attività al meglio. Ma i capi non possono gestire le sue risorse per esempio controllando il loggin, o inviando mail a ogni ora del giorno, anche dopo l’orario di lavoro. Così possono generare ansia”. Su ascolto dei bisogni del lavoratori: “Utilizzo il termine cocreare risposte, ovvero superare la solita barriera tra dire che i bisogni sono al centro e poi ignorarli. Mostreremo di ascoltare le persone se prima di elaborare un progetto andremo ad ascoltarli: ti coinvolgo, spiego, valuto l’impatto e poi procedo”. Poi, su lavoro e sostenibilità: “La priorità nel mondo, dal Perù alla Russia, è portare lavoro dignitoso ovunque, far fiorire il talento. E ricordare che le idee non hanno gerarchia”. Infine, su welfare a territorio: “Per capire come arrivare a fare bene sul territorio in 40 Paesi vanno ascoltati i Paesi. In un periodo come questo, tra chiusure e restrizioni in cui le aziende hanno risparmiato in spazi, facility e straordinari, ora si può investire di più sui territori”.

 

Marco Adda, Partner Focus Team Studio Bonelli, riflette sull’impatto della remotizzazione sulle aziende: “Il mondo è cambiato, ci sono strutture in cui troviamo i vari responsabili che svolgono funzioni globali, l’utilizzo massiccio di forme di connettività da remoto sia per grandi gruppi industriali ma anche quelli che si affacciano a nuovi mercati. Le amministrazioni finanziarie così prestano attenzione a dove sono localizzate le persone, lì nascono le linee guida per la gestione del business. Non mi riferisco solo a multinazionali quotate, ma anche a gruppi di medie dimensioni: l’OCSE ha fatto studi mostrando come la localizzazione abbia un impatto decisivo sulla pianificazione territoriale delle imprese”. Sulla convenienza economica per aziende e lavoratori della mobilità forzata: “C’è un deciso risparmio di costi con centri di servizio che diventano back office, strutture di mille-duemila persone al lavoro da più realtà. Ma le multinazionali per contenere i costi utilizzano anche strutture comuni come incubatori, per esempio nel digital marketing”. Sulla localizzazione, se valore aggiunto per le imprese: C’è il grande tema legato ad attrarre talenti e l’Italia non è spesso un Paese in cui volersi localizzare, per motivi economici e non. Ma piuttosto che l’offshoring si sta verificando il reshoring, ovvero il rientro a casa delle aziende che avevano delocalizzato all’estero”. Su lavoro e sostenibilità delle imprese: “Nel prossimo decennio le imprese si apriranno a un mondo del lavoro senza barriere, sarà una sfida anche per i fiscalisti. La mobilità è una sfida, ma può essere una componente componente importante per un welfare di qualità per l’individuo. Certo, le aziende italiane non lavorano solo per avere vantaggi fiscali e per questo dovrebbero ricevere aiuto di Stato. Molti Paesi sostengono le aziende per investire sui territori. Gli incentivi fiscali, gli sgravi, porterebbero a liberare risorse da mettere a bilancio per i territori”.

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