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Renzi alza ancora la posta. È solo per il Recovery Fund?

manovra renzi di maio zingaretti conte

“Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più, sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello ma la politica”. L’affondo di Matteo Renzi, rivolto direttamente al premier Giuseppe Conte, arriva diretto, nell’aula del Senato.

 

È solo la conseguenza dello scontro sul Recovery Fund o è l’apertura di una crisi politica?

 

Le parole di Renzi sono quelle di una resa dei conti. “I diciotto senatori di Iv le augurano buon lavoro a Bruxelles – rivolgendosi al premier Conte – la riforma del Mes va nella direzione giusta. Ora però diciamoci le cose in faccia: ora l’Italia ha occasioni che non ha mai avuto in passato. L’Italia può dettare la linea dalla presidenza del G20. I duecento miliardi sono una conquista ma anche una grande responsabilità: noi non scambieremo il nostro si alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità delle istituzioni”.

 

Lo scontro si sposta sulle modalità di gestione dei rapporti nella costruzione delle decisioni sul Recovery Plan. “Non va bene che ci arrivi alle 2 di notte un emendamento alla manovra che è una proposta con manager al posto dei ministri: colleghi del Pd, eravamo nello stesso partito quando uno di noi firmò un ricorso alla Corte contro chi non voleva farci discutere la manovra. Allora era Salvini, ora è lo stesso. È una discussione essenziale per le istituzioni”.

 

Sicuramente, i toni di Renzi sono da aut aut. “Siamo pronti a discutere ma non a usare la manovra come veicolo di quello che abbiamo letto sui giornali, compresi i servizi. Se c’è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no”.

 

A questo punto, si dovrà vedere se si tratta di una mossa negoziale per ottenere di più. O se è il primo passo verso una rottura vera della maggioranza che sostiene il governo.

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