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Antitrust a Comune Roma, subito gara illuminazione

La signoria vostra è invitata a realizzare una gara per l’affidamento del servizio di fornitura per l’illuminazione pubblica della Capitale entro il prossimo 31 dicembre. È l’auspicio contenuto nella segnalazione fatta dall’Antitrust alla sindaca Virginia Raggi, pubblicata sull’ultimo bollettino, in merito all’affidamento fatto da tempo immemore e senza gara alla municipalizzata pubblica Acea. Società, controllata al 51% dal Comune, che tuttavia non è stata per nulla cedevole quando, nel 2015, sotto il sindaco Ignazio Marino, ha riscritto i termini economici dell’intesa.

 

L’avviso dell’Autorità parte dalla constatazione che “l’attuale affidamento del servizio di illuminazione pubblica del Comune di Roma in favore di Areti sino al 31 dicembre 2027 deve ritenersi illegittimo in quanto è contra legem la proroga disposta dalla delibera di Giunta Comunale n. 130/2010”, quando Roma era sotto il sindaco Gianno Alemanno. Ma a preoccupare l’Autorità non è solo il mancato rispetto delle regole sugli appalti.

 

L’Antitrust osserva che l’aggiornamento delle condizioni economiche fatto nel 2015 dal successore di Alemanno, Ignazio Marino, non abbia giovato affatto all’amministrazione pubblica e ai suoi cittadini: “dal confronto fra le condizioni economiche applicate per il servizio di illuminazione pubblica di Roma Capitale con il miglior parametro concorrenziale di riferimento [del tempo, ndr], costituito dagli esiti delle gare Consip per la fornitura di servizi analoghi, emergono gli inequivocabili effetti negativi, per l’erario e la collettività, dell’affidamento diretto” scelto dall’amministrazione del tempo.

 

Gli uomini del presidente Roberto Rustichelli hanno stimato infatti che le offerte ricevute dalla Consip, società che si occupa degli acquisti di beni e forniture per tutte le pubbliche amministrazioni, hanno strappato “rispetto allo sconto del 25% applicato dalla Delibera [comunale, ndr] 197/2015, un ribasso pari a circa il 31,3%”. Non solo.

 

Le offerte richieste da Consip, scrive l’Autorità prevedevano “nel canone almeno una quota parte di interventi di efficientamento energetico, in quanto il canone comprende obbligatoriamente il costo di almeno un cambio lampade con altre che comportino un efficientamento luminoso di almeno il 30%”. Mentre nel contratto sottoscritto dall’allora sindaco Ignazio Marino, ricorda l’Antitrust “per tale intervento, è stata prevista una remunerazione del tutto separata e aggiuntiva rispetto ai corrispettivi unitari del servizio di illuminazione pubblica, per una spesa complessiva, nel triennio considerato, di 48.055.934,85 euro, IVA esclusa”.

 

Insomma, conclude Rustichelli dai rapporti con la propria controllata Acea, oggi Areti, il comune non ha ricevuto un trattamento di favore anzi ha sopportato “un maggior costo per il servizio determinato da tale affidamento illegittimo, tanto in termini di comparazione dei costi unitari del servizio con il loro pertinente benchmark concorrenziale, quanto considerando il notevole e aggiuntivo impegno economico assunto dall’Amministrazione capitolina per l’implementazione del c.d. piano Led”.

 

Di qui l’invito conclusivo di Rustichelli: “In conclusione, l’Autorità auspica che il Comune di Roma, alla luce della improrogabile cessazione dell’affidamento in oggetto al 31 dicembre 2020, proceda senza ulteriori ritardi a un nuovo affidamento del servizio di illuminazione pubblica comunale”. Né il comune né la municipalizzata, interpellati per e-mail, hanno voluto commentare la segnalazione.

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