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La tutela della biodiversità, un impegno per la moda

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Di Luxury&Finance – La difesa della biodiversità deve rientrare tra gli impegni della moda per il futuro e diventare a tutti gli effetti una delle leve green per le politiche e le strategie di responsabilità sociale d’impresa. Il settore dell’abbigliamento contribuisce d’altra parte in modo significativo alla perdita di biodiversità. McKinsey & Company ha evidenziato in uno studio che le catene di fornitura del settore sono direttamente legate al degrado del suolo, alla conversione degli ecosistemi naturali e all’inquinamento dei corsi d’acqua. “Un numero crescente di aziende del settore moda sta iniziando a rendersi conto dell’importanza di salvaguardare la biodiversità, ma resta ancora molto lavoro da fare. La crisi – spiega Beth Wright dell’istituto di ricerca Global Data – ha agito da catalizzatore per molti operatori del settore i quali si sono resi conto della necessità di dovere assumere nuovi e coraggiosi impegni di sostenibilità”.

 

Tra i più reattivi in questo senso, il colosso del lusso francese Kering, che ha pubblicato quest’estate la sua prima strategia dedicata proprio alla biodiversità, delineando una serie di impegni per ridurre al minimo l’impatto in tutte la supply chain e anzi diventare un attore positivo in tal senso. GlobalData ricorda anche l’impegno di Asia Pacific Rayon (APR), produttore verticalmente integrato di rayon viscosa, che ha recentemente aggiornato la sua soluzione ‘Follow Our Fibre blockchain’, per includere anche i suoi fornitori nello sforzo per la conservazione e la biodiversità. La biodiversità è anche uno dei temi del Fashon Pact, che raccoglie tutti le aziende leader del settore della moda e del tessile (ready-to-wear, sport, lifestyle e lusso), oltre a fornitori e distributori, impegnate al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree principali: arrestare il riscaldamento globale, proteggere gli oceani e, appunto, ripristinare la biodiversità. Di recente è stato anche lanciato un nuovo strumento, il Biodiversity Benchmark, promosso da Textile Exchange’s Corporate Fiber and Materials Benchmark (Cfmb) per aiutare l’industria della moda e del tessile a comprendere – e migliorare – l’impatto che le scelte legate alle materie prime possono avere sulla natura.

 

“Sono tutti passi nella giusta direzione – aggiunge Wright – e sembra che l’industria stia cominciando a capire l’importanza di salvaguardare la natura. Tuttavia, per andare avanti, ha bisogno di strumenti più efficaci che aiutino a meglio comprendere l’impatto che la produzione ha sulla biodiversità e come prevenire ulteriori danni alla natura”. Chiaramente, chiosa Wright, “serve anche che i decisori politici elaborino una legislazione in materia di tutela della natura che sia globale e che preveda misure punitive per coloro che non si conformano”.

 

E a proposito di biodiversità, un campione nazionale è sceso in campo per salvaguardarla. Si tratta di Luxottica che ha promosso su 30 ettari di montagna un grande intervento di ripristino forestale. L’area di interesse è quella colpita dalla tempesta Vaia del 2018, nel bellunese. Dove Luxottica ha la sua sede. Il progetto si sviluppa su un’area di 30 ettari di montagna nel Comune di Agordo, pari a circa 50 campi da calcio, alle spalle del principale stabilimento produttivo dell’azienda. Verrà realizzato insieme alle istituzioni locali, in particolare il Comune di Agordo, e a un centinaio di proprietari privati e alcune imprese locali. Luxottica si prenderà cura di 15.000 alberi, recuperando i tronchi abbattuti dalla tempesta, mettendo in sicurezza il suolo, salvaguardando gli alberi risparmiati e favorendo la crescita di quelli che nasceranno spontaneamente per la rigenerazione naturale della foresta. Il piano prevede anche l’impianto in piccoli nuclei di 2.000 nuovi alberi, solo di specie di origine locale, proprio per aumentare la biodiversità e la resilienza della foresta.

 

La fase iniziale, che si concluderà entro il primo trimestre del 2021, prevede la pulizia dell’area e la rimozione del legname abbattuto, nonché il raggiungimento di due obiettivi: mettere in sicurezza i terreni, riducendo il rischio di frane e smottamenti; salvaguardare le altre foreste dall’attacco di insetti dannosi che prolificano nel legname abbandonato a terra (bostrico tipografo). In primavera seguirà la seconda fase di rigenerazione vera e propria. L’intervento è realizzato in collaborazione con Etifor, spin-off dell’Università degli Studi di Padova specializzato in consulenza, progettazione, ricerca e formazione in ambito ambientale.

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