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Rete unica nazionale, faro Antitrust su FiberCop

Faro Antitrust sui contratti che regolano la costituzione e il funzionamento di FiberCop, la società in cui sarà conferita la rete secondaria di Telecom Italia, e gli accordi di fornitura con Fastweb e Tiscali. L’istruttoria dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato riguarda Telecom Italia, Fastweb, Teemo Bidco, FiberCop, Tiscali Italia e il fondo statunitense Kkr, coinvolti a vario titolo nella costituzione di FiberCop, partecipata da Tim, Kkr e Fastweb.

 

Lo sviluppo delle reti di telecomunicazione in fibra, sottolinea in una nota l’Antitrust, rappresenta un obiettivo cruciale per il nostro Paese. Obiettivo che può essere raggiunto in tempi rapidi solo attraverso una sana concorrenza, secondo l’Autorità, che in questa prospettiva, pur riconoscendo le possibili efficienze dei progetti condivisi di infrastrutturazione, “ha avviato un’istruttoria per accertare che gli accordi in questione non comportino restrizioni concorrenziali non necessarie e che forniscano adeguati incentivi alla dismissione della vecchia tecnologia delle reti in rame”.

 

Il procedimento, fa sapere l’Autorità presieduta da Roberto Rustichelli, ha l’obiettivo di verificare che tali accordi non creino ostacoli alla concorrenza tra gli operatori nel medio e lungo termine e siano volti ad assicurare il rapido ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazione fissa del Paese. L’istruttoria si concluderà entro il 31 dicembre 2021.

 

L’Antitrust ricorda, tra l’altro, “che già in occasione della creazione della società FlashFiber, ha mostrato ampia consapevolezza delle potenzialità pro-competitive dei progetti di co-investimento, autorizzando il progetto con rimedi tali da garantire il raggiungimento di apprezzabili efficienze, senza però compromettere la concorrenza infrastrutturale tra i vari operatori”.

 

In una nota, Tim e Fastweb accolgono “con favore la decisione dell’Autorità” di avviare una valutazione “circa gli impatti della costituzione di FiberCop, in vista della piena operatività della joint venture, attesa nel primo trimestre 2021”. L’avvio del confronto, si sottolinea, fa seguito ad una richiesta di Tim e Fastweb, “nello spirito di collaborazione che contraddistingue da sempre la relazione dei due operatori con le Autorità di settore”, e “rappresenta un importante passaggio dopo che la Commissione Europea, lo scorso 26 novembre, ha comunicato che FiberCop non sarà soggetta ad alcun obbligo di comunicazione ed approvazione da parte dell’Antitrust comunitario”.

 

L’iniziativa dell’Autorità aggiunge un altro tassello al complicato incastro che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe portare alla rete unica della banda ultralarga in Italia con il matrimonio tra FiberCop e Open Fiber. Giovedì scorso era infatti arrivato il via libera del Cda di Enel alla cessione al fondo australiano Macquarie di una quota compresa tra il 40 e il 50% del pacchetto azionario detenuto in Open Fiber, la società co-controllata con la CDP che sta stendendo la fibra in Italia in concorrenza con Tim e gli altri operatori privati.

 

Il prezzo a cui Enel potrebbe cedere la sua quota in Open Fiber varia dai 2,12 mld per il 40% ai 2,65 mld per il 50%, compresi i 270 milioni dello shareholders loan di pertinenza della società elettrica di cui Macquarie si fa carico. Un’operazione che in apparenza sembra avvicinare la fusione di Open Fiber con FiberCop, e che in ogni caso non sarà una questione di giorni. Enel e Macquarie hanno fissato la data del 20 giugno 2021 per chiudere il passaggio del pacchetto di Open Fiber: oltre quella scadenza, infatti, si calcola una sorta di sovrapprezzo del 9% su base annua.

 

Vanno tuttavia considerati una serie di altri fattori che potrebbero contribuire a complicare l’operazione che dovrebbe portare alla rete unica nazionale. Primo: Enel dovrà decidere se tenere la quota residuale del 10% del suo pacchetto, e quindi se continuare o meno a giocare un ruolo nella partita della rete unica. In secondo luogo, Open Fiber è partecipata per il restante 50% dalla CDP, che è anche azionista di Tim e che, nella logica del governo, dovrebbe esser il pivot e il garante della neutralità della nuova rete unica. In teoria Cdp potrebbe esercitare una prelazione sulla dismissione di Enel, che tuttavia è improbabile a questi prezzi. E senza questa mossa è difficile che il piano dell’esecutivo possa andare a dama. Ecco perché in qualche modo Cdp dovrà trovare la maniera di salire in maggioranza in Open Fiber, per poi passare all’aggregazione con FiberCop. Resta tuttavia da capire come, e in che tempi.

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