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Conte a carte scoperte, la crisi finirà in Parlamento

Il premier Giuseppe Conte sceglie di giocare a carte scoperte. Rinuncia alla tradizionale sintesi di inizio conferenza stampa, che quasi sempre assume i toni di un comizio, e va direttamente a rispondere alle domande della stampa. Lo fa soprattutto perché vuole tentare di vestire i panni dello statista. Non a caso cita Aldo Moro per respingere l’idea che sia sottoposto a un ricatto da parte di chi lo sta sfidando, Matteo Renzi. “Gli ultimatum non appartengono al mio bagaglio culturale e politico”, scandisce, facendo riferimento al leader democristiano.

 

Poi, aggiunge un altro tassello. La crisi va risolta in Parlamento. “Serve una sintesi per portare avanti un programma di governo”, dice, e aggiunge: “Per rafforzare la fiducia bisogna agire in modo trasparente. Il passaggio parlamentare è fondamentale e fino a quando ci sarò io, ci saranno passaggi chiari e franchi”.

 

Conte fa quindi riferimento alla responsabilità e all’importanza del passaggio legato al Recovery Fund. “Non possiamo rinunciare a questa occasione storica né alla credibilità dell’azione politica. Non possiamo permetterci di galleggiare e operare in questo clima sospeso. Tutti saremo chiamati ad assumerci le rispettive responsabilità”. E, ancora: “Dobbiamo affrettare delle risposte che il Paese attende. Oggi è in approvazione la legge di Bilancio anche al Senato, il prossimo passaggio urgente è il Recovery plan. Dopo la bozza tecnica, ora dobbiamo fare una sintesi politica urgente”.

 

Il fattore tempo è ovviamente decisivo. “Entro metà febbraio penso alla presentazione finale del documento”. Il premier si dice “perfettamente in sintonia con l’indirizzo politico della commissione della Von der Leyen. Ci ha permesso di esprimere forza sul preogetto del Next Generation Eu. Non possiamo rinunciare a questa occasione storica e il governo non deve disperdere il suo patrimonio di credibilità”.

 

Rispondendo alle domande sul rischio che l’Italia possa arrivare tardi, perdendo anche la possibilità di usare le risorse a disposizione, sollevato a Bruxelles dal commissario Paolo Gentiloni, e raccolta dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, Conte ammette: “Non va tutto bene, dobbiamo accelerare, dobbiamo correre e abbiamo una grande responsabilità”. E poi aggiunge di condivdere “l’esigenza di misure per prevedere procedure accelerate e percorsi per assicurare capacità di spesa”.

 

 

 


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