Non è un giorno come gli altri, Capodanno. I bilanci del 2020 vanno rapidamente in archivio e la proiezione, di tutti, si sposta in avanti. Nonostante i problemi e nonostante le difficoltà.
Capodanno vuol dire soprattutto speranze e buoni propositi. Per qualche ora, in attesa che il 2021 inizi sul serio, c’è spazio per fissare nuovi obiettivi e immaginare road map per raggiungerli. C’è chi giura che stia per iniziare una dieta, chi scommette che le cose da domani cambieranno, chi inizia a maneggiare l’agenda per immaginare tappe, scadenze, traguardi intermedi. È la pulsione naturale a tracciare una linea e costruire un nuovo inizio.
Per un giorno, ci si muove nella zona franca dei progetti che nessuno può contestare o compromettere. È uno spazio privato e inviolabile in cui l’anno che è appena iniziato sembra sicuramente migliore di quello che si è chiuso.
Se vale per le piccole o grandi vicende personali, può valere anche per le sfide collettive. Le parole con cui il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha chiuso un 2020 complicatissimo servono proprio a preservare la prospettiva, sperando che non rimanga solo un’illusione, di voltare pagina. Ha indicato due responsabilità su tutte, quella che deve sostenere la scelta di vaccinarsi e quella che deve sostenere la capacità della politica di prendere decisioni lungimiranti, strategiche, non solo ispirate da un vantaggio di parte.
Se le speranze e i buoni propositi personali vengono scritti o recitati in queste ore, quelli collettivi sono inevitabilmente affidati alla disponibilità di tutti a fare il proprio pezzo di strada.
Si parte dalle macerie del 2020 e per rendere il 2021 un anno di svolta, lo abbiamo voluto chiamare un ‘anno zero’, è necessario che le speranze e i buoni propositi diventino rapidamente realtà. In genere, gli appunti di Capodanno finiscono carta straccia nel giro di dieci giorni. Ma se le diete possono anche attendere, questo Paese non può più perdere tempo.
