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Renzi fatica a spiegare una crisi di governo

Ascoltare Matteo Renzi parlare, a Carta Bianca, questa volta aiuta a capire qualcosa in più. È senza ombra di dubbio uno dei leader politici dotato di maggiori capacità di eloquio, e di persuasione, quando è in televisione. Questa sera mostra invece tutta la difficoltà che ha a tenere insieme gli argomenti che ha in mente per spiegare la scelta, ormai più che probabile, di abbandonare il governo e aprire formalmente una crisi di governo.

 

Fino a quando poteva utilizzare i contenuti per incalzare il premier Giuseppe Conte aveva gioco relativamente facile. Quando Renzi parlava di Recovery Plan poteva indicare le lacune, evidenti, della prima bozza elaborata. Quando parlava di Mes, poteva utilizzare tutte le ragioni che rendono opportuna la scelta di utilizzarlo. Quando parlava della delega per i servizi segreti, poteva ricordare che la decisione di Conte di tenerla per sè non ha precedenti.

 

Ora sembra accostare solo una lista di pretesti. Perché c’è la nuova versione del Piano che accoglie buona parte delle sue obiezioni e, soprattutto, perché c’è la prospettiva sempre più concreta di provocare un salto nel buio in una fase difficilissima, causa l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, e di fronte all’opportunità di utilizzare una quantità di risorse senza precedenti per rilanciare il Paese.

 

Stasera Renzi è costretto, da se stesso, a elencare una serie di giustificazioni di fronte a una crisi che non ha alcuna spiegazione plausibile, se non l’obiettivo personale di incidere a suo piacimento sulle sorti del governo. E, non a caso, è apparso per la prima volta indeciso, contraddittorio. A tratti confuso, evidentemente in difficoltà.

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