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La discesa di Mediaset sotto il 10% del Sic e l’errore di Bolloré

mediaset pier silvio berlusconi

Il codicillo pro Mediaset, che sottopone per sei mesi ad analisi dell’Agcom tutte le acquisizioni incrociate fra operatori delle telecomunicazioni e dell’editoria, è arrivato puntuale. Appena in tempo per sostituirsi allo schermo antitrust previsto dalla legge Gasparri in favore di Mediaset fatto a pezzi dalla Corte di Giustizia europea e ora reso ulteriormente inefficace dal ridimensionamento del fatturato del gruppo televisivo della famiglia Berlusconi.

 

La discesa del fatturato Mediaset al di sotto della soglia antitrust del 10% del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic) è stata registrata dall’Agcom, nell’annuale calcolo delle dimensioni del Sic per il 2019 licenziato la settimana scorsa. La legge Gasparri prevede che il fatturato complessivo del Sic costituisce il denominatore a cui riferire il fatturato delle società a cui si applicavano le protezioni che la legge Gasparri prevede. Quelle che hanno ricavi superiori al 10% del Sic non possono essere scalate da operatori telefonici che controllano il 40% del proprio mercato.

 

Riassumendo l’Agcom, ha reso noto che Comcast/Sky mantiene la prima posizione, con un’incidenza dei propri ricavi sul Sic superiore al 15%, mentre Rai, con un peso compreso tra il 10% e il 15% sulle risorse complessive, sale al secondo posto, superando Fininvest (anch’essa con una quota complessiva compresa tra il 10% e il 15%)”. E ancora, che “la riduzione dell’incidenza sul totale di Fininvest è imputabile in larga parte alla contrazione dei ricavi di Mediaset, la cui quota nel Sic scende al di sotto del 10%”.

 

L’Autorità ricorda che la discesa è la conseguenza della “cessazione, nel corso del 2019, della propria attività nel settore della Tv a pagamento sulla piattaforma digitale terrestre”. Ovvero l’origine di tutti i mali.

 

Il fallimento della trattativa per la vendita di Mediaset Premium a Vivendi da parte del gruppo Berlusconi è stata la miccia che ha innescato la reazione dell’imprenditore francese, Vincent Bolloré. Dopo ave buttato all’aria il contratto per l’acquisto di Mediaset Premium e davanti al rifiuto opposto da Berlusconi a una propria controfferta, Bollorè ha portato la guerra in casa dell’ex amico. Ha scalato Mediaset fino alla soglia dell’Opa provocando la reazione degli avvocati di Mediaset e dell’Agcom, che gli hanno legato le mani fino al Natale scorso.

 

Certo dopo la sentenza della Corte di giustizia europea, chiamata in causa dal Tar del Lazio, che ha fatto a pezzi il sistema di autodifesa costruito intorno a Mediaset con la legge Gasparri, la discesa al di sotto del 10% ha un valore meramente commemorativo. Anche se mette in luce un probabile errore dell‘imprenditore francese.

 

Se Bolloré avesse acquistato le attività di Premium da Mediaset nel 2016, sottraendole al fatturato della casa madre, dall’anno scorso avrebbe potuto liberamente scalare il gruppo televisivo di Berlusconi, il suo vero obiettivo secondo molti osservatori, e senza imbattersi nei limiti della legge Gasparri, che lo sta tenendo in stand-by dal 2016, per il fatto che l’imprenditore francese è anche il primo azionista di Tim. Gli accordi mandati in malora prevedevano sì un periodo di blocco al 5%, ma per un triennio. Anche se ora, dopo la decisione del Tar del Lazio sui suoi ricorsi contro lo stop impostogli dall’Agcom Bolloré sembra avere una strada spianata davanti.

 

La corte di Strasburgo, infatti, ha scritto a chiare lettere che la Gasparri è contraria al diritto comunitario e il Tar, che aveva interpellato l’istanza superiore per avere un indirizzo, si è mosso di conseguenza cancellando la delibera dell’Agcom che aveva obbligato Vivendi a sterilizzare la propria partecipazione in Mediaset al di sotto del 10%. E ora sarà difficile per l’Autorità trovare una plausibile ragione per impedire a Bolloré di mantenere le proprie posizioni in Tim e Mediaset, tanto forti sono state le obiezioni della Corte del Lussemburgo a questo tipo di leggi antitrust, ma anche per la trasformazione del settore delle comunicazioni avvenuto nel frattempo (la Gasparri è del 2005), con lo sviluppo esponenziale di satellite e rete, anche nell’informazione.

 

Così i limiti messi dall’Italia alle partecipazioni incrociate, sia pur plausibili in teoria per difendere valori superiori e immateriali quali il pluralismo delle fonti informative, in realtà non potevano servire a quel fine. Il giudice comunitario, scrive Achille Sinatra, il magistrato amministrativo estensore della sentenza nel ricorso di Vivendi pubblicata a ridosso di Natale, “sul punto, contesta expressis verbis la previsione della soglia del 10% [e] la idoneità a costituire efficace baluardo del pluralismo nei mezzi di informazione”, essendo piuttosto un numero preso quasi a caso.

 

Per quanto riguarda la soglia del 10% dei ricavi complessivi del sistema, articolano i magistrati italiani facendo proprie le parole dei giudici di Lussemburgo, “occorre osservare che il fatto di conseguire o meno ricavi equivalenti al 10% dei ricavi complessivi del Sic non è di per sé indicativo di un rischio di influenza sul pluralismo dei media. Infatti, risulta che il Sic comprende mercati diversi e vari. Pertanto, se i ricavi complessivi realizzati da un’impresa nel Sic dovessero essere concentrati in uno solo dei mercati che compongono tale sistema in modo tale che la quota raggiunta in tale mercato sia nettamente superiore al 10% ma, qualora venga preso in considerazione l’insieme dei mercati che compongono il Sic, rimanga inferiore al 10%, il fatto che la soglia del 10% dei ricavi complessivi del Sic non venga raggiunta non potrebbe escludere qualsiasi rischio per il pluralismo dei media. Analogamente, nel caso in cui la soglia del 10% dei ricavi complessivi del Sic fosse sì raggiunta, ma tale 10% di ricavi si ripartisse tra ciascuno dei mercati che compongono il Sic, né il raggiungimento né lo sforamento di tale soglia del 10% costituirebbero necessariamente un pericolo per il pluralismo dei media”. Da qualunque parte la si prendesse i conti non tornavano, ma ci voleva uno straniero per capirlo.

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