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Milanesio (Well-Work): Stiamo riscoprendo la funzione sociale del welfare

welfare terzo settore

Lo scorso ottobre si è concretizzata la partnership tra UnipolSai e Well-Work, uno dei provider che per primi hanno affrontato il mercato del welfare. L’obiettivo primario dell’alleanza commerciale, tra il colosso assicurativo e il provider fondato da Marco Milanesio, è quello di proporre il welfare aziendale a 360° alla rete agenziale UnipolSai. Nello specifico Well-Work offre consulenza in materia di Flexible Benefits e, grazie alla sua piattaforma, anche lo strumento tecnologico adatto a tutti i tipi di aziende.

 

 

“Purtroppo nel 2021 il welfare derivante da conversione dei premi di risultato sarà probabilmente molto ridimensionato rispetto al passato – spiega Milanesio – Con l’inizio della pandemia abbiamo toccato con mano quanto sia necessario imparare a vedere il welfare in un’ottica diversa, e ad attribuirgli quella funzione sociale che in realtà gli appartiene da sempre. I reali bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie emergono con prepotenza ed è proprio da questi che occorre ripartire per ripensare ad un nuovo e più genuino modo di ‘fare’ welfare”.

 

 

 

La persona è davvero al centro? Le aziende che approccio stanno assumendo (in relazione al budget, ai servizi inseriti nel piano di welfare, alle strategie di ascolto verso i dipendenti…) nei confronti dello sviluppo del welfare aziendale?

 

Secondo me non è corretto dire che manca l’interesse o l’attenzione verso i bisogni dei dipendenti. Anzi, tendenzialmente le imprese sono aperte al coinvolgimento dei lavoratori, almeno nella fase di studio delle esigenze e della valutazione degli strumenti da adottare per rispondere ai bisogni della popolazione aziendale. Certo, questo non è un buon momento per parlare di budget ma anche per questo la consulenza diventa fondamentale, per aiutare l’imprenditore a “finanziare” il piano di welfare, recuperando le necessarie risorse economiche riducendo gli sprechi, responsabilizzando i lavoratori, di fatto ottimizzando i processi aziendali.

 

 

Welfare aziendale e territorio: sembra un binomio destinato a diventare centrale?

 

I territori sono le case che abitiamo e oramai le aziende stanno iniziando a capirlo. Se, fino a non molti anni fa, il welfare aziendale era qualcosa riservato a pochi e incompreso da molti, sempre più oggi riceviamo richieste per accedere al nostro sistema. Aziende che vogliono realizzare un piano ma che si fanno anche promotrici per far entrare altre imprese come fornitori sulla piattaforma. Diciamo che si è creato un bel circuito sul quale abbiamo puntato fin dal primo momento permettendo ai nostri stessi clienti di proporre una convenzione. Forse la crisi ha anche dato uno slancio a questo processo. Le piccole imprese che non riescono a gestire un e-commerce o competere con le grandi multinazionali possono trovare nei provider un luogo dove tentare la porta del commercio online. I territori sono il nostro cuore pulsante e dobbiamo imparare a coltivarli.

 

Come evolve la relazione con il Terzo settore?

 

 

Ricollegandomi alla domanda precedente, gli ETS (enti del Terzo settore) sono risorse preziose e fondamentali del territorio, come ci ricorda anche la Corte Costituzionale con la sentenza n.131/2020. Non solo e non tanto come “fornitori”, qualifica che credo poco gli si addica, quanto come promotori di reti che possono generare impatto sociale sul territorio. Proprio uscendo dalla dicotomia “fornitori” e “servizi” abbiamo iniziato un lavoro di coprogettazione per promuovere l’integrazione tra le pratiche di Welfare Aziendale e il mondo dell’associazionismo, delle organizzazioni di volontariato, delle piccole cooperative territoriali. È un progetto innovativo che vuole rompere alcuni schemi tradizionali perché, se l’epidemia ci ha insegnato qualcosa, è che non possiamo aspettare per rinnovare le nostre comunità. I provider devono farsi promotori di un diverso modo di intendere il rapporto tra le aziende, l’ambiente e la società civile o, come abbiamo preso a chiamarlo, un “Welfare Aziendale Generativo” in stretto rapporto con il Terzo Settore.

 

 

I provider si affermano per la loro capacità di emettere e gestire buoni spesa, o per la loro capacità di offrire consulenza? Dove pende la bilancia?

 

 

Fino ad oggi hanno sostanzialmente vinto i buoni spesa. Nuovi servizi ed un diverso approccio potrebbero, ed è auspicabile, rovesciare la situazione. Per tutti i motivi già detti, Well-Work sta pensando di rinnovarsi. L’azienda è nata quattro anni fa cavalcando l’onda della novità dettata dalla Legge di Bilancio del 2016 e creando una piattaforma con l’intenzione di favorire i commercianti locali. Oggi, grazie agli sforzi di tutti i nostri collaboratori, abbiamo raggiunto traguardi importanti, ma siamo anche consapevoli di essere solo agli inizi di una grande transizione. La impongono le sfide climatiche del futuro, le povertà in aumento e una riflessione: come possiamo generare valore per la comunità? Il processo che abbiamo messo in atto ricalca le direttive strategiche dell’unione europea in tema di innovazione sociale. Abbiamo iniziato ad interessare il Terzo Settore per sollevare i problemi sociali territoriali mettendo a disposizione il nostro Know-How di intermediari; abbiamo iniziato a “parlare” e sperimentare forme diverse di intendere l’azienda e il territorio; abbiamo imparato ad ascoltare. Da ultimo stiamo cercando di rendere i processi interni il più possibile partecipati per stimolare la creatività incrementale. Insomma, intendiamo generare impatto sociale non solo per le aziende nostre clienti ma per una più ampia platea di soggetti perché solo insieme possiamo affrontare le sfide che ci attendono.

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