Le consultazioni di Roberto Fico ruotano intorno al nodo Conte. Il premier uscente è considerato dal Pd e dai Cinquestelle l’unico riferimento possibile per far nascere la nuova maggioranza di governo. Almeno è questa la posizione che viene formalmente ribadita. Uno degli interrogativi di queste ore riguarda proprio la tenuta di questa scelta, sia in casa Dem sia in casa M5S.
Italia Viva non pone veti ma non nasconde che, se potesse scegliere, il premier sarebbe un altro. Soprattutto, subordina il proprio via libera a Conte a una trattativa che definisca nel dettaglio un nuovo patto di legislatura, le priorità e la nuova squadra di governo. È presumibile che se si arrivasse a stringere sul nome di Conte, Renzi avrebbe da una parte margini consistenti per incassare diversi elementi di discontinuità rispetto al Conte bis e dall’altra la certezza di tornare decisivo negli equilibri della nuova maggioranza.
Paradossalmente, nel caso in cui Pd e M5S alla fine aprissero a un’alternativa, un premier diverso da Conte potrebbe allargare la maggioranza e anche depotenziare il potere contrattuale di Italia Viva.
Gli equilibri precari di queste posizioni sono influenzabili anche da altri due fattori, strettamente legati tra loro: il fattore tempo e la pazienza del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Ovviamente, non per un’implicazione personale ma per l’urgenza e la gravità del momento. Serve un governo presto e serve un governo con una maggioranza solida e con una nuova capacità decisionale e operativa. In questo senso, il nome di Conte c’è fino a quando è una soluzione. Ma sarebbe superato nel momento in cui dovesse diventare un ostacolo. In questo caso, la partita si riaprirebbe e l’ipotesi di un coinvolgimento istituzionale di peso, anche ricorrendo a un profilo di altissimo livello come quello di Mario Draghi, diventerebbe più concreta.
