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Istat, calo occupati senza precedenti in 2020, soprattutto donne

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Un calo dell’occupazione senza precedenti, che ha colpito soprattutto i contratti a termine e più le donne che gli uomini. È la fotografia del mercato del lavoro nel 2020 scattata dall’Istat. “In media annua – scrive l’Istituto di statistica nel bollettino sull’andamento del mercato del lavoro nel quarto trimestre dell’anno – si osserva un calo dell’occupazione senza precedenti (-456 mila, -2,0%), associato alla diminuzione della disoccupazione e alla forte crescita del numero di inattivi”. Inoltre, la diminuzione delle posizioni dipendenti (-1,7%) e del monte ore lavorate (-13,6%), così come l’aumento del ricorso alla Cig (+139,4 ore ogni mille lavorate), sono più marcati nel comparto dei servizi rispetto a quello dell’industria.

I dipendenti a termine i più colpiti

L’andamento dell’occupazione nel 2020, legato agli effetti della pandemia, ricorda l’Istat, segue la crescita ininterrotta dei precedenti sei anni, seppur rallentata a partire dal 2017. Il calo dell’occupazione coinvolge soprattutto i dipendenti a termine (-391 mila, -12,8%) e, in minor misura, gli indipendenti (-154 mila, -2,9%). Il lavoro dipendente a tempo indeterminato mostra invece una crescita (+89 mila, +0,6%). La diminuzione investe il lavoro a tempo pieno (-251 mila, -1,3%) e, soprattutto, il part time (-205 mila, -4,6%). La quota di part time involontario, inoltre, sale al 64,6% (+0,4 punti) dell’occupazione a tempo parziale (la quota calcolata sul totale degli occupati scende all’11,9%, -0,3 punti, per effetto del più forte calo dei lavoratori part time).

Boom degli inattivi: +567mila

Contestualmente, nel 2020 si registra una forte diminuzione della disoccupazione (-271 mila, -10,5%) e un intenso aumento degli inattivi di 15-64 anni (+567 mila, +4,3%). Il tasso di occupazione, che nel 2018 e 2019 ha raggiunto il massimo storico, scende al 58,1% (-1 punto percentuale rispetto al 2019) e torna ai livelli del 2017. In calo anche il tasso di disoccupazione che si porta al 9,2% (-0,8 punti in un anno), mentre quello di inattività sale al 35,9% (+1,6 punti). Il calo della disoccupazione, ricorda l’Istat, è legato al venir meno delle condizioni per essere classificati come disoccupati durante l’emergenza sanitaria (l’aver cioè cercato attivamente lavoro ed essere subito disponibili a iniziarne uno) e ha determinato l’aumento dell’inattività. Dopo sei anni di calo, infatti, nel 2020 il numero di inattivi aumenta di 567 mila (+4,3% in un anno). La crescita interessa sia le forze di lavoro potenziali (+217 mila, +7,4%) sia quanti non cercano e non sono disponibili a lavorare (+350 mila, +3,4%). Tra i motivi della mancata ricerca di lavoro, dopo cinque anni di calo, torna a crescere lo scoraggiamento (+2,1%) e aumentano i motivi di studio, il pensionamento ma soprattutto gli altri motivi (+35,6%), che nella maggior parte dei casi sono legati alla pandemia.

Il calo dell’occupazione femminile

Sempre nella media dell’anno, il calo dell’occupazione è stato maggiore tra le donne: -249 mila occupate (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini) e -1,1 punti nel tasso di occupazione (-0,8 punti tra gli uomini). Tra le donne la disoccupazione è scesa di più, -140 mila disoccupate (-11,4% contro -9,7% degli uomini) e -0,9 punti nel tasso (-0,7 punti per la componente maschile), e il tasso di inattività è maggiormente aumentato (+1,8 punti in confronto a +1,4 punti tra i maschi), nonostante il numero di inattivi sia aumentato di più tra gli uomini (+5,4% contro 3,7%).

Gli effetti sul territorio e tra i giovani

In relazione al territorio, il tasso di occupazione si riduce di più nelle regioni settentrionali (-1,4 punti rispetto a -0,9 nel Centro e -0,5 nel Mezzogiorno), mentre quello di disoccupazione presenta un calo maggiore nelle regioni meridionali (-1,7 punti in confronto a -0,3 punti nel Nord e -0,6 punti nel Centro); il tasso di inattività aumenta lievemente di più nel Mezzogiorno (+1,8 punti rispetto a +1,7 nelle regioni settentrionali e +1,5 nel Centro).

Tra i giovani 15-34enni si osserva la più forte diminuzione del numero di occupati e del tasso di occupazione (-5,1% e -1,9 punti, rispettivamente) e il più marcato aumento del tasso di inattività (+2,7 punti). Tra i 35-49enni la dinamica occupazionale, meno intensa, è la stessa – al calo di 3,2% del numero di occupati corrisponde una riduzione di 0,7 punti del tasso di occupazione – mentre è più forte la riduzione della disoccupazione. Tra gli ultracinquantenni, infine, il tasso di occupazione scende nonostante la crescita del numero di occupati.

La proroga della Cig

Intanto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, intervistato da Rai Radio1, ha spiegato che la cassa integrazione sarà prorogata fino a giugno per tutti e fino a ottobre per le piccole imprese che attualmente non hanno la tutela della Cig ordinaria. La Cig per i lavoratori che non hanno la Cig ordinaria, ha aggiunto Orlando, finirà quando gli ammortizzatori sociali saranno estesi a tutti, un lavoro che il ministero porta avanti con le parti sociali e pensa di concludere entro ottobre. “Nessuno verrà lasciato solo ma accompagnato nella perdita di un lavoro ad uno nuovo”, ha detto il ministro.

Dopo la pubblicazione dei dati Istat di oggi, chiede invece di prorogare lo stop ai licenziamenti almeno fino alla fine dell’estate Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “È un massacro – afferma – nonostante il blocco dei licenziamenti, un terremoto ha colpito i lavoratori italiani. È evidente che in una situazione così grave la misura non va prorogata solo fino a giugno, ma almeno fino alla fine dell’estate, dato che, anche se, miracolosamente, per allora fossero completate le vaccinazioni, non sarebbe risolta la grave crisi che attanaglia le nostre industrie”.

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