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Se Draghi risponde alle domande ‘pesa’

Mario Draghi, finalmente, risponde alle domande dei giornalisti. E, come era prevedibile, è capace di ‘pesare’ molto di più di quanto possano fare le comunicazioni ufficiali. Utilizza parole immediate, senza rifugiarsi in formule pronte. Sceglie di parlare un linguaggio comprensibile a tutti, dicendo cose non scontate e, soprattutto, non convenzionali. Come faceva a Francoforte, nei momenti più difficili della sua guida alla Bce.

Alcuni passaggi evidenziano la volontà di Draghi di mandare messaggi inequivocabili. Quando parla della politica economica durante la pandemia, dice “non si chiedono soldi, si danno soldi”, per spiegare che “in questo momento non è al debito che bisogna guardare”. Ribadendo subito dopo: “Verrà il momento ma non è questo”. Quando parla della necessità di fare debito per sostenere famiglie e imprese, dice che le regole del Patto di Stabilità “verranno discusse” e poi si sbilancia: “Mi pare difficile che restino uguali”. Perchè “questa è la politica economica da fare oggi”.

Draghi non usa termini diversi da quelli più scomodi ma attinenti alla realtà. La sanatoria sulle multe “è un condono”. Ma se ci sono una montagna di cartelle inesigibili “vuol dire che lo Stato non ha funzionato” e che serve “una riforma delle norme per la riscossione”. Vuol dire, come ammette, che in Cdm si sono dovute “conciliare posizione diverse” ma anche che la sanatoria serve “a liberare risorse da impiegare sulla lotta all’evasione”.

Quando gli chiedono se in Europa non si stia andando in ordine sparso sui vaccini, invoca il pragmatismo: “Se il coordinamento europeo funziona si segue, altrimenti si va per conto proprio”. Questa frase, detta da chi l’Europa e l’Euro l’ha difesa in ogni modo, vuol dire molto. Stessa determinazione quando dice che “sì” si vaccinerà con AstraZeneca, come ha fatto il figlio in Inghilterra l’altro ieri. Serve un testimonial per sostenere la campagna vaccinale e il premier non si sottrae.

Quando è il momento di rispondere a una domanda sulla scuola, si impegna personalmente: “La scuola è la prima cosa che riaprirà, appena i dati sull’evoluzione della pandemia lo consentiranno”. E saranno i più piccoli, scuole dell’infanzia, scuole elementari e prima media, a tornare sui banchi per primi.

Quando arriva una domanda più personale, sulle aspettative altissime che circondano la sua esperienza di governo, risponde con un’altra frase significativa: “Mi auguro che le delusioni che arriveranno saranno inferiori all’entusiasmo di oggi“.

E, allora, un suggerimento non richiesto: parli quando serve e risponda più spesso che può alle domande. Non serve solo ai giornalisti, serve anche alla comunicazione del premier e del governo.

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