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La pandemia, Mario Draghi e il pragmatismo

mario draghi

C’è, forse, un aspetto positivo nella lunga emergenza che stiamo vivendo. Si sta riscoprendo la necessità, e l’urgenza, di selezionare le cose che contano, quelle che servono sul serio. Succede nei momenti di difficoltà, quando il superfluo diventa quasi insopportabile.

Non è una presa di coscienza pauperista ma un passo deciso verso un approccio improntato a un sano pragmatismo. Facciamo le cose di cui abbiamo bisogno veramente, perché le altre non ce le possiamo permettere.

Lo facciamo tutti nella nostra vita quotidiana. L’ennesimo periodo di restrizioni e prescrizioni causa Covid, oltre a colorare di rosso o di arancione i nostri spazi di libertà, suggerisce una selezione più attenta delle priorità. La tutela della salute, soprattutto di quella dei più deboli; il lavoro, per chi ce l’ha ancora; la difesa di un’attività, per chi riesce a preservarla; l’organizzazione della sussistenza, per chi ha perso il lavoro o l’attività. Sul piano più personale, vuol dire fare i conti con la gestione di una vita compressa, che si parli di relazioni sociali o di figli da gestire tra una sessione di Dad e l’altra.

Il pragmatismo ha portato Mario Draghi a Palazzo Chigi. E il premier, nella prima conferenza stampa in cui si è concesso alle domande dei giornalisti, ha dimostrato quanto sia cambiato il vento. In questo momento “non si chiedono soldi, si danno soldi”, perché è questa la politica economica che serve. E, soprattutto, “se il coordinamento europeo funziona si segue, altrimenti si va per conto proprio”. Detto da chi ha difeso con ogni mezzo l’Europa e l’Euro, vuol dire riscrivere la gerarchia delle priorità. Vuol dire ragionare in maniera non ordinaria di fronte a un passaggio della storia che non ha nulla di ordinario. Questo è il pragmatismo.

In questo numero, raccontiamo gli errori, ma anche le opportunità e la speranza, legati a questo anno di pandemia. Con la campagna vaccinale e l’attuazione del Recovery plan che sono sfide decisive. Servono, come conseguenza delle buone idee e delle buone intenzioni, buone politiche. Altrimenti, come suggerito dallo stesso Draghi, il rischio è che alla fine le delusioni diventino più ingombranti dell’entusiasmo che sta accompagnando l’inizio dell’esperienza di governo dell’ex presidente della Bce.

Dedichiamo un ampio approfondimento al capitalismo familiare. Raccontiamo storie di impresa, dal Gruppo Grimaldi alle dinastie del pharma e della sanità, da Bolton a Tratos, e analizziamo tendenze e dati significativi. Sono le aziende familiari quelle che stanno rispondendo meglio alla crisi, perché hanno la forza di proteggere la propria storia, alzando in molti casi la soglia di sopportazione agli eventi avversi.

Un’altra storia importante è quella che, da 190 anni, scrive il gruppo Generali. Con un filo conduttore che consente al Leone di Trieste di guardare con fondato ottimismo al futuro: la capacità di innovare.

Un’inchiesta affronta un tema rilevante, non solo per la finanza ma anche per la sicurezza: si stanno diffondendo anche in Italia i bancomat Bitcoin, veri e propri atm in cui inserire Euro in cambio di certificati in criptovalute. In un quadro in cui mancano norme efficaci, il rischio che possano aiutare il riciclaggio è concreto.

Dalla redazione americana, due storie di impresa significative. La difficile missione di Charlie Scharf per salvare Wells Fargo e la battaglia di Elon Musk per la gigafactory tedesca di Tesla.

 

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di aprile 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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