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Come viene finanziata la transizione energetica?

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Di Katherine Dunn – Paesi, aziende e banche stanno promettendo il loro impegno per realizzare una rapida transizione energetica entro il 2050, transizione possibile solo con un cambiamento su vasta scala delle fonti energetiche mondiali. Ma come e quanto viene effettivamente finanziata la transizione energetica?

Un nuovo rapporto dell’Università di Oxford dipinge un quadro variegato; mentre il carbone è in difficoltà e molti settori delle energie rinnovabili stanno crescendo rapidamente, il finanziamento dell’Oil&Gas ancora resiste.

Il rapporto, prodotto dal Sustainable Finance Program di Oxford, ha cercato di tenere traccia dei cambiamenti riguardanti i finanziamenti ottenuti dai vari settori energetici negli ultimi due decenni.

Il rapporto ha monitorato il costo del debito riguardante le diverse fonti energetiche e la produzione di elettricità, analizzando le informazioni di 12.072 contratti di prestito dal 2000 al 2020, estratti dal database DealScan della piattaforma Lpc. I dati riguardano 5.033 mutuatari in 188 Paesi nel settore dell’energia e dei servizi pubblici, dai biocarburanti alle centrali a carbone agli oleodotti.

“Sebbene i rischi di transizione legati al clima nel settore energetico siano talvolta visti come rischi lontani e a lungo termine, i cui impatti non si faranno sentire per decenni a venire, troviamo che questo non rifletta la realtà”, scrivono gli autori.

Ecco alcuni dei punti salienti.

Nell’ultimo decennio, i modelli di finanziamento sono effettivamente cambiati: i volumi dei prestiti per l’estrazione del carbone sono nettamente diminuiti man mano che le economie sviluppate si sono allontanate da questo combustibile. Ma per il resto, il quadro non è così chiaro. Mentre l’energia rinnovabile è diventata sempre più competitiva con i combustibili fossili, i volumi dei prestiti per rinnovabili sono paradossalmente diminuiti, mentre i volumi dei prestiti per ‘petrolio e gas’ sono aumentati.

Nonostante entrambi i settori siano ampiamente ad alta intensità di capitale, i costi delle energie rinnovabili tendono ad essere particolarmente concentrati nel periodo iniziale. Il costo del capitale, ad esempio la costruzione e l’installazione di una turbina eolica, piuttosto che la sua manutenzione una volta che è in funzione, è il fattore determinante più grande del costo delle energie rinnovabili.

Ciò significa che i costi di finanziamento e i tassi di interesse possono avere un grande impatto sulla competitività o meno delle energie rinnovabili con i combustibili fossili, osservano gli autori del rapporto.

Se il volume dei finanziamenti per l’estrazione del carbone è diminuito, il costo di quel tipo di finanziamenti è aumentato. Lo spread del prestito è una misura del rischio che un istituto finanziario associa a un finanziamento: uno spread più alto significa una maggiore probabilità che un mutuatario possa andare in default e non rimborsare la banca.

Questo aumento degli spread è stato osservato in tutti i settori, esclusi i biocarburanti, ma il salto è stato il più alto per l’estrazione del carbone, con lo spread medio del prestito che è aumentato del 65% nel 2011-20 rispetto al decennio precedente.

“Questa differenza tra l’estrazione del carbone e l’Oil&Gas testimonia che chi presta soldi tende a preferire il secondo settore, quando si tratta del rischio di transizione”, hanno affermato gli autori del rapporto.

I volumi di prestito per progetti di estrazione del carbone sono diminuiti drasticamente in tutto il mondo negli ultimi dieci anni. Ma quando si tratta di finanziare centrali elettriche a carbone per l’elettricità, tuttavia, ci sono forti divisioni in base alla regione: tali finanziamenti sono sostanzialmente evaporati in Europa negli ultimi dieci anni e sono diminuiti di quasi la metà in Nord America. In Cina, India e nel resto dell’Asia, tuttavia, le centrali a carbone sono ancora una forza in crescita.

Il quadro globale della produzione di elettricità, tuttavia, mostra che i finanziamenti per le centrali elettriche a carbone – e, in una certa misura, il gas – sono in calo. Ciò avviene in contemporanea con i grossi aumenti nei finanziamenti per l’energia idroelettrica, il solare fotovoltaico e l’eolico offshore.

Se però allarghiamo il focus al settore energetico nel suo complesso, il finanziamento del petrolio e del gas rimane ancora molto vivo. Solo il finanziamento delle condutture e il finanziamento per Oil&Gas ‘non convenzionale’, solitamente associato alla produzione di scisto, sono diminuiti negli ultimi dieci anni.

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