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Covid, e se il rischio fosse calcolato male?

“Rischio ragionato”. Come tutti sanno il primo ministro Mario Draghi ha definito così la strategia che ha portato il governo a decidere il piano di riapertura delle attività ancora chiuse – ristoranti, palestre, piscine, teatri, cinema, spostamenti tra regioni – annunciato nell’ultima conferenza stampa. Che non è un “liberi tutti” e poggia sull’assunto che gli italiani facciano la loro parte, ovvero rispettino rigorosamente le regole anti Covid dettate già un anno fa: distanziamento sociale, uso delle mascherine, nessun assembramento.

“Rischio calcolato male”, gli ha replicato l’infettivologo milanese Massimo Galli citando il mezzo milione di italiani ufficialmente positivi al Covid 19 che potrebbero in realtà salire fino al milione stimando i casi non conclamati o intercettati, il caso della Sardegna, in tre settimane passata dal colore bianco al rosso, e le migliaia di malati che tuttora affollano gli ospedali.

Calcolato male, non tanto e non solo rispetto al numero dei contagiati e dei ricoverati causa Covid nelle terapie intensive e alla percentuale di italiani vaccinati (non siamo ancora al 20% con la prima dose), piuttosto mal calcolato rispetto all’altro pilastro su cui si regge la strategia governativa, la fiducia nei comportamenti degli italiani, nella loro capacità/voglia/inclinazione al rispetto delle regole. Sarà eccesso di pessimismo – ce lo auguriamo – ma Draghi rischia di ritrovarsi ad essere il Candide, piuttosto che il Pangloss, della situazione.

Basta spigolare qua e à, dalla vita vissuta. Il giornalista milanese Alessandro Milan di Radio24 ha raccontato a Lilli Gruber a ‘Otto e mezzo’ che tutti i giorni riceve sul cellulare inviti a festeggiamenti vari – dai compleanni in giù – con un numero di partecipanti da “assembramento”. Nella stessa trasmissione è stato citato un pasticciere che, sempre a Milano, lamenta di non riuscire a far fronte alla pioggia di ordini di torte per decine di persone da cui è sommerso. Il che significa che in una delle città più colpite dalla pandemia non potendo liberamente festeggiare all’aperto, sui Navigli, si folleggia nelle case.

Che dire di quel che è capitato a Roma all’attore Alessandro Gassman, coperto di insulti sui social semplicemente per aver condiviso in un post il dilemma cui si è trovato di fronte quando il vicino di casa ha ospitato una festa affollata da tanti, troppi teenagers. Chiamare la polizia municipale, avvisare per la volta successiva, lasciar perdere? Risultato, è finito lui sul banco degli imputati con l’accusa di delazione.

Nella capitale non serve guardare i servizi dei Tg locali che tutti i fine settimana mostrano immagini di gruppi di giovani che si accalcano senza mascherina e distanziamento e finiscono spesso per dare vita a risse e pestaggi. Basta uscire nel quartiere per rendersi conto di come queste misure di sicurezza anti Covid nell’ora dell’aperitivo siano diventate un optional. Roma e Milano fanno più notizia ma in altre grandi e medie città italiane non va tanto meglio.

Si dirà: controlli severi possono garantire che questi comportamenti vengano sanzionati e contenuti. Giusto, ma se così fosse, cosa lascia immaginare che dal 26 aprile si controllerà quel che non si è controllato e sanzionato sino ad oggi? Non c’è che sperare che la buona stagione e il caldo diano una mano al nostro primo ministro, visto che il Regno Unito, che ha vaccinato ben più di noi e ha mantenuto un lockdown rigido con attività commerciali, artigianali e di ristorazione serrate da inizio dicembre a pochi giorni fa, si è limitato a riaprire i pub con giardino. E che, sempre il Regno Unito, continua a condurre un’attività serrata di ricerca e zonizzazione della comparsa di nuove varianti e lancia continue campagne con migliaia di tamponi per il contact tracing laddove vengono individuate. Attività di cui in Italia non si vede l’ombra. E sempre ammesso che lo scorso anno sia stata l’estate ad aiutare e non la lunga e rigida chiusura da cui l’Italia ripartiva.

Con l’augurio di essere smentiti dai comportamenti virtuosi e rispettosi delle regole degli italiani, affidiamoci intanto al famoso stellone italiano, che tante volte ci ha salvato. Che vegli su di noi.

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