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Fiere, 1 azienda italiana su 5 rischia la chiusura

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L’anno della pandemia e dei lockdown è stato un anno difficile per qualsiasi settore economico. Chi vive di eventi, e guadagna grazie alla presenza fisica di chi vi partecipa, ha spesso sofferto di più. Come nel caso delle aziende che lavorano nel settore delle fiere. I grandi appuntamenti del 2020 sono stati cancellati uno dopo l’altro, soprattutto durante la prima ondata, quando in pochi avevano pronti gli strumenti digitali per poter almeno sostituire la presenza fisica con quella virtuale. E un rallentamento nella ripartenza del 2021 potrebbe essere fatale in un caso su cinque, secondo le stesse aziende italiane.

Le chiusure hanno inciso pesantemente sui bilanci delle imprese italiane che si occupano di manifestazioni fieristiche: secondo il sondaggio semestrale dello scorso gennaio dell’UFI, associazione dei proprietari e le organizzazioni nazionali ed internazionali dell’industria fieristica, il 20% delle aziende ha chiuso in rosso, mentre oltre 1 su 2 ha visto il proprio profitto dimezzarsi.

Una situazione comune a molti Paesi: dalle risposte fornite dalle 450 imprese del settore interrogate dall’UFI e distribuite in tutti i continenti è emerso come nel mondo il 54% delle aziende sia stato obbligato a ridurre la propria forza lavoro. In tutto il mondo, secondo i dati Ufi rilasciati a febbraio, il fatturato degli eventi è calato del 68% nel 2020, rispetto al 2019, e il settore degli eventi mondiale ha dovuto fare a meno di 200 mld di incassi.

Solo nel nostro Paese, oltre 1 azienda italiana su 5 (il 22%) pensa di essere a rischio chiusura nei primi sei mesi del 2021 se le fiere non ripartiranno. Mentre il 50% dice di essere in estrema difficoltà, ma di poter sopravvivere. Secondo gli intervistati il problema principale resta naturalmente la disponibilità di imprese e visitatori a partecipare ad appuntamenti fisici (64%) seguito a ruota dall’attenuarsi delle attuali misure che limitano i viaggi (63%) e di quelle di sicurezza stabilite a livello locale per garantire lo svolgimento delle fiere (52%).

Per Maurizio Cozzani, Ad di Eurostands, azienda del settore degli allestimenti e dell’architettura temporanea, “la situazione del comparto è sicuramente molto difficile, ma Eurostands è riuscita a resistere reinventandosi da subito, con nuovi prodotti e nuovi mercati. In questo momento vogliamo rilanciare la nostra abilità produttiva sul design Made in Italy guardando soprattutto all’Oriente dove già da tempo alcune manifestazioni stanno riaprendo. Ad essere cambiate sono anche le esigenze del pubblico: ecco allora che occorre puntare su nuovi modi per coinvolgere i visitatori facendoli sentire sicuri in un ambiente accogliente. Per farlo, abbiamo ampliato il nostro laboratorio di idee e affidato a designer e architetti lo sviluppo di progetti per rendere sicuri gli spazi aperti al pubblico”.

Sempre secondo i dati raccolti da UFI, infatti, negli Emirati Arabi e in Cina la fiducia per il futuro sembra essere maggiore. In dettaglio, negli Emirati 7 addetti ai lavori su 10 pensano che si ritornerà a una normale attività a partire da metà 2021, mentre in Cina nessun intervistato prospetta un giugno senza fiere contro il 13% del campione italiano, ma per il 47% l’attività sarà necessariamente ridotta.

In Italia, invece, quelle che si aspettano di tornare a un livello normale di attività già a giugno sono il 37% e, in generale, 1 su 2 crede che le fiere riapriranno le loro porte nel secondo semestre del 2021. Spostandosi negli Stati Uniti, dove quasi 7 imprese su 10 affermano di stare attraversando grandi difficoltà, le percentuali sono leggermente più alte: il 47% pensa che nel sesto mese dell’anno si raggiungerà di nuovo un normale livello di attività.

A confermare i timidi segnali di ottimismo è la penisola iberica dalla quale arriva la notizia, riportata dal quotidiano ABC, che FITUR, importante appuntamento per il settore turistico in programma a maggio a Madrid, si svolgerà in presenza. Fra le misure adottate spicca un sistema di ventilazione all’avanguardia che permette di cambiare completamente l’aria all’interno dei padiglioni con un processo della durata di 20 minuti.

La stessa Ufi, a inizio aprile, ha annunciato la formazione di una coalizione internazionale di associazioni e operatori del settore per la creazione di piattaforme comuni dedicate alla ripartenza in sicurezza del settore degli eventi e delle fiere.

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