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Da Vivendi a Mediolanum, l’aprile amaro di Berlusconi

silvio berlusconi fininvest

Aprile amaro per Silvio Berlusconi nei tribunali italiani. Dopo aver visto ridotta a 1,7 milioni di euro dal tribunale civile di Milano la richiesta di danni da 3 miliardi avanzata contro il gruppo Vivendi, ora viene cassato dalla suprema Corte. I giudici di Cassazione hanno infatti respinto il ricorso di Fininvest in merito alla giurisdizione sulla vicenda relativa al congelamento dei diritti di voto della sua partecipazione in Banca Mediolanum, pari al 30%, confermando quanto stabilito già due anni fa dal Consiglio di Stato: sulle materia c’è difetto assoluto di giurisdizione del giudice italiano perché la competenza a decidere è del giudice europeo. Ora sarà dunque il Tribunale dell’Unione europea – di fronte al quale il ricorso di Fininvest è pendente in primo grado – a doversi occupare del merito della vicenda.

La decisone della Cassazione, firmata dalla giudice Adelaide Amendola, è una delle tante sentenze frutto della raffica di ricorsi che il gruppo sta portando avanti dal 2014, senza grandi soddisfazioni, davanti a quasi tutti i tipi di tribunali italiani ed europei. Sulla vicenda è aperto ancora un altro processo al Tribunale europeo.

Nell’ottobre di quell’anno, infatti, la Banca d’Italia registrò che a seguito della condanna per frode fiscale, divenuta definitiva nel 2013, l’imprenditore Berlusconi aveva perso i requisiti di onorabilità e quindi non potesse più esercitare integralmente i diritti in banca Mediolanum. Avrebbe dovuto congelare la partecipazione superiore al 9,99% in vista di una futura cessione.

La sentenza della Cassazione arriva dopo che lunedì 19 aprile la prima sezione del Tribunale civile di Milano aveva bocciato la richiesta di risarcimento monstre richiesta da Berlusconi al gruppo di Vincent Bollorè per essersi ritirato dall’acquisto di Mediaset Premium nel 2017. La sentenza, a proposito degli acquisti fatti da Bollorè in Mediaset, poco meno del 30%, ha preso atto di un’altra sentenza, della Corte di giustizia europea, che a settembre del 2020, ha dichiarato inapplicabili i limiti antitrust contenuti nella legge Gasparri, stracciando l’allegata richiesta di danni.

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