“La via è stretta”. Ma si sta lavorando per trovare soluzioni che consentano di sbloccare l’impasse sul Recovery plan. Un ministro, interpellato da Fortune Italia, descrive queste ore come “un passaggio necessario” per accorciare la distanza tra le richieste di Bruxelles, che chiede dettagli delle riforme messe sul tavolo dal piano italiano, e le richieste dei partiti, preoccupati soprattutto di trovare coperture a misure di bandiera, come la proroga del superbonus per le ristrutturazioni.
Sul primo fronte, quello aperto con la Commissione Ue, conta soprattutto l’interlocuzione politica. Tanto che, racconta la stesso ministro, il premier Mario Draghi ne ha parlato direttamente con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Serve l’impegno personale del premier ma servono anche riposte puntuali, perché l’intera architettura del Recovery plan si regge sull’assicurazione di riforme certe, finalizzate a risultati misurabili e obiettivi concreti. Soprattutto quando si parla di riforma fiscale, gli ufficili della Commissione voglio vederci chiaro. Così come avviene quando si vuole mettere mano alle procedure di selezione dei dipendenti pubblici.
Tutti aspetti che i tecnici del governo, in particolare quelli del Tesoro, e gli uffici della Commissione stanno limando in una serie di riunioni che si susseguono.
Quanto, invece, ad alcune misure specifiche (a partire dal superbonus che tanto rumore sta facendo) la soluzione passa per la legge di Bilancio. Le risorse necessarie alla proroga al 2023 non saranno indicate nel Recovery plan ma saranno trovate strada facendo, in base alle esigenze di copertura.
Il Consiglio dei ministri potrà riunirsi appena l’interlocuzione con Bruxelles avrà sciolto gli ultimi nodi.
