NF24
Cerca
Close this search box.

Primo maggio, Festa dei lavoratori (nonostante tutto)

Primo maggio, Festa dei lavoratori. Tutti, indistintamente. Nonostante più di un anno di pandemia abbia lasciato molte macerie e, per tanti, una prospettiva difficile da gestire. C’è chi ha potuto contare su un lavoro garantito e chi il lavoro lo ha perso strada facendo. Lo dicono i dati, impietosi. L’Istat ha appena certificato che nonostante prosegua anche a marzo la lieve crescita dell’occupazione registrata a febbraio, rispetto a febbraio 2020, ultimo mese prima della pandemia, gli occupati sono quasi 900mila in meno e il tasso di occupazione è più basso di 2 punti percentuali.

La distanza tra garantiti e non garantiti si è allargata. Nello stesso periodo, l’occupazione è diminuita per tutti i gruppi di popolazione, ma il calo risulta più marcato tra i dipendenti a termine (-9,4%), gli autonomi (-6,6%) e i lavoratori più giovani (-6,5% tra gli under 35). Altrettanto netta la difficoltà maggiore per le donne. L’occupazione, nel confronto tra marzo 2021 e marzo 2020, cala di 0,7 punti per gli uomini e di 1,6 punti per le donne, il tasso di inattività scende di 1 punto tra gli uomini e di 0,1 punti tra le donne, il tasso di disoccupazione cresce per entrambi, rispettivamente di 2,2 e 3,2 punti.

I numeri rappresentano il cuore del problema. La priorità assoluta è ridare centralità al lavoro, partendo proprio da quelle categorie che più di altre stanno scontando la crisi: giovani e donne. Il Primo maggio è tradizionalmente una giornata di celebrazioni e di rivendicazioni. E se in passato sono stati i diritti dei lavoratori al centro dell’attenzione, oggi è soprattutto il diritto al lavoro a meritare il centro della ribalta.

Quando si parla del Recovery plan si parla, giustamente, dell’ultima occasione utile per restituire un futuro al Paese e alle nuove generazioni. Si elencano progetti, missioni, obiettivi e relative risorse. Saranno indispensabili e non si può che sperare che vengano usate prima e meglio possibile. Ma c’è anche un’emergenza che deve trovare una soluzione immediata. È quella delle persone rimaste senza uno stipendio o senza l’incasso di un’attività che non c’è più. Il sistema dei ristori, sussidi, rimborsi o qualunque altra forma possa aver preso il sostegno dello Stato, non basta. Serve una riforma degli ammortizzatori sociali e servono politiche attive che funzionino. Perché chi ha perso o perderà il lavoro ne possa trovare un altro. Lo stop al blocco dei licenziamenti ha ragioni economiche comprensibili ma il 30 giugno è ormai vicinissimo e le conseguenze della fine di una protezione prevista per legge non sono quantificabili ma si annunciano pesantissime.

Il Primo maggio è anche una giornata in cui vanno ricordate le crisi industriali. Ce ne sono un centinaio aperte, con migliaia di lavoratori coinvolti. È bene ricordarne alcune, per tutte. Dalla Whirlpool di Napoli alla Jsw Steel di Piombino, dalla ex Merloni alla Orefice General, dall’Ast Terni alla Ferrosud, dalla Honeywell alla Sirti, fino alla ex Embraco. Senza dimenticare il dossier Alitalia, meglio la nuova Ita. Meritano attenzione e risposte, per il futuro industriale di questo Paese e anche per il diritto al lavoro.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.