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La battaglia con Facebook e il ‘silenziatore’ su Trump

Il bando su Facebook (e Instagram) prosegue. Ma non a tempo indefinito. Tra sei mesi ci sarà il verdetto definitivo sulla presenza di Donald Trump sulla creatura di Mark Zuckerberg. La decisione del comitato di controllo di Facebook in realtà è solo il primo atto di una lunga battaglia tra due colossi che polarizzano l’opinione pubblica americana e che tocca profondamente anche la politica. Se infatti i repubblicani si dicono indignati per la decisione di Facebook che avrebbe così vietato la libertà di parola (freedom speech) di Trump, garantita dalla Costituzione, anche la parte democrat sarebbe scontenta.

Il silenziatore voluto da Facebook alimenterebbe le teorie del complotto, sostenuto con forza dall’inner circle di Trump e che è presente nel dibattito pubblico dall’avvio del bando all’indirizzo dell’ex presidente, dopo l’assalto al Campidoglio dello scorso gennaio, costato a Trump la scomparsa anche da altri social, come Twitter. Che lo ha cancellato dalla piattaforma a tempo indefinito e che nelle scorse ore ha annullato l’account @DJTDesk, creato dallo staff di Trump per far veicolare le sue posizioni ufficiali. Mentre YouTube ha deciso di ripristinare il canale di Trump tra qualche tempo, a distanza dall’assalto di Capitol Hill.

Ma è Facebook, la sua platea, che serve a Trump. Uno strumento di raccolta del consenso, un moltiplicatore di contatti che serve a tenere alta la sua copertura mediatica durante l’amministrazione Biden, che raccoglie consensi sia sulla gestione del piano vaccinale che sui programmi sull’occupazione negli Stati Uniti. E deve essere anche una rampa di lancio della sua campagna politica per le elezioni presidenziali del 2024 e soprattutto per la raccolta fondi alla sua nuova corsa verso la White House.

Nel frattempo, Trump non è fermo. E se la piattaforma 45office.com, lanciata poco più di un mese fa, per ora non fa altro che riportare i comunicati stampa vergati dal suo staff, il suo gruppo di lavoro ha sfornato la piattaforma From The Desk of Donald J. Trump: una specie di blog-megafono che dovrebbe consentire al tycoon e ai suoi accoliti di esprimere le proprie opinioni. Gli utenti possono rilanciare il pensiero di Trump sui feed personali di Facebook e Twitter. E c’è anche una pagina di registrazione per gli utenti, che possono così essere aggiornati sulle notizie riguardanti Trump.

Certo, il bando di Facebook che prosegue è un duro colpo all’ex presidente. E l’assenza forzata su altre piattaforme impedisce o limita fortemente la discussione mediatica sul provvedimento di Facebook, sia per i sostenitori che per gli haters di Trump. Che è all’angolo, al momento, lo dicono i numeri. Secondo i dati diffusi da Newship, da gennaio le interazioni sulle piattaforme social su Donald Trump sono diminuite del 91%, a un livello addirittura inferiore rispetto al periodo precedente al 2015, quando il tycoon decise di candidarsi alla Casa Bianca. In poche parole, gli è stato costruito intorno una diga di silenzio, spesso neppure i suoi comunicati stampa vengono pubblicati dai principali siti o quotidiani americani.

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