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Istat: “Prospettive favorevoli”. Ma la produzione industriale si ferma

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“La stabilizzazione delle vendite al dettaglio, il miglioramento delle attese della domanda di lavoro da parte delle imprese e della fiducia di famiglie e imprese concorrono a determinare prospettive favorevoli per i prossimi mesi”. Mostra cauto ottimismo l’Istat nella sua Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana di aprile. Sono diversi gli indicatori economici che risalgono. Il discorso cambia, però, quando si va a vedere i numeri della produzione industriale.

Tra i dati che fanno ben sperare l’istituto ci sono anche quelli relativi al Pil; anche se nel primo trimestre ha segnato una flessione, è stata inferiore a quella dell’area euro, a causa “di un aumento del valore aggiunto dell’industria e di una diminuzione di quello dei servizi”.

Inoltre il mercato del lavoro “mostra contenuti segnali di miglioramento, in un contesto caratterizzato da elevati livelli di incertezza soprattutto sulle tempistiche di modifica delle misure relative al mantenimento dei contratti di lavoro”. Infine, “ad aprile, è proseguita la risalita dell’inflazione, con un aumento di tre decimi di punto rispetto al mese precedente”.

Sui dati relativi all’industria, in realtà, la situazione è in chiaroscuro. Secondo i dati diffusi sempre dall’Istat relativi alla produzione industriale, a marzo 2021 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,1% rispetto a febbraio. Una situazione di immobilità che migliora leggermente guardando i dati della media del primo trimestre: il livello della produzione cresce dello 0,9% rispetto ai tre mesi precedenti. Nella media del primo trimestre di quest’anno, insomma, si osserva un moderato recupero congiunturale della produzione industriale: alla crescita consistente osservata a gennaio è seguita, nei due mesi successivi, una sostanziale stazionarietà.

L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale marcato per l’energia (+1,8%), più contenuto per i beni intermedi (+0,5%) e ancora più ridotto per i beni strumentali (+0,2%); viceversa, diminuisce nel comparto dei beni di consumo (-1,5%).

Decisamente positivo il confronto con lo scorso anno, se ci si ferma ai numeri. Corretto per gli effetti di calendario, a marzo 2021 l’indice complessivo aumenta in termini tendenziali del +37,7% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 23 contro i 22 di marzo 2020). Incrementi tendenziali molto elevati caratterizzano tutti i comparti: +58,1% per i beni strumentali, +40,8% per i beni intermedi e +28,1%i beni di consumo; più contenuta è la crescita per l’energia (+6,9%).

Questo grande incremento rispetto allo scorso anno, però, “è dovuto al confronto con i livelli eccezionalmente bassi del corrispondente mese dello scorso anno, quando furono adottate le prime misure di chiusura di diverse attività, a causa dell’emergenza sanitaria”, dice l’Istat. A marzo di quest’anno il livello dell’indice destagionalizzato resta inferiore dell’1,2% rispetto al valore registrato a febbraio 2020, mese precedente l’inizio della pandemia.

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