Cerca
Close this search box.

Connect the intelligence, la trasformazione digitale della manifattura italiana

Connect the intelligence fortune italia trasformazione digitale

La pandemia ha reso evidente come la sostenibilità, la resilienza e la capacità di adeguarsi in tempo reale al cambiamento siano oggi un fattore fondamentale di competitività delle aziende. A tal fine, la trasformazione digitale è destinata a giocare un ruolo fondamentale. Proprio questo processo costituisce uno dei pilastri del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato dal governo nell’ambito di Next Generation Eu per rendere l’Italia un Paese realmente digitale. Le prospettive della transizione digitale della manifattura italiana e i percorsi che le aziende sono chiamate a intraprendere fin da ora sono state al centro dell’evento “Connect the Intelligence. Energie a sistema per la transizione digitale delle imprese manifatturiere”, organizzato da Fortune Italia in collaborazione con Nokia, Omron e Oracle, e che si è tenuto a Roma il 18 maggio.

Un periodo di grandi trasformazioni

“Per l’Italia e il nostro sistema industriale è arrivato il momento di fermarsi per ripensarsi un attimo e poi agire grazie al Pnrr e alla spinta che questa trasformazione subirà, visto che stiamo per uscire, si spera, da una pandemia e dalla relativa crisi industriale”, ha detto Giovanni Notarnicola, Associate partner Porsche Consulting. introducendo il dibattito. In questi anni, ha ricordato Simone Marchetti, Business Development Manager, Digital Supply Chain Solutions Oracle, abbiamo visto grandi cambiamenti, “con la rivoluzione digitale portate dagli OTT, il fenomeno Greta che ha portato le aziende a dover rispondere all’azione di questo movimento nato dal basso, la pandemia che ha messo a dura prova chi opera nel settore delle operation, che è la spina dorsale delle aziende, soprattutto per chi fa produzione”.

Il cambiamento richiede decisioni rapide

Intervenendo al panel ‘Innovazione, resilienza e sostenibilità economica’, moderato da Lucia Chierchia, Managing Partner di Gellify, Marchetti ha raccontato come “molti dei clienti di Oracle hanno dovuto riconfigurare in maniera molto rapida quelle che erano le catene del valore su cui avevano costruito i loro casi di successo e la loro redditività. Questi fenomeni ci stanno insegnando sempre più che dobbiamo essere molto agili, capaci di allineare in maniera molto rapida tutto quello che succede quando guardiamo i nostri clienti finali e intermedi per soddisfare le loro esigenze, che nel frattempo sono cambiate. Questo deve rientrare nelle aziende, nei processi interni e deve aprire a scenari di reale collaborazione con tutto quello che è il mercato della fornitura, da cui si possono importare innovazione e best practice”, attraverso un dialogo digitale tra le diverse aree. Occorre creare, ha concluso il manager, “aziende zero latency, in grado i prendere decisioni in tempi molto rapidi, guardando al proprio interno, alla propria catena valore per riconfigurarla in tempi molto veloci. Questo significa diventare agili, aumentando la capacità di utilizzare al meglio le risorse finanziarie”.

Integrare l’intelligenza umana e delle macchine

Per Alessio Trombettoni, Group Continuous Improvement manager di Froneri, il segreto di una trasformazione digitale riuscita sta nella capacità di integrare l’intelligenza delle macchine con quella umana. “Froneri si occupa della produzione di ice cream – ha raccontato – e nel nostro Gruppo il processo di digitalizzazione dello shop floor è avanzato”. Lo scopo della digitalizzazione dell’industria manifatturiera, ha proseguito, “è trasformare ogni azione dell’individuo in un’azione digitale e controllabile. Il primo passaggio prevede che l’operatore umano rimodelli le sue skill ed expertise per fare in modo che siano interpretabili dalle macchine con cui lavora. Il secondo è lo sviluppo di smart services, infrastrutture informatiche e tecniche per l’integrazione dei vari sistemi, per fare in modo che i nostri partner conoscano i nostri processi produttivi e li trasformino in Kpi digitali. Il terzo è il data management, la raccolta di tutti i big data che i vari siti produttivi forniscono in modo da renderli fruibili. Soprattutto nell’industria alimentare il numero di dati da analizzare è davvero enorme. L’insieme di questi tre fattori fa sì che tutta la filiera produttiva possa ricevere input precisi su cui lavorare per incrementare le efficienze”.

Parola d’ordine: flessibilità

‘Robotics and humanity quale collaboration’, il focus della seconda tavola rotonda moderata da Daniele Pes, Director SSM Technology. Un mercato, quello della robotica collaborativa a cui da qualche anno si è rivolta la giapponese Omron, da sempre attiva nei dispositivi di automazione. “Come Omron stiamo innovando sulle varie tecnologie per aiutare i nostri clienti che fanno manifattura a essere il più flessibili possibile – ha detto Marco Spimpolo, Regional Marketing Manager Omron – In questa ottica 5 anni fa Omron ha acquisito una società che fa robotica per integrare questa tecnologia nel nostro portfolio e fornire delle soluzioni applicative innovative nell’ambito della flexible manufacturing con l’introduzione di tecnologie avanzate di robotica collaborativa che lavora anche in presenza di umani”. Tra le grandi aziende che si sono dotate di questa tecnologia, che può essere anche mobile, il manager ha ricordato Bmw e Skoda “che hanno automatizzato alcuni processi di intralogistica all’interno dei loro stabilimenti utilizzando al posto dei trasporti manuali dei sistemi robotici a guida naturale nell’ottica della one customization, del pezzo unico”. Ma le stesse tecnologie abilitanti di robotica collaborativa o standard, ha detto Spimpolo, sono state adottate anche da pmi italiane come Cleca S. Martino nel mondo del food e da Diva International, leader nel settore delle salviette rinfrescanti, per lavorare nell’ottica della flessibilità, intervenendo sul packaging secondario per ottenere prodotti personalizzati. “La tecnologia è per tutti – ha sottolineato il manager – ma è importante avere poi un piano strategico di roll out delle attività che si vogliono svolgere”.

Prodotti sempre più personalizzati

Tra le aziende che da tempo usano questo tipo di tecnologie per puntare alla personalizzazione dei prodotti c’è Barilla, ha spiegato Giovanni Palopoli, Meal Solutions Europe Operations Vice President Barilla Group. “Ormai anche in un mercato tradizionalmente di massa, come quello alimentare, si cerca di avere prodotti sempre più differenti rispetto ai competitor. Il cliente vuole differenziarsi, vuole avere confezioni sempre diverse e uniche. La robotizzazione ci aiuta in questo senso: oggi siamo in grado di fare il cambio di formato e pezzatura in tempi non paragonabili rispetto al passato. Il consumatore vuole avere prodotti specifici, abbiamo un’unità che si occupa solo di fare scatole personalizzate per Pan di Stelle e Gocciole”.

Il 5G e industria 4.0

Tra le tecnologie destinare a rivoluzionare la manifattura c’è sicuramente il 5G, ha spiegato il direttore di Fortune Italia Fabio Insenga introducendo il panel ‘5G E 4.0 binomio catalizzatore per la trasformazione industriale’. “In Nokia negli ultimi anni – ha detto Andrea Del Core, Sales Director Manufacturing and Logistic Italy Nokia – abbiamo accumulato un importante know-how collaborando da un lato con operatori di tlc, aziende di consulenza, integratori, produttori di applicativi e dispositivi industriali e, dall’altro, implementando centinaio di progetti di reti industriali, Questo ci ha fatto capire che la trasformazione digitale può creare i valori attesi solo se alla sua base c’è una visione olistica degli obiettivi e dei processi aziendali, Da questi deve discendere una roadmap all’interno della quale si innestano poi le tecnologie e i processi organizzativi e le competenze”.

Per Del Core, “considerando il momento storico, ci sono due fattori che inducono a introdurre il 5G industriale: il primo è il fatto che lo standard 5G è un catalizzatore della trasformazione digitale, e da questo punto di vista partire oggi non vuol dire essere in anticipo ma giusto in tempo per fare questa tipo di attività, che richiede anni”. L’altro fattore “è il Pnrr, con il governo che ha lo scopo dichiarato di favorire gli investimenti che accelerano la conversione da debito in crescita. Implementare oggi i processi che favoriscono la competitività e la crescita delle nostre aziende è un obiettivo irrinunciabile a cui tutti dobbiamo puntare. Crediamo sia opportuno iniziare al più presto queste trasformazioni, dotandosi del 5G industriale che serve collante tra tecnologie che costruiscono l’efficienza, la versatilità e la resilienza che un ambiente industriale deve possedere per essere competitivo”.

Il ruolo del cluster Fabbrica Intelligente

Da questo punto di vista, ha detto Luca Luigi Manuelli, Presidente CFI e Ceo Ansaldo Nucleare, il cluster tecnologico nazionale Fabbrica Intelligente “sta già lavorando da tempo a creare le condizioni per avere un approccio di sistema allo sviluppo e all’applicazione dell’innovazione tecnologica e delle competenze necessarie per sfruttare al meglio queste nuove tecnologie. Quello che vediamo noi oggi è la possibilità di collegare i diversi obiettivi laddove, come nel 5G e nelle infrastrutture tecnologiche, c’è una volontà forte di recuperare un gap che il nostro Paese e il nostro sistema economico ha scontato nel passato”. Come Ansaldo Energia, ha proseguito Manuelli, “siamo stati la prima fabbrica faro del cluster Fabbrica Intelligente, abbiamo assunto il ruolo di capofiliera in grado di dare una direzione a questa innovazione tecnologica, ma soprattutto alla filiera di pmi che hanno bisogno di comprendere i benefici che derivano dall’applicazione di queste tecnologie, cercando di avere delle soluzioni che permettano loro di sviluppare e adottare queste tecnologie che possono sempre più abilitare un concetto di fabbrica intelligente integrata con un prodotto intelligente”.

Questo, per Manuelli, significa “non solo la possibilità di usare dati, informazioni e nuove tecnologie per sviluppare in maniera più efficiente, con maggiore qualità e competitività i prodotti, ma anche una capacità del prodotto intelligente di generare dati e informazioni che possano essere usate per migliorare il processo produttivo”. Per il manager, è proprio questa “la missione del cluster fabbrica intelligente, la capacità di aiutare il governo e i diversi stakeholder a connettere i diversi obiettivi inseriti nel Pnrr che, soprattutto nella fase implementativa, devono avere un forte collegamento fra i diversi attori che possono facilitare la convergenza di questi obiettivi per permettere all’investimento di generare i benefici finanziari necessari a ripagare il debito e a non farlo gravare sulle generazioni future”.

La Gigafactory di Italvolt

Tra i grandi abilitatori della transizione verso un’industria sempre più resiliente e sostenibile un ruolo fondamentale lo svolgeranno le grandi Gigafactory per la produzione delle batterie destinate ad alimentare i veicoli elettrici di nuova generazione. Come quella che Italvolt si appresta a costruire a Scarmagno, alle porte di Torino, ha ricordato Lars Carlstrom, Founder & Ceo di Italvolt. “La fabbrica che stiamo per costruire porterà a creare 4.000 nuovi posti di lavoro. Ma attraverso le diverse supply chain i posti possono diventare molti di più, oltre 10mila. Una grande industria come una Gigafactory ha bisogno di molte catene di approvvigionamento attraverso cui possiamo portare benefici all’Italia, supportando le sue fabbriche. Le batterie saranno prodotte qui, a livello locale, saranno prodotte vicino a dove si trovano i clienti e gli utenti finali”. Le Gigafactory, ha concluso Carlstrom nel suo intervento, “sono le protagoniste della nuova industrializzazione verde, l’abilitatore, l’avanguardia del cambiamento che sarà realtà in tempi molto molto rapidi. Dobbiamo sfruttare questa opportunità, non ce ne sarà un’altra così e il finanziamento dei progetti verdi innovativi è massiccio. Prevediamo che nell’arco dei prossimi 5-10 anni vedremo la nascita di altre 3-4 Gigafactory in Italia”.

Competenze e investimenti

Alle competenze e agli investimenti necessari per la crescita della manifattura italiana è stato, infine, dedicato, l’intervento di Luca Savi, Group Ceo di ITT Inc. Per la crescita, ha detto, servono competenze diverse, “di R&D, di innovazione, di industrializzazione di un prodotto o servizio, tecnico-commerciali. Ci sono poi competenze soft, che hanno a che fare con la cultura dell’azienda. La prima è l’esser giovani, non di età ma nell’approccio, nella voglia di fare, esplorare, anche di fallire. La seconda competenza soft è quella di avere fame di crescita, di imparare, di continuare a migliorare”. Per quanto riguarda la dimensione del ‘connect the intelligence‘, ha proseguito Savi, “questa è una leva per la crescita con una dimensione hard che ha a che fare con l’importanza della digitalizzazione, della tecnologia e di un modo di operare digitale, inventando prodotti o servizi che sfruttino le capacità tecnologiche che oggi abbiamo a disposizione”. Anche qui, ha rimarcato il manager, c’è un “aspetto più soft: l’essere sicuri di mettere insieme dei processi dove diverse persone, modi di pensare, funzioni possono discutere per poi allinearsi su quello che è la strategia e il modo di gestire l’azienda, la ricerca, le attività commerciali”.

Fondamentale, in ogni caso, investire nel capitale umano. “Se non si investe in capitale umano non si riescono a ottenere i risultati che si potrebbero ottenere da tutti gli investimenti nella tecnologia che oggi sono possibili. Sono quindi investimenti chiave”. Quattro gli aspetti da tenere in considerazione per ottenere il massimo, secondo il manager: “Anzitutto fare chiari piani di sviluppo per le nostre persone, che è quello che facciamo noi in ITT. Poi creare e dare delle opportunità ai talenti in azienda. Terzo, dare un feedback vero, costruttivo, a volte anche difficile, alle nostre persone e ai nostri talenti. Infine, un management che è al servizio delle proprie persone e alla loro crescita”.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.