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Fisco e non solo. Tra Letta e Salvini ogni scusa è buona per la sfida

Ormai con le polemiche tra Matteo Salvini ed Enrico Letta ci si può rimettere l’orologio tanto sono diventate puntuali. Quotidianamente, a colpi di dichiarazioni, si combatte una sfida che l’uno alimenta contro l’altro per rimarcare una identità che la convivenza forzata nel governo rende meno evidente.

Prima è stato lo ius soli, poi il ddl Zan, dunque le riaperture e la giustizia. Praticamente ogni occasione è buona. Da qualche giorno il terreno scelto per la singolar tenzone è quello del fisco. Il segretario dem non rinuncia, anzi rilancia, la sua proposta di tassare i patrimoni sopra un milione di euro per creare un fondo per i giovani. E questo, nonostante il premier Mario Draghi abbia recentemente ribadito non soltanto la sua avversione per interventi spezzettati di riforma del fisco ma anche la sua idea che questo sia il momento di dare soldi ai cittadini e non di prenderli. Parole che hanno reso necessaria una telefonata “cordiale e abbastanza lunga” di chiarimento tra Letta e il presidente del Consiglio.

Il segretario del Pd, dunque, va avanti sulla sua proposta provando a incidere per quanto possibile su una agenda di governo che, però, sembra tutta nelle mani di Draghi e davvero poco nelle disponibilità dei partiti che sostengono il suo governo. A suo giudizio non si può pensare di finanziare il ‘tesoretto’ per i diciottenni andando a scavare nelle pieghe del Recovery fund. “Mi si chiede perché non finanziare la dote coi tanti soldi che abbiamo ora. Perché ora finanziamo soprattutto a debito e quel debito, domani, lo pagheranno gli stessi giovani di oggi. Assurdo. Meglio la tassa di successione sui patrimoni alti, di ora”.

Una proposta di per sé lontana dal dna del centrodestra, che Matteo Salvini torna a bocciare anche ben consapevole del facile consenso che ciò alimenta. “E’ assurdo che Letta e il Pd continuino a pensare a nuove tasse. E’ giusto aiutare i giovani, ma la proposta della Lega – rilancia – è quella di tassare le multinazionali straniere che fanno affari in Italia e non pagano le tasse. Penso, senza fare nomi e cognomi, ad Amazon, 350 miliardi di fatturato, 44 miliardi di ricavi in Europa e pochi spicci di tasse pagate in Italia”. Per il numero uno del Carroccio, insomma, “invece di andare a punire con la tassa di successione genitori e nonni per aiutare i figli” bisogna far “pagare le giuste tasse ai concorrenti che stanno facendo chiudere i negozi italiani”.

Al leader leghista Letta replica con sarcasmo. “Il nostro – dice – è un Paese davvero dal cuore d’oro. Vedo solidarietà diffuse a quell’1% più ricco del nostro Paese per evitare che si trovi a pagare la tassa di successione come succede invece in Usa, Regno Unito e Francia”.

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