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Clima, Visco: I protagonisti della transizione sono i Governi

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“Ciò che le banche centrali possono fare direttamente per il cambiamento climatico rimane limitato rispetto a ciò che i governi possono ottenere e devono fare”. E i Governi possono fare poco, se non lavorano insieme in un contesto di collaborazione internazionale. Come quello del G20. Così Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, ha chiuso la conferenza internazionale Green Swan Conference organizzata da Banca dei Regolamenti internazionali, Banca di Francia, Fondo monetario internazionale e Network for Greening the Financial System.

La domanda alla base della conferenza: Cosa può concretamente fare il settore finanziario per combattere i rischi legati al cambiamento climatico?

Il Governatore della Banca d’Italia ha risposto con le iniziative di finanza sostenibile su cui sta lavorando il G20, attualmente presieduto dall’Italia (e i cui Paesi, ha ricordato, producono l’80% delle emissioni di gas serra del mondo). Lo ha fatto al termine di 2 giorni in cui si sono succedute alcune delle maggiori personalità dell’economia mondiale: Kristalina Georgieva, capo dell’Fmi, l’ex vicepresidente Usa Al Gore, il presidente della Bce Christine Lagarde, il capo della Federal Reserve Jerome Powell, il premio Nobel Joseph Stiglitz, Yi Gang, capo della Banca popolare cinese, per nominarne alcuni.

Contro il cambiamento climatico “le banche centrali devono essere attive ma anche prudenti sugli effetti dei loro interventi”, ha detto Visco nel suo intervento, come presidente di turno del G20. Visco ha ricordato come “il ruolo del cambiamento climatico nella politica monetaria è attualmente allo studio nell’ambito della revisione della strategia della Bce”.

Il peso ridotto degli asset sostenibili

“Ritengo – ha aggiunto – che se da un lato come banche centrali dovremmo certamente contribuire a valutare e contrastare i rischi climatici, dall’altro dovremmo essere prudenti nell’utilizzo attivo dei nostri strumenti di politica monetaria a tal fine, considerando con attenzione i costi e i benefici delle nostre azioni con riferimento all’efficacia del meccanismo di trasmissione e gli effetti sull’attività economica e sulle emissioni di carbonio”.

Il governatore della Banca d’Italia ha lamentato il peso ancora ridotto di asset più ‘orientati al clima’: “Il valore dei green bond è molto limitato, intorno al 3,5 per cento a livello globale, e nell’Eurozona rappresentano rispettivamente meno del 2 e del 7% degli strumenti ammissibili per i programmi di acquisto” della Bce.

Insomma un mercato ridotto e poco liquido che lascia, ha osservato Visco, “uno spazio ancora limitato per interventi di politica monetaria in questo ambito. Ma non c’è dubbio che questo importo deve aumentare nel tempo e con ciò la capacità della Bce di incorporare l’economia ‘green’ nel perseguire il suo mandato di stabilità dei prezzi”.

Tassare (bene) la CO2

Altro punto scottante: il sistema di tassazione della CO2. Le attuali imposte sul carbonio e i sistemi di scambio delle emissioni si “allineano poco e male con gli obiettivi net zero”, dice Visco, che cita il rapporto FMI/OCSE secondo cui il 55% delle emissioni derivanti dall’uso di energia nei paesi del G20 rimane senza prezzo.

“La Banca Mondiale stima che la maggior parte delle emissioni abbia attualmente un prezzo di 10 dollari o meno per tonnellata di CO2, con un prezzo medio globale del carbonio di soli 2 dollari”. E l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, l’Irena, nel considerare anche i sussidi esistenti ai combustibili fossili, “giunge alla conclusione che il prezzo effettivo è in realtà negativo”. Per limitare il riscaldamento globale, il rapporto rileva che i paesi ad alta emissione dovrebbero prezzare il carbonio almeno 75 dollari per tonnellata entro il 2030. Altre simulazioni suggeriscono prezzi del carbonio ancora più alti.

È urgente, dice Visco, eliminare le attuali distorsioni nella tariffazione del carbonio (a partire dalla graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili) e iniziare a includere anche le emissioni che attualmente sono senza prezzo, nonché aumentare il prezzo di quelle già coperte da un meccanismo di tariffazione. A tal fine, uno strumento utile sarebbe “un inventario periodico dei prezzi medi del carbonio dei paesi e della quota di emissioni coperte al fine di facilitare il raggiungimento di un livello globale armonizzato per il prezzo del carbonio”.

Elencando le iniziative finanziarie dell’attuale presidenza del G20, Visco ha ricordato quelle riguardanti la finanza privata. “Permettetemi di citarne tre: abbiamo chiesto al FMI di considerare le esigenze di dati relativi al clima nella preparazione di una nuova ‘Data Gap Initiative’; abbiamo invitato il financial stability board a riferire sia sulla divulgazione che sulle lacune nei dati concentrandosi sui rischi finanziari legati al clima; abbiamo proposto di esaminare come aumentare la finanza digitale per promuovere una crescita economica sostenibile”.

Il problema dei dati, delle informazioni su cui basare iniziative e investimenti sostenibili, è fondamentale per Visco: “Migliorare la valutazione dei rischi finanziari legati al clima e facilitare la loro integrazione nelle strategie di investimento richiede di colmare le lacune nei dati migliorando la disclosure da parte delle imprese”. Con quelle medie e piccole che, rispetto alle grandi, hanno molte più difficoltà a rendicontarle.

La roadmap della finanza sostenibile

L’obiettivo su cui si sta concentrando la Presidenza italiana del G20, racconta Visco, è quello di ridirezionare i flussi finanziari per supportare la transizione energetica. “Il primo passo è stato quello di rilanciare il Sustainable Finance Study Group, proponendo come co-presidenti gli Stati Uniti e la Cina, le maggiori economie avanzate ed emergenti (e i maggiori emettitori di gas serra). Siamo molto grati per la loro decisione di accettare questa responsabilità”.

Il Gruppo, dice Visco, ha proposto una “roadmap di finanza sostenibile che sarà strumentale nei prossimi anni per affrontare le priorità definite dal G20”. La roadmap copre quattro aree: sviluppo del mercato e allineamento dei flussi finanziari agli obiettivi climatici; informazioni su rischi e opportunità della sostenibilità; gestione dei rischi climatici e relativi alla sostenibilità; finanza pubblica e incentivi.

Le prossime tappe, per la definizione della roadmap: l’High-Level Symposium on Environmental Taxation del 9 luglio e la conferenza di Venezia sul clima dell’11 luglio.

Una transizione giusta

“Bisogna lavorare per garantire non solo che ci sia una transizione verso le emissioni zero ma anche che sia una transizione giusta”. Se le politiche macroprudenziali e monetarie portate avanti dalle banche centrali “possono svolgere un ruolo importante verso l’obiettivo di emissioni zero” per Visco però “deve essere chiaro che ciò che le banche centrali possono fare direttamente per il cambiamento climatico rimane limitato rispetto a ciò che i governi possono ottenere e devono fare”. Sono i governi, ad esempio, che possono sistemare il sistema di tassazione delle emissioni. E sono loro che possono fornire incentivi per la transizione, per quanto istituzioni come le Banche centrali possano indirizzare le risorse finanziarie.

Il governatore di Bankitalia cita l’ultimo rapporto dell’Iea, nel quale l’Agenzia internazionale dell’energia ha spiegato come per raggiungere gli obiettivi net zero si debba cessare da subito le attività esplorative petrolifere e accellerare sulle transizioni dell’energia e della mobilità. Per quanto alcuni di questi obiettivi sembrino così difficili da sembrare “provocatori”, il Governatore ha spiegato che “non possiamo nascondere che il passaggio alle emissioni zero comporterà costi elevati. La domanda globale di energia, ad esempio, non ha raggiunto un tetto e, senza un sufficiente aumento della produzione, i prezzi al consumo aumenteranno necessariamente”.

“Nel cammino verso un mondo più verde e un pianeta più sicuro non dobbiamo ripetere gli errori commessi con la globalizzazione” ha ammonito Visco, invitando a “tenere sempre in considerazione l’impatto sui lavoratori più fragili e sulle fasce vulnerabili della popolazione quando si elaborano le politiche climatiche”.

Ma questo imperativo, ha concluso, “non sarà dimenticato dal G20, e dai ministri delle finanze e governatori delle banche centrali” che di recente hanno spiegato come la ripresa post-pandemia “offre un’opportunità unica per sviluppare strategie lungimiranti che investano in tecnologie innovative e promuovono transizioni giuste verso economie e società più sostenibili, con particolare attenzione alle fasce di popolazione più colpite”.

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