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M5s, Conte sfida Grillo. E manda in soffitta il Movimento che fu

Quattro mesi di (quasi) silenzio per un penultimatum. Dal tempio di Adriano, Giuseppe Conte pone le sue condizioni a Beppe Grillo per diventare capo politico del Movimento e – almeno per ora – non sbatte la porta. Rilancia la palla nell’altro campo, insomma guadagna un po’ di tempo. E già che di momenti di confronto, e scontro, in questi giorni ce ne sono già stati molti, e nemmeno tenuti segreti.

Il linguaggio è sempre quello pomposo e un po’ prolisso dei tempi in cui era a palazzo Chigi, ma non si può dire che non abbia piazzato qui e lì alcune frasi più lapidarie e a effetto. Che suonano come una sfida al fondatore. “Credo che non abbia senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione”, “una forza politica che ambisce a guidare il Paese non può affidarsi a una leadership dimezzata”, o ancora “non ci può essere un leader ombra affiancato da un prestanome e in ogni caso non poteri essere io”.

Il tema è quello dell’ingombrante diarchia con Beppe Grillo che, infatti, Giuseppe Conte invita a non essere “padre padrone” ma piuttosto “padre generoso”. Ma di sottofondo la questione è che il progetto che ha elaborato in questi mesi cambia la natura del Movimento e, anche se lui lo nega, punta a portarlo verso una forma partito più tradizionale. Ed è proprio su questo, sulla sua proposta di statuto, che l’ex premier chiede di coinvolgere il popolo pentastellato: siano loro a decidere da che parte schierarsi, se vogliono più bene a mamma o a papà.

Il punto, dice, è che non serve una “operazione di facciata, di puro restyling. Servono forti cambiamenti” o il Movimento andrà incontro al “declino”. E se anche “non sono in discussione i valori”, quello che ha progettato è di fatto un altro Movimento, con scuole politiche, un vice presidente, un garante che resta garante purché non si metta a boicottare il leader. Dopo la fine dell’uno vale uno, delle dirette streaming, dei meet up, di Rousseau, altri pezzi dell’identità che fu destinati a scomparire.

Dunque già domani, fa sapere, presenterà a Grillo e al capo politico Vito Crimi il suo statuto, che è ormai un “punto fermo” e non modificabile. A entrambi chiederà di sottoporlo al voto. “Alla comunità Cinque stelle – ha detto – chiedo di non rimanere spettatrice passiva di questo processo, chiedo di partecipare a una valutazione sincera di questa proposta e di esprimersi con un voto. Non mi accontenterò di una risicata maggioranza, mi metto in discussione: per partire forti occorre tanto ma tanto entusiasmo, me lo aspetto da Beppe e da tutti gli iscritti, a queste condizioni ci metterò tutta l’anima che ho”.

Per essere credibile fino in fondo, ovviamente, deve negare di essere pronto a creare un partito nuovo attraverso cui contabilizzare il consenso che ancora i sondaggi gli riconoscono sebbene non sia più a palazzo Chigi. “Non ho doppie agende, se lavoro a un progetto lo faccio con trasparenza, non ho un piano B, mi auguro si lavori, se non fosse così valuterò cosa fare, ho sempre detto che il destino personale di Giuseppe Conte non deve preoccupare nessuno”.

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