L’acqua della fonte Rocchetta tornerà a riempire le bottiglie verdi dell’omonima minerale. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che ha confermato la validità del rinnovo della concessione venticinquennale al gruppo presieduto da Fabrizio De Simone Niquesa, cui fanno capo anche i marchi Uliveto e Brio e nel passato la Fiuggi, ribaltando la decisione del Tar.
A ricorrere alla giustizia amministrativa era stata la Comunanza agraria dell’Appennino Gualdese. L’associazione locale, che gestisce gli usi civici, aveva contestato la legittimità della proroga, senza gara, della concessione e delle licenze edilizie firmate dal comune di Gualdo Tadino per interventi nel sito industriale della Rocchetta.
Al Tar il giudice aveva fatto discendere dalla nullità delle licenze edilizie, per presunti vizi di procedura, anche l’illegittimità della proroga della concessione per l’estrazione e l’imbottigliamento delle acque.
Dopo aver sbrogliato alcune questioni pregiudiziali, comune azienda e associazione si danno battaglia da anni, il collegio presieduto da Giuseppe Severini ha ritenuto, invece, che la procedura di concessione edilizia non abbia intaccato gli usi civici rivendicati dalla Comunanza. In quanto la legislazione sulle estrazioni minerarie consente, comunque, di cambiare la destinazione d’uso temporaneamente e vincolare le aree destinate agli impianti per dare corso alla concessione anche perché “i predetti regimi non comportano limitazioni agli usi civici – in particolare al pascolo – sui terreni interessati”.
Per le modalità di rinnovo della concessione al gruppo Rocchetta, il Consiglio ha stabilito che la “Regione Umbria, in seguito alla richiesta di proroga proveniente dalla Rocchetta non era tenuta ad indire una procedura di evidenza pubblica, ma solo a disporre la pubblicazione della richiesta e, di seguito, vagliare se fosse consentita la proroga”, come effettivamente fatto.
