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Cashback, finisce una misura a metà

Finisce, o almeno va in soffitta per sei mesi, l’esperienza del cashback. Una misura giusta negli obiettivi e nell’ispirazione, perché lo sviluppo dei pagamenti cashless e la progressiva abolizione del contante devono restare una priorità, ma anche una misura a metà, con due limiti evidenti: il tetto imposto dalle esigenze di cassa e il meccanismo farraginoso, che ha prodotto migliaia di errori nelle operazioni di rimborso. Una misura da correggere e calibrare in altro modo, puntando su soluzioni strutturali.

Le posizioni in campo

Come quasi sempre accade, anche il cashback è diventato subito una misura su cui dividersi, con strumentalizzazioni di parte, su fronti diversi. Quello guidato dal M5s, come dimostrano le dichiarazioni che si rincorrono oggi, difende la scelta di campo, soprattutto in chiave anti-evasione. Due ministri grillini spiegano perché. “La sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione”, sostiene il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli. Mentre Fabiana Dadone, ministra alle Politiche giovanili, è ancora più esplicita: “È un errore la sospensione del cashback che come strumento di incentivo all’utilizzo di pagamenti elettronici e lotta all’evasione è stato perfetto. Chiederemo in consiglio deiministri i motivi di questa decisione”. Sull’altro fronte, Lega e FdI, da sempre contrarie alla lotta al contante, rivendicano il loro ‘no’ della prima ora.

Le ragioni di chi ha voluto la sospensione

La sospensione dall 1 luglio, decisa dalla cabina di regia a Palazzo Chigi che si è occupata dello stop al blocco dei licenziamenti, viene letta come una decisione legata alle priorità. Si risparmiano 3 miliardi di euro che si possono usare in altro modo. A partire, proprio, dal sostegno a chi ha perso o perderà i lavoro nei prossimi mesi. Restano però una serie di domande, a cui non è semplice trovare risposta. Si può discutere se il cashback sia la misura più adatta e se sia tra le priorità di questa fase complessa, ma non si può negare che uno strumento utile a far crescere i pagamenti digitali e a far emergere il ‘nero’ sia necessario. Si può cambiare, correggere e migliorare. Magari intervenendo in maniera strutturale sul lato dei costi, a partire da quelli delle commissioni.

Come funziona (ava) il cashback

È una misura nata per incentivare i pagamenti non in contante attraverso un sistema di restituzione in denaro di una percentuale di quanto pagato cashless, nell’arco di un semestre (per il cashback di Natale contavano solo le operazioni comprese tra l’8 e il 31 dicembre). Il il 31 dicembre 2020 l’esperienza del cashback di Natale, che ha rimborsato sulla carta 223 milioni di euro a chi (dall’8 dicembre al 31) è riuscito a fare almeno 10 operazioni cashless, ora è la volta del cashback standard. Dal 1° gennaio 2021 al 30 giugno 2021, è partita la fase standard: viene riconosciuto un rimborso semestrale pari al 10% di quanto speso dal consumatore fino a un massimo di 1.500 euro a semestre e purchè si facciano almeno 50 operazioni cashless a semestre. Di fatto, un rimborso massimo di 150 euro a semestre, considerando i singoli pagamenti fino a un massimo di 150 euro con un rimborso massimo per pagamento di 15 euro.

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