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Infrastrutture, strade e ponti: un Paese a rischio crollo

infrastrutture morandi genova

Le infrastrutture sono vecchie e difficili da controllare. Il nodo dei poteri e delle risorse dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. La versione originale di questo articolo, a firma di Morena Pivetti, è disponibile sul numero di Fortune Italia di luglio/agosto 2021.

IL PIÙ TRAUMATICO e scioccante è stato il crollo del Ponte Morandi, accartocciatosi su se stesso il 14 agosto del 2018 con il suo tragico carico di 43 vittime. Prima e dopo lo hanno preceduto o seguito altri cedimenti di ponti e cavalcavia sulle autostrade e sulle strade statali e provinciali italiane, per non parlare della caduta di intonaci e rivestimenti nelle gallerie, che hanno fatto meno notizia perché il fato ha decretato un numero più contenuto di morti. E quando è stato davvero benevolo ha risparmiato vite umane limitandosi a provocare danni materiali.

Come accade in altri paesi economicamente avanzati – uno su tutti gli Stati Uniti dove il presidente Joe Biden ha indicato tra le sue priorità strategiche un piano di costruzione, rifacimento e manutenzione delle infrastrutture americane che vale 2 trilioni di dollari – le migliaia di manufatti che insistono sulle nostre arterie stradali risalgono in gran parte agli anni del boom economico, i ‘50 e i ‘60 del secolo scorso, o addirittura ad ancora prima, e sono vicini all’esaurimento della vita utile.

Non è finita: molti soffrono di quello che in gergo tecnico viene definito ‘ammaloramento’ da cause ambientali, da realizzazioni non idonee o da insufficienti manutenzioni, di tanti non si conosce lo stato di salute attuale e neppure a chi appartengano, quale sia l’ente che ne detiene ufficialmente la proprietà.

Bastano i numeri, davvero enormi, per comprendere le difficoltà presenti: ben 840mila chilometri di strade, di cui 8.006 autostrade e 27.259 strade statali gestite dall’Anas su cui insistono 2.179 gallerie, 21.072 ponti e viadotti e 6.320 cavalcavia. In quali condizioni sono? “Sui circa 800mila chilometri della rete che fanno capo a Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni i dati sono ridotti, limitati e lacunosi”, questo il responso della prima ricognizione condotta dalla Direzione generale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali di Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali.

“La stratificazione normativa, i frequenti passaggi di gestione e la vetustà delle opere rendono molto difficile – scrive ancora l’Agenzia nel suo rapporto – avere dati certi sul perimetro della rete e sulle sue caratteristiche. Le ultime rilevazioni utili risalgono al 1999. Mancano anche le informazioni qualitative, fondamentali per la definizione di moderni sistemi di gestione della sicurezza da parte dei gestori o dei proprietari”. Ovvero informazioni sulla loro condizione effettiva di usura.

Pochi esempi di ‘eventi avversi’ confermano, in controluce, i mali che affliggono i manufatti stradali italiani, denunciati da più parti: nel 2016 a Lecco cede il ponte di Annone precipitando sulle auto sottostanti, uccidendo un automobilista e ferendone altre sei, quattro anni dopo ancora non si è riusciti a chiarire di chi sia la proprietà e quindi la responsabilità della sua tenuta.

Il 15 luglio 2020 tra Camerano e Loreto il cavalcavia sulla A14, l’Autostrada Adriatica, che si regge su una struttura provvisoria per i lavori di ampliamento della terza corsia, si schianta sulle vetture di passaggio provocando 2 morti e 2 feriti. Sempre nel 2020 crolla il ponte sul fiume Magra in Liguria tra Caprigliola e Albiano, stavolta fortunatamente senza vittime, in gestione all’Anas.

Riassumendo: ‘ammaloramento’ delle opere, incertezza sugli enti titolari dei manufatti, scarsa sicurezza dei cantieri, identica affidabilità (inadeguata) del gestore privato, i concessionari autostradali – come per il Morandi e l’A14 – e pubblico, l’Anas.

Qualche altra spigolatura sul panorama attuale? Non molto tempo fa il presidente dell’Upi, l’Unione delle Provincie, Michele De Pascale (sindaco di Ravenna) ha riconosciuto che queste hanno in carico 1.490 opere che presentano criticità strutturali, che sarebbero subito da cantierare, mentre il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha riscontrato 200 gallerie autostradali a rischio e in Sicilia sono stati sequestrati 22 cavalcavia. Chi non ricorda la rampa sulla strada statale 121 collassata, sempre in Sicilia, nel 2015 addirittura prima dell’inaugurazione?

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di luglio/agosto 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

 

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