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L’Italia di Roberto Mancini trionfa a Wembley e vince Euro 2020. Dopo 120 minuti, lo svantaggio iniziale e una reazione costruita sul gioco. Alla fine sono ancora una volta i rigori a far esultare un intero Paese. Un’impresa che, guardando al fallimento della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018, diventa una delle più grandi nella storia dello sport italiano.

Una nazionale ricostruita dalle ceneri tecniche e morali di un fallimento che riporta in Italia il trofeo continentale, dopo oltre 50 anni dalla vittoria di Roma 1968.

È una vittoria arrivata sul campo, costruita negli ultimi tre anni, con il lavoro. Merito di un commissario tecnico che ha creduto da subito nella possibilità di costruire un gruppo vincente e merito di una generazione di giovani giocatori che ha saputo seguire l’esempio dei senatori, Chiellini e Bonucci su tutti, crescendo in personalità e mettendo a disposizione del risultato le indiscutibili doti tecniche che ha. Merito di chi ha giocato di più e di chi ha vissuto comunque da protagonista Euro 2020, nonostante i pochi minuti in campo. Merito di Leonardo Spinazzola, il migliore di tutti per distacco, che ha subito un infortunio gravissimo, la rottura del tendine di Achille, restando comunque un leader del gruppo Italia.

È una vittoria sportiva che va oltre lo sport. Con l’Italia a vendicare la macchia della Brexit, con un’intero Continente che ha tifato perché conquistasse il tempio del calcio, in casa di chi rivendica di aver inventato il calcio.

L’Italia torna sul tetto d’Europa e anche le casse della Federazione festeggiano, con i 28 milioni di euro ‘guadagnati’ con Euro 2020. Sarà più facile, ora, continuare il lavoro e puntare al prossimo obiettivo, i mondiali in Qatar del 2022.

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