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Tokyo 2020, Egonu portabandiera contro chi odia (anche sui social)

Nera. E anche lesbica. Forse anche fidanzata. Paola Egonu, la punta della nazionale di pallavolo italiana a Tokyo 2020, è stata scelta tra le cinque portabandiera per la cerimonia di apertura dei Giochi. Scelta dal Comitato olimpico internazionale, non dal Coni, cioè Egonu rappresenterà tutti gli atleti nella sfilata olimpica, non solo i quasi 400 atleti della delegazione italiana. Un orgoglio, un segnale, un riconoscimento alla più forte del mondo nella sua disciplina.

Eppoi Paola è italiana, ci sarebbe solo da esultare, da avvicinarsi a questa edizione dei Giochi che rischia anche di non partire per la crescita esponenziale dei contagi anche tra gli atleti, come ha fatto capire nelle ultime ore il capo del comitato olimpico giapponese, Toshiro Muto. L’investitura del CIO su uno dei migliori atleti italiani in gara in Giappone non basta a mettere il silenziatore a una fetta di italiani che ha ovviamente preso d’assalto i social: un vomito collettivo, offese razziste, ironia sul colore della pelle della Egonu, sui gusti sessuali, perché tra le varie colpe in passato ha avuto anche il coraggio di parlare esplicitamente delle sue preferenze sessuali. Soprattutto, l’ha fatto con naturalezza, senza paura. “L’odio di omofobi e razzisti fa male”, diceva la pallavolista italiana al Corriere della Sera, qualche mese fa. E la situazione ovviamente non è cambiata di una virgola in poche settimane, vengono fuori i patrioti da tastiera che rivendicano la purezza della pelle, la scelta come portabandiera della Egonu che è arrivata non perché sia una fuoriclasse, un atleta simbolo. Ma perché è nera. E lesbica.

Poco da meravigliarsi. E’ la stessa fetta di paese che pure ha esultato per la nazionale italiana di calcio che ha vinto gli Europei, in quella fetta c’è anche un segmento di tifo (o presunto tale) che ha preteso incontri, scuse e giustificazioni perché Hysaj della Lazio ha osato intonare parte di Bella Ciao, nel suo canto d’esordio tra i compagni di squadra laziali. “La tifoseria della Lazio è fascista”, uno striscione in bella vista per le strade di Roma, mentre la società di Lotito ha impiegato tre giorni per mettere in piedi un comunicato di condanna, invitando, incredibilmente, a evitare strumentalizzazioni politiche sull’accaduto. L’ennesima fotografia questa fetta di intolleranza che in Italia è presente, si esprime sui social e non solo e spesso trova sponda in forze politiche compiacenti, alla ricerca di tesoretti elettorali.

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