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Olimpiadi, gli atleti più ricchi di Tokyo 2020

Certo, ne mancano alcuni. Come Lebron James e Roger Federer, entrambi oltre il miliardo di dollari incassati in carriera, tra campo e altre attività, spot promozionali, quote di aziende, startup, società di produzione. Ma a Tokyo 2020, tra atleti, anche famosi, pagati poco perché poche discipline muovono milioni di dollari, ci sono anche atleti con un conto in banca almeno a nove zeri. Per esempio, il fenomeno di Team Usa strafavorito all’oro nel basket, Kevin Durant, dei Brooklyn Nets, Nba.

Gli introiti nell’ultimo anno di KD si avvicinano agli 80 milioni di dollari. L’ultimo benvenuto nel profondo portfolio di Durant è la società di venture capital Thirty Five Ventures, ma l’asso americano, che investe da anni nelle startup hi-tech, possiede anche quote dei Philadelphia Union, club della Major Soccer League.

Oltre a Durant, tra i ricconi a Tokyo 2020 c’è anche Naomi Osaka, numero due mondiale del tennis femminile e l’ultima tedofora nella cerimonia d’apertura: incassi annuali per 60 milioni di dollari, oltre 20 partner commerciali, tra cui Louis Vuitton e Google. Il suo impatto mediatico è tale sui grandi brand che Mattel, qualche settimana prima del via ai Giochi, ha messo in produzione una Barbie con le fattezze della campionessa nipponica: le bambole, 30 dollari l’una, sono da giorni sold-out.

Nell’elenco vanno inseriti anche, oltre al pacchetto di star Nba che fanno parte della selezione americana, come Damien Lillard (Portland Trail-Blazers, che ha anche accordo decennale con Adidas da 100 milioni di dollari), oppure Devin Booker (Phoenix Suns) a causa dei contratti milionari che le franchigie Nba assicurano alle stelle nonostante la crisi dovuta alla pandemia, anche star come Novak Djokovic e Rory McIlroy.

Il tennista serbo, numero uno mondiale, dopo l’assegno da 2,4 milioni di dollari ricevuto a Wimbledon dovrà aggiornare le stime degli introiti annuali che flirtano con quota 35 milioni di dollari.

Completano il pacchetto Djokovic anche accordi commerciali con Lacoste, Peugeot, NetJets e Head, il colosso delle racchette. Per il golfista nordirlandese, erede almeno dal punto di vista commerciale di Tiger Woods, assente a Tokyo (e altro sportivo da oltre un miliardo di dollari di incassi) ha mostrato un discreto fiuto imprenditoriale, incassando parecchio dall’accordo con la tv americana Nbc Sports, inventando il Golf Pass: lezioni in streaming ai suoi seguaci del golf a dieci dollari al mese.

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