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Bankitalia, italiani più ottimisti. Ma i consumi (ancora) non decollano

saldi 2024

Più ottimisti, ma con redditi che per il 30% della platea restano inferiori al periodo pre Covid e i consumi che stentano ancora a decollare. A disegnare il quadro di un Paese che comincia a togliersi di dosso le ansie dovute alla pandemia è la quinta edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia, secondo cui le attese rispetto alla situazione economica generale e al mercato del lavoro ad aprile sono migliorate.

Rispetto alla rilevazione condotta tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, infatti, il saldo delle risposte relative alle prospettive generali dell’Italia, pur restando negativo, è fortemente aumentato. La percentuale di famiglie che si attende un peggioramento del quadro generale nei successivi dodici mesi è diminuita di 8 punti percentuali, portandosi al 38%, ossia il valore più basso dall’avvio della rilevazione nella primavera del 2020. Anche le aspettative sul mercato del lavoro nei successivi dodici mesi sono divenute piu’ favorevoli.

Dalle interviste, che hanno coinvolto quasi 2.500 nuclei familiari, emerge che anche le aspettative sul mercato del lavoro nei successivi dodici mesi sono divenute più favorevoli. Tuttavia il 30% dichiara di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia. Il peggioramento delle condizioni reddituali è ancora mitigato dalle misure di sostegno al reddito: tra marzo e aprile del 2021 ne avrebbe beneficiato poco più di un quinto dei nuclei. Oltre il 70% dei nuclei familiari si attende per il 2021 un reddito in linea con quello percepito nel 2020; circa un sesto ritiene che sarà inferiore.

I consumi tuttavia restano condizionati dall’emergenza sanitaria, anche se va sottolineato come la rilevazione sia relativa ad aprile dunque alla fase in cui si cominciavano ad allentare le restizioni e prima del periodo delle riaperture e delle vacanze. Risulta dunque ancora elevata (circa 80%, come nella rilevazione precedente) la quota di famiglie che dichiarano di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia mentre sette famiglie su dieci riportano una minore spesa per i servizi di cura della persona. La contrazione, si legge nel report, interessa anche i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese, per i quali pesano soprattutto le misure di contenimento ancora in vigore al momento dell’intervista e la paura del contagio.

Le intenzioni di consumo si confermano nel complesso caute. Oltre i due terzi delle famiglie dichiarano che avrebbero mantenuto invariate le spese per beni non durevoli e servizi nei successivi tre mesi, un quarto le avrebbe ridotte. Il saldo negativo tra risposte in aumento e in diminuzione è più pronunciato per i nuclei che tra marzo e aprile hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili; il calo dei consumi riguarderebbe però anche parte di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021. Nelle valutazioni delle famiglie, le aspettative di consumo dipendono anche dal successo della campagna vaccinale, che per un terzo dei nuclei in aprile stava procedendo meglio o in linea rispetto alle attese.

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