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Le aziende campioni del welfare si moltiplicano

Nel 2016 le aziende “welfare champion” erano 22, circa l’1% di quelle 2000 su cui venne condotta la prima ricerca per il Welfare Index Pmi. Quest’anno sono 105 su un campione salito a 6000. Quasi il 2% del totale. Le buone pratiche di welfare aziendale sono raddoppiate in sei anni. Non è un risultato da poco. Soprattutto in un comparto dimensionale d’impresa che molti ritengono meno sensibile al ruolo delle risorse umane.

Le 105 aziende “campioni di welfare”, secondo la griglia di analisi sviluppata da Innovation Team (gruppo Cerved) per conto di Generali Italia, compongono un mosaico assai differenziato per comparto produttivo, categoria dimensionale e localizzazione geografica. In verità l’elemento geografico restituisce quel divario Nord Sud che continua a essere ineliminabile. Meno di dieci sono le imprese del Sud Italia (in realtà comprendendo anche il Lazio) che hanno sviluppato le migliori performance di welfare. Anche se tra le tre considerate eccellenti – Gruppo Società Gas Rimini, Elettronica e Natura Iblea – una è siciliana e un’altra romana.

Natura Iblea – Paniere Bio, di Ragusa, è una delle maggiori realtà produttive europee nel comparto ortivo biologico. Sviluppo economico e benessere del dipendente sono due elementi costantemente correlati nella vita dell’impresa. Roberto Giadone, presidente della società, ammette che “i buoni risultati economici e produttivi sono frutto di bravura agronomica e della fertile terra di Sicilia, ma ci vuole anche l’aiuto e il rispetto reciproco tra direzione e lavoratori. La direzione non potrà mai dirigere nulla se ogni tanto non scende nel campo a zappare pure lei”.

La dimensione occupazionale è moltiplicata quasi per 5, ma la sensibilità è la stessa in Elettronica, una grande azienda romana ad alta tecnologia, dedicata allo sviluppo di sistemi elettronici per la difesa. “Il benessere dei dipendenti è fondamentale per l’organizzazione del lavoro e, se cresce, aumenta anche la produttività dell’impresa” commenta Massimo De Bari, direttore People, Organization & Communication della società. E aggiunge: “Per noi valorizzare il capitale umano è essenziale, perciò le porte degli uffici del top management sono sempre aperte a proposte e richieste dei dipendenti”.

In molti casi l’elenco delle 105 aziende “welfare champion” comprende delle conferme. Sotto i 100 dipendenti la Peverelli srl di Como si è confermata nella lista dei migliori anche quest’anno. Si tratta di un’azienda familiare (dal 1890) giunta alla quarta generazione. Si occupa di progettazione, realizzazione e manutenzione del verde. “Il welfare ha avuto un impatto molto positivo sul clima e sulla fidelizzazione delle persone, ma anche sulla produttività. Con l’emergenza Covid per noi è stato normale rafforzarlo” dichiara Stefano Peverelli, consigliere delegato dell’azienda.

Ci sono poi casi di imprese sociali che con coerenza scommettono sul benessere dei propri dipendenti. Coerenza non scontata, visto che si usa dire che il ciabattino cammina con le scarpe bucate. Non è così per la società cooperativa “La Nuvola” della bassa bresciana, che offre servizi residenziali per persone fragili e con problemi psichiatrici. “Il welfare per noi è un insieme di azioni per prendersi cura di chi cura, benessere che produce benessere” commenta Simone Casalini, responsabile Risorse Umane della cooperativa.

“La qualità delle risorse umane è il principale fattore competitivo non replicabile dai concorrenti. Il benessere dei dipendenti, il capitale intellettuale, il patrimonio di conoscenze, informazioni ed esperienze accumulate sono l’asset di maggior valore su cui investire”: è la certezza di Jacopo Thun, ceo di Connecthub, società che offre servizi di logistica e di consulenza nell’ambito supply chain.

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