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Psg-Manchester City, non chiamatelo Clasico

psg manchester city

Non è certo un Clasico, come riportato da alcuni siti e quotidiani. Per essere una classica del calcio europeo, dovrebbero esserci esposte da ambo le parti una schiera di coppe internazionali. Tipo la Champions League, ossessione in comune sinora costata in totale 3,5 miliardi di euro, con il permesso silenzioso del Fair Play Finanziario. Tra qualche ora sarà Paris Saint Germain contro Manchester City.

Sceicchi contro, filosofie differenti, tanti soldi sul tavolo. Messi, Neymar, Mbappè, Donnarumma, l’elenco delle figurine messe assieme a Parigi con ingaggi fuori dal mercato della pandemia contro i Citizens, ovvero Pep Guardiola e una proprietà che per hobby e mercato acquista club in giro per il mondo.

Una holding, sono dieci società al momento, ma il tassametro corre, presto ci sarà qualche altra acquisizione, dopo aver messo radici in Stati Uniti, Australia, Giappone, Uruguay e qualche paese europeo. Una piccola galassia intorno al Manchester City.

PSG-CITY, DIECI ANNI DOPO

Dieci anni fa l’arrivo a Parigi del fondo Qatar Investment. Parigi al centro degli interessi degli emiri, con visione lunga, infiniti milioni sul tavolo, un progetto che avrebbe portato ai (discussi) Mondiali del prossimo anno proprio in Qatar, assegnati dall’allora presidente della Fifa Joseph Blatter, che poco prima aveva affidato l’edizione 2018 della Coppa del Mondo alla Russia.

Due anni prima a Manchester, dove lo United di Alex Ferguson dettava il ritmo dei successi nella città di Oasis e Stone Roses, ecco il City Group. E l’idea, partire dal City per acquistare società satelliti in altri paesi, un brand globale che si intreccia con le economie locali.

Da allora, il valore del Manchester City è decuplicato: secondo Transfermarkt, da 150 milioni di euro nel 2008 a oltre un miliardo di euro dell’estate appena finita.

Mentre il Psg di Leo Messi, di Neymar e delle altre stelle sfiora il miliardo come valutazione. Anche con la pandemia, hanno continuato a spendere: i parigini con arrivi a costo zero e ingaggi fuori portata (totale, 230 milioni di euro), dai 40 milioni di euro annui per Messi (una parte in criptomoneta), 36 per Neymar, 15 per Sergio Ramos, nove per Donnarumma.

Gli inglesi invece hanno pagato oltre 100 milioni di euro Jack Grealish dall’Aston Villa e offerto altri 100 milioni di euro per Harry Kane dal Tottenham, senza riuscire a ottenere l’attaccante della nazionale inglese.

Tutto per vincere la Champions League, per sentirsi almeno per qualche istante sullo stesso piano delle altre potenze europee, come Real Madrid e Barcellona, oppure il Bayern Monaco.

Potrebbe anche essere l’ultima occasione, l’Uefa stavolta con il Fair Play Finanziario, in passato aggirato da entrambe, ha recentemente stabilito che i club europei potranno investire in calciatori, stipendi e commissioni solo il 65-70% dei ricavi.

Controlli più serrati dunque per contenere il fenomeno dell’accesso all’aristocrazia pagato a caro prezzo. Anche perché il progetto Superlega agli emiri del Psg non è mai piaciuto, mentre il City fa parte del pacchetto delle inglesi che si sono ritirate dalla nuova lega dopo appena 48 ore.

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