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L’assalto alla Cgil, la violenza oltre il green pass

L’assalto alla Cgil, gli scontri con la polizia, lo slogan di Forza Nuova ‘Ci prendiamo Roma’. Cosa c’è dietro alla violenza no green pass? Molte delle risposte alle domande che in queste settimane sono state poste sui fascisti e la pericolosità dei fascisti. Ma anche il corto circuito evidente tra le ragioni (non ragioni) di chi si oppone al green pass e le infiltrazioni di una politica disposta a tutto pur di portare dalla sua parte il malcontento e il disagio sociale.

La portata dei fatti di oggi è tale da imporre di alzare il livello di attenzione. E’ inaccettabile che Roma sia ridotta a un campo di battaglia; è un oltraggio alla democrazia l’occupazione della sede del primo sindacato italiano; è un’offensiva allo Stato l’attacco sistematico alle forze dell’ordine.

La reazione delle forze politiche misura la capacità di curare una ferita che non si può rimarginare senza una condanna ferma e inequivocabile. Prendere le distanze dalla delinquenza e dallo squadrismo deve avere la priorità su qualsiasi convenienza elettorale. Non sono ammissibili ambiguità.

Lo Stato deve reagire alla violenza e la matrice fascista, con Forza Nuova schierata alla testa di squadracce di picchiatori, non può essere confusa con il diritto a manifestare. Sia Matteo Salvini sia Giorgia Meloni sono arrivati a condannare la violenza, seppure in ritardo e seppure continuando a ribadire che la protesta contro il green pass è legittima.

Ma il no al green pass non c’entra più nulla. Lo scontro riguarda la tenuta democratica e la democrazia va difesa, innanzitutto rispettando le leggi dello Stato. E senza esitazioni e piccoli calcoli politici.

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