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Parte l’Nba, una macchina da dollari

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Quasi un miliardo e mezzo di dollari in contratti di sponsorizzazione nella stagione passata, +6% rispetto al 2019 (erano 500 milioni dieci anni fa), tra cui l’accordo da 100 milioni con Microsoft. E un nuovo accordo all’orizzonte per i diritti televisivi da circa 75 miliardi di dollari, spalmati in nove anni. Con questi numeri, solo alcune istantanee di un movimento in ascesa nonostante la pandemia, la Nba si presenta alla partenza della stagione regolare (il 19 ottobre).

TANTE STAR, NEI CONTI VINCE LEBRON

Le stelle sono tante e luccicanti, ma è ancora la lega di Lebron James, 110 milioni di dollari che finiranno sul suo conto in banca, oltre 41 milioni di ingaggio e quasi 70 milioni da contratti pubblicitari. Sempre Lebron è al cinema con Space Jam 2, il sequel del film del 1996 che ha contribuito a edificare il mito di Michael Jordan. In generale, nonostante Covid-19, i dieci cestisti con il contratto più ricco della Nba incasseranno 714 milioni di dollari, +28% rispetto alla stagione passata, + 132% rispetto a dieci anni fa. La prova su carta del decollo della lega, che paga tantissimo le sue stelle provando a tenere sotto controllo i conti delle franchigie. Anche se il salary cap è salito a 112,4 milioni di dollari e così la tassa di lusso, ovvero le colonne d’Ercole per le franchigie: oltre quella cifra, per ogni dollaro se ne ne pagano tre in tasse, con limitazioni sul mercato. Il livello del salary cap sarà questo almeno fino alla firma del nuovo accordo sui diritti televisivi, la trattativa è sulla base di 75 miliardi di dollari in nove anni, mentre il contratto che scade nel 2025 ha visto corrispondere alla lega 24 miliardi di dollari, sempre in nove anni. Insomma, il prodotto piace, sempre di più all’estero, specie in Asia (Filippine), l’interesse degli sponsor è sempre alto, il valore delle franchigie ne risente in positivo: secondo Sportico, il valore medio è di 2,3 miliardi di dollari (dietro solo alla Nfl, 3,5 miliardi di dollari in media), con i New York Knicks società più preziosa (5,4 miliardi di dollari), mentre in fondo alla classifica ci sono i New Orleans Pelicans (1,3 miliardi di dollari). E per rendere la torta ancora più appetitosa, il commissioner della Nba, Adam Silver, pensa al secondo sponsor sulle casacche, che ha già portato in totale 150 milioni di dollari in un triennio alle 30 squadre.

NBA, NOVAX E DOLLARI

C’è anche la questione degli atleti NoVax, che rischia di essere affrontata anche da altri tornei major, dalla Nfl alla Premier League. Fa ancora discutere la posizione di Kyrie Irving dei Brooklyn Nets, ingaggio annuo da 41 milioni di dollari, che è stato messo fuori squadra perché contrario all’immunizzazione. Nello stato di New York non si accede nei palazzetti al chiuso senza il certificato di vaccinazione, Irving non ha fatto un passo indietro, i Nets hanno scelto la linea dura (Irving avrebbe potuto giocare le gare in trasferta), così come la Nba che mette all’angolo gli eversori del vaccino. Una questione soprattutto economica, la lega ha perduto, tra ticket, merchandising e diritti tv, circa quattro miliardi di dollari a causa della pandemia, per salvare una parte dei guadagni lo scorso anno si è chiusa in una bolla a Disney World, completando regular season e playoff. Quindi, nessuna concessione, zero deroghe alla legge del dollaro, un postulato dello sport americano.

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