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Amministrative, perde il centrodestra diviso (e non solo dal governo)

Un’autocritica (sebbene parziale) Giorgia Meloni la fa. “Credo si debba riconoscere che il centrodestra esce sconfitto da queste elezioni, ne siamo tutti consapevoli”. Ma non è che vada molto oltre. Perché alla fine la sconfitta a Roma del ‘suo’ Enrico Michetti e di Paolo Damilano a Torino – che portano sul 5 a zero il saldo con il centrosinistra nelle grandi città – a suo giudizio è colpa principalmente del fatto che la campagna elettorale non è stata fatta sui ‘temi che interessano la gente’ ma sullo spettro fascista nelle fila della destra.

Se la prende con il Pd che, dice, ha creato un clima da “lotta nel fango” e, tanto per cambiare, anche con la stampa rea a suo dire di inventare ogni giorno un derby con Matteo Salvini che, giura, non esiste. Non nega conflitti all’interno della coalizione, ma li lega più che altro alle diverse scelte fatte rispetto all’esecutivo. “I tre partiti hanno tre posizioni differenti. E’ evidente che soprattutto nel momento in cui un pezzo del centrodestra governa insieme al centrosinistra è normale che questo renda difficile creare un’alternativa chiara e possa creare disorientamento nell’elettorato del centrodestra, soprattutto nel secondo turno”.

Ma il punto è che la differenza di visioni ormai va ben oltre il semplice rapporto con il governo. Basta vedere quello che hanno detto i tre leader sugli scontri con i portuali di Trieste: per Salvini e Meloni “pacifici lavoratori” attaccati a causa di una cattiva gestione del Viminale, per Silvio Berlusconi invece persone che impediscono un servizio. E che dire del green pass con Fdi d’Italia contraria, la Lega divisa a metà e Forza Italia addirittura a favore dell’obbligo vaccinale? Per non parlare del fatto che spesso la sintonia su alcuni temi tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è più che altro frutto di quella competizione che la leader sovranista potrà anche negare ma che è condizionamento costante degli equilibri della coalizione. La stessa scelta del candidato a Roma lo dimostra, visto che com’è noto il segretario della Lega e Berlusconi avrebbero voluto Guido Bertolaso mentre Meloni ha insistito per Michetti. Questa, infatti, è la sua prima e indiscutibile sconfitta dopo mesi di andamento trionfale.

Non c’è dubbio che a uscire ‘ridimensionati’ da queste elezioni siano lei e Matteo Salvini. Ma i sondaggi continuano a dare il centrodestra in vantaggio e, soprattutto, Lega e Fratelli d’Italia staccati di pochi zero virgola. Ed è proprio questa stessa rivalità che potrebbe avere riflessi sul governo. Forza Italia sta benissimo dove sta e vanta la sua posizione di sostegno a Mario Draghi: peraltro gli unici candidati vincenti in questa tornata amministrativa sono due azzurri, Roberto Occhiuto in Calabria e Di Piazza a Trieste. Per la Lega le cose sono un po’ complicate e la difficile gestione del partito di lotta e di governo degli ultimi mesi lo dimostra. Con Giorgia Meloni che lo pungola e i consensi che scendono Matteo Salvini comincerà sul serio a rendere la vita del governo difficile?

Se è questione che preoccupa Mario Draghi non è dato sapere, di certo il premier – proprio come nel turno di due settimane fa – sceglie di mostrare una imperturbabile indifferenza alle marette nei partiti e di tirare dritto con l’azione di governo. Per tutta la giornata di oggi si è lavorato infatti a una cabina di regia che si dovrebbe tenere domani e che, già mercoledì, dovrebbe portare al Consiglio dei ministri sulla legge di Bilancio. Ed è già in quella occasione che Salvini potrebbe mettersi sulla linea barricadiera.

 

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