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Pnrr è una sigla ormai onnipresente nella nostra quotidianità. Se ne parla ovunque, il raggio dei finanziamenti e delle riforme traccia il profilo del futuro nazionale ed europeo da qui fino, almeno, al 2026.

I “giovani”, insieme alle donne, sono tra i principali destinatari delle misure del Piano. In questa categoria rientrano in maniera trasversale sia i giovanissimi (si pensi alle previsioni sugli asili nido) sia i giovani neodiplomati, sia quella fetta di popolazione di età compresa tra i 25 ed i 36 anni, che faticosamente cerca di barcamenarsi nell’attuale mercato del lavoro.

Quest’ultima categoria di “giovani” si trova ad affrontare in effetti una situazione particolarmente spinosa, la cui risoluzione costituisce a tutti gli effetti una necessità sociale e politica. Dopo la famosa bolla speculativa del 2008 e la parentesi montiana per rimanere all’interno degli stringenti parametri di Maastricht, il mercato del lavoro sembrava essere in via di ripresa. La pandemia ha segnato invece una drammatica battuta d’arresto, condannando i giovani della cosiddetta “Generazione Y” ad un futuro tanto immediato quanto incerto.

Tra i vari compiti a cui il Pnrr, e con esso il governo, è chiamato ad assolvere, quello effettivamente politico – nel senso più ampio e più alto del termine – di gestire una situazione che rischia di assumere i tratti dell’emergenza.

Prima un po’ di chiarezza: da dove vengono i finanziamenti del PNRR?

I finanziamenti vengono dal programma Next Generation EU, strumento temporaneo per la ripresa da oltre 800 miliardi di euro. È ripartito in diversi programmi, tra cui appunto il Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza (RRF) con 723,8 miliardi di euro e REACT-EU con 50,6 miliardi di euro

next generation eu

A seguire: Orizzonte Europa con 5,4 miliardi di euro, Fondo InvestEU con 6,1 miliardi di euro, Sviluppo rurale con 8,1 miliardi di euro, JTF-Fondo per una transizione giusta con 10,9 miliardi di euro, RescEU con 2 miliardi di euro.

Il REACT-EU è stato concepito in un’ottica di più breve termine (2021-2022) per aiutare le economie europee nella fase iniziale di rilancio. Il RRF abbraccia un lasso di tempo più lungo, arrivando fino al 2026

L’Italia ha chiesto 119,5 miliardi dal Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza e 13 miliardi nell’ambito del programma React Eu. Per ottenere questi fondi, il governo ha presentato alla Commissione Europea il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che illustra l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dall’Europa. La gestione e l’attuazione del Piano sono state definite con uno specifico decreto-legge. Ogni soggetto coinvolto è chiamato ad attuare gli interventi e le riforme di propria competenza.

Secondo una relazione pubblicata dal centro studi del Parlamento, si valuta l’impatto del Pnrr sull’economia del nostro Paese con una crescita dello 0,8%, portando il tasso di crescita potenziale nell’anno finale del piano all’1,4%. Di conseguenza, si legge nel rapporto, “l’impatto complessivo sul PIL nominale viene stimato pari a 3,6 punti percentuali in termini di scostamento rispetto allo scenario base nell’anno 2026. Ciò consentirà sia di ridurre il rapporto debito pubblico/PIL, sia di diminuire il tasso di disoccupazione”.

Cosa c’è per la GenY?

Il piano è stato realizzato seguendo le linee guida emanate dalla stessa commissione e si fonda su tre assi portanti: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.

Il Pnrr raccoglie i progetti di investimento in 16 componenti, a loro volta raggruppate in 6 missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Coesione e inclusione; Salute.

 

pnrr missioni

Come si può osservare, ai giovani non è dedicata alcuna specifica missione. Questo perché, in realtà, quasi ogni missione li tocca in maniera più o meno diretta. L’obiettivo del governo, quindi, sembra essere stato quello di includere i giovani in ogni aspetto del Piano, senza circoscrivere e limitare la possibilità di riforme ed investimenti di cui potrebbero beneficiare.

Tra le 6 missioni del Piano, tre rilevano in modo particolare per i giovani tra i 25 ed i 35 anni: la Missione 1, che punta ad ingrossare le file della PA di giovani specializzati; la Missione 4, che prevede una serie di importanti investimenti per giovani ricercatori e imprenditori; la Missione 5, che realizza un aumento delle misure di politica attiva del lavoro.

Missione 1, per una PA aperta

La Missione 1 si chiama “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”. Per la sua realizzazione sono stati stanziati 40,29 mld, suddivisi tra le tre componenti della missione: Digitalizzazione, innovazione e sicurezza PA (9, 72mld); Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (23,89mld); Turismo e Cultura (6,68mld).

pnrr missione 1

Nella componente 1, sono elencante una serie di previsioni che dovrebbero favorire e accelerare l’ingresso dei giovani qualificati nella Pubblica Amministrazione.

La prima è la creazione di una nuova piattaforma digitale che, mettendo a disposizione delle amministrazioni i profili e i curriculum dei candidati, velocizzerà e semplificherà le procedure di preselezione.

Accanto alle necessarie misure di snellimento burocratico, l’istituzione di programmi dedicati al reclutamento di giovani altamente qualificati: i Programmi alti profili. L’obiettivo di questa misura è molto semplice, eppure vitale per l’occupazione giovanile e la salute della PA: inserire le giovani eccellenze nelle amministrazioni con percorsi rapidi, a cui far seguire una formazione ad hoc. Più spazio e percorsi più rapidi quindi per giovani con un dottorato di ricerca, master, esperienza internazionale. Questo processo sarà favorito dalla possibilità, prevista dal Piano, di concludere accordi con Università, centri di alta formazione e ordini professionali per favorire la selezione e l’assunzione rapida dei migliori profili specialistici. E il governo in questo senso si è già mosso: l’articolo 10 del decreto-legge 44/2021 ha introdotto meccanismi semplificati per le procedure di concorso già bandite, con un ampio ricorso al digitale.

Il Pnrr prevede inoltre l’attivazione di un Piano straordinario di assunzioni in supporto ai giudici, con cui assumere a tempo determinato giovani con specifici profili professionali, in supporto ai giudici nell’evasione delle pratiche procedurali pendenti. In particolare, le risorse stanziate saranno destinate a due tipologie di assunzioni. Un contratto triennale per circa 1.600 giovani laureati (750 diplomati specializzati e 3.000 diplomati) che andranno a costituire lo staff amministrativo e tecnico a supporto degli uffici giudiziari. Un contratto a tempo determinato per circa 16.500 laureati in legge, economia e commercio e scienze politiche, che formeranno lo staff dell’Ufficio del processo.

Anche la Componente 3, dedicata a cultura e turismo, reca una speciale previsione per i giovani: la Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia, finanziato per 358 milioni. Scopo della Sezione sarà quello di facilitare l’accesso al credito per i giovani che intendono avviare una propria attività nel settore terziario.

Missione 4, Università, ricerca e impresa

La Missione 4, denominata Istruzione e ricerca, con stanziamenti pari a 30,88mld, è ripartita in due componenti: Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università (19,44mld); Dalla ricerca all’impresa (11,44mld).

missione 4 pnrr

Ad essere toccati dalle previsioni del Pnrr, una rosa anagrafica più ampia. La componente 1, infatti, riguarda quella fetta di giovanissimi che hanno appena concluso il percorso liceale, e si affacciano al mondo della formazione professionalizzante o accademica. In questo tracciato si muove la riforma ed il finanziamento degli ITS, il rafforzamento delle competenze STEM, le politiche di accesso e diritto allo studio che prevedono l’ampliamento degli alloggi per fuorisede e l’aumento delle borse di studio per studenti meritevoli. Il fil-rouge di tutte queste misure è attuare un generale processo di ristrutturazione e svecchiamento dell’università, agganciandola alle necessità del mercato e delle imprese, in un’ottica di ammodernamento e digitalizzazione.

Ma anche in questa componente sono presenti misure rivolte alla generazione tra i 25 ed i 35, dunque neolaureati e giovani aspiranti dottori di ricerca. Per i primi, è di grande importanza la Riforma delle lauree abilitanti, che ha ricevuto pochi giorni fa il sì del Senato e che permetterà ai giovani dentisti, farmacisti, veterinari e psicologi, di far coincidere l’esame di laurea con l’esame di Stato, semplificando e velocizzando sensibilmente l’accesso al mondo del lavoro.

Per i secondi è prevista invece una riforma ed un generale potenziamento dei dottorati. Questa misura si concretizza in più borse di dottorato da una parte, e nel coinvolgimento di soggetti esterni all’università dall’altra. Per questo verrà emanato entro il 2021 un Decreto Ministeriale con il preciso scopo di costruire percorsi dottorali che non siano finalizzati alla sola carriera accademica.

La Riforma sarà accompagnata da un cospicuo investimento per aumentare il numero dei dottorati di ricerca e, quindi, dei ricercatori. Questo servirà, nei piani del governo, a colmare il profondo gap tra l’Italia e gli altri paesi dell’UE, sia per quanto riguarda il numero di dottorati attivi, sia per quanto riguarda il divario tra l’alto livello di competenza dei dottori di ricerca e la misera offerta professionale disponibile.

Concretamente: il progetto mira ad aumentare di 3.600 unità i dottorati attivando tre cicli a partire dal 2021, ciascuno dotato di 1.200 borse di studio. La misura prevede anche, in collaborazione con il Ministero della Cultura, il finanziamento di cicli di dottorato (si parla di 600 borse di dottorato) destinati all’efficientamento della gestione e dello sviluppo dell’enorme patrimonio culturale del paese. L’attuazione della misura sarà a carico del MUR.

La componente 2, si rivolge invece ai giovani ricercatori e imprenditori, categorie che a quanto pare il Pnrr cerca di far avvicinare sempre di più. Tra le priorità di questa parte del Piano, i finanziamenti ai progetti di ricerca presentati da giovani ricercatori, per trattenerli all’interno del sistema economico nazionale.

dottorati pnrr

La misura, implementata dal MUR, punta a sostenere le attività di ricerca di 2100 giovani ricercatori – sul modello dei bandi European Research Council e Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowships – per consentirgli di maturare una prima esperienza di responsabilità di ricerca. Una parte del contributo sarà peraltro vincolata all’assunzione di almeno un ricercatore “non-tenure-track”, ossia ricercatori che non possono ancora essere professori ordinari, ma solo professori associati o – a scendere – ricercatori. Un’altra parte del contributo sarà invece rivolto all’internazionalizzazione della ricerca, finanziando periodi di mobilità per attività di ricerca o didattica all’estero.

Accanto, si trova il finanziamento di partenariati allargati estesi a Università, centri di ricerca, imprese e finanziamento progetti di ricerca di base. Questo investimento, sempre implementato dal MUR, finanzierà fino a un massimo di 15 programmi di ricerca e innovazione, realizzati da partenariati allargati a Università, centri di ricerca e imprese. L’investimento medio in ogni programma sarà di circa 100 milioni di euro. È previsto per ogni programma un contributo tra i 5 ed i 20 milioni di euro per ogni progetto, un contributo tra i 15 ed i 25 milioni di euro per l’assunzione di ricercatori a tempo determinato, l’impiego di 100 ricercatori circa. Una manovra importante, che accoglie anche le istanze di lotta al gender gap nelle università: l’attuazione di questa misura porterà in su la percentuale di ricercatrici a tempo determinato, dall’attuale 34% al 40%.

E c’è anche un importante finanziamento alle Startup innovative, integrando le risorse del Fondo Nazionale per l’Innovazione (lo strumento gestito da Cassa Depositi e Prestiti per sostenere lo sviluppo del Venture Capital in Italia). Così sarà possibile ampliare la platea di imprese innovative beneficiarie del Fondo, finanziando anche investimenti privati.

 L’investimento, implementato dal MiSE, consentirà di sostenere 250 piccole e medie imprese innovative con investimenti per 700 milioni di euro. Lo scopo è ovviamente privilegiare l’accesso al mondo dell’impresa dei giovani imprenditori, il cui numero, in Italia, è sceso drasticamente ed inesorabilmente nel corso degli ultimi dieci anni.

Missione 5, stabilità per i giovani

Infine, la Missione 5, chiamata “Inclusione e coesione”, per cui vengono stanziati 19,81 miliardi. È divisa in tre componenti: Politiche per il lavoro (6,6mld), Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore (11,17mld) e Interventi speciali per la coesione territoriale (1,98mld).

In particolare, la componente 1 tocca i lavoratori in transizione e disoccupati, i lavoratori irregolari – in maggioranza giovani – e le famiglie under 35. E lo fa grazie a vari strumenti. Il primo è l’ampliamento delle misure di politica attiva del lavoro, nell’ambito del nuovo “Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL)”. Finanziato con 4,4 miliardi del Recovery plan, punta a reinserire 3 milioni di persone nel mercato del lavoro entro il 2025, di cui il 75% appartenenti a categorie particolarmente colpite, tra cui naturalmente rientrano i giovani under 30. Partito grazie ad un decreto interministeriale firmato dai ministri Orlando e Franco, ha già assegnato i primi 880 milioni alle Regioni, titolari delle politiche attive (come previsto dalla Costituzione).

Il secondo e altrettanto centrale Piano Nazionale per la lotta al lavoro sommerso (cioè del lavoro in nero). Questa misura, oltre ad essere un fondamentale strumento di giustizia sociale, riguarda i giovani molto da vicino. I dati sono noti: l’incidenza sul sul PIL del lavoro irregolare è, in media, del 4.5% (pari a 79 milioni di euro circa) e riguarda in larga parte il settore terziario, che occupa infatti i tre quarti dei lavoratori informali. Essendo questo il settore d’elezione per chi entra nel mercato del lavoro, è evidente come la fetta maggiore di questa tipologia di lavoratori sia costituita proprio da giovani under 30, privi non solo di possibilità di stabilità futura, ma anche delle garanzie basilari dovute ad ogni lavoratore.

Istat, dati lavoro sommerso
Report Istat, “L’economia non osservata nei conti nazionali, anni 2016-2019”, pubblicato il 18 ottobre 2021.

Il terzo strumento è invece il binomio formazione-lavoro. La missione 5 mira, infatti, a promuovere l’acquisizione di nuove competenze da parte delle nuove generazioni, mediante il rafforzamento del “Sistema Duale”, dell’istituto dell’apprendistato, e il potenziamento del “Servizio Civile Universale” per i giovani tra i 18 e i 28 anni.

Nello specifico, il sistema duale vuole a fare delle università e degli istituti tecnici della scuola superiore una porta di accesso diretto alle professioni e al lavoro nell’impresa. Il progetto, che dispone di un ammontare complessivo di 600 milion di euro, è di introdurre e sviluppare corsi di formazione che rispondano alle esigenze delle imprese e del tessuto produttivo locale, riducendo così il mismatch tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e i programmi formativi del sistema di istruzione e formazione (con particolare attenzione alle aree più marginali e periferiche del paese). Le risorse saranno erogate dalle Regioni, principalmente sulla base del numero degli studenti iscritti nei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, rilevato dall’Inapp sulla scorta del monitoraggio effettuato dalle Regioni e Provincie Autonome. All’interno del rafforzamento del sistema duale, si colloca anche il potenziamento dell’istituto dell’apprendistato (detto appunto apprendistato duale), che permette ad un giovane di conseguire un titolo di studio (qualifica o diploma professionale o diploma secondario) sia frequentando un centro di formazione professionale sia attivando un vero contratto di lavoro a cui è associata per legge una quota di formazione pari a 500 ore all’anno.

Per quanto riguarda invece il Servizio Civile, il Pnrr prevede che il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile Universale dispongano di 650 milioni di euro per il periodo 2021- 2023, coinvolgendo i giovani di età compresa tra i 18 ed i 28 anni in quello che il testo del Piano definisce, giustamente, un essenziale “strumento di apprendimento non formale dei giovani”.

E infine, a corollario del piano, un quarto strumento che supporta l’autonomia finanziaria degli under 35: la previsione di agevolazioni fiscali per la locazione dell’abitazione principale per le giovani coppie composte da soggetti aventi ambedue età non superiore a 35 anni alla data di presentazione della domanda.

Non solo il Piano

Sempre nel solco delle priorità del Pnrr, ulteriori misure, non direttamente menzionate nel piano, ma in linea con i suoi obiettivi: risorse per aiutare gli under 36 a contrarre un mutuo per acquistare una casa e l’introduzione di premialità per le assunzioni di donne e giovani, sia nel pubblico che nel privato – come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la presentazione del Pnrr. Obiettivo dell’esecutivo: garantire stabilità agli under 36.

La questione del mutuo per i giovani è stata infatti fatta oggetto dell’articolo 64 del dl 73/2021. Gli under 36 con Isee non al di sopra dei 40mila euro annui, potranno fare richiesta per ottenere la garanzia di Stato sull’80% della quota capitale del mutuo per la prima casa (si potrà fare domanda dal 24 al 30 giugno 2022) e, inoltre, potranno beneficiare dell’esenzione dalle imposte di registro, ipotecarie e catastali.

Nel dl 77/2021 – altresì noto come Decreto Semplificazioni – è invece specificato a chiare lettere che le imprese partecipanti alle gare pubbliche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano Nazionale Complementare, con un numero di dipendenti da 15 in su, devono presentare alla Stazione Appaltante una relazione sulla situazione di personale per accertare il rispetto delle pari opportunità nell’azienda. E di contro, le Stazioni Appaltanti nei bandi di gara, negli inviti e nelle gli avvisi pubblici, devono inserire delle premialità, cioè delle clausole dirette che premino quelle aziende che promuovono la parità di genere, l’assunzione di giovani di età inferiore a 36 anni e l’imprenditoria giovanile

Draghi

Tante sono le sfide che il governo Draghi si trova ad affrontare, tante sono le previsioni – le riforme, gli investimenti, le trasformazioni – del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Pur non essendo esente da criticità, il Piano è uno strumento irrinunciabile ed essenziale per la ripresa economica del Paese. 

Un ripresa che, per una volta, non lasci indietro quella fetta di popolazione che ha maggiormente risentito di un mercato del lavoro reso di fatto inaccessibile sia dalle crisi fisiologiche del sistema economico globale, sia da politiche occupazionali miopi.

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