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Il rischio truffe del Superbonus 110%

Le maglie larghe dei bonus edilizi ed energetici, Superbonus 110% compreso, tra rischio truffe, tempi stretti e carenza di materie prime. La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2021.

 

ERA IL SECONDO FIORE del bouquet elettorale del Movimento 5 Stelle, accanto al reddito di cittadinanza. Ma ora, proprio mentre sembra stia dando il meglio di sé con quasi quarantamila cantieri aperti, il superbonus energetico (il cosiddetto Superbonus 110%) rischia di scontrarsi contro ostacoli inaspettati.

 

Nell’immediato pesa, curiosamente, una congiuntura troppo favorevole, che mette a rischio anche i rifornimenti dei materiali e quindi il completamento dei lavori nei tempi di legge. In prospettiva, un contenzioso imponente fra Stato, proprietari e addetti ai lavori a causa di alcuni varchi aperti dalle ultime novità introdotte in estate con il decreto semplificazioni. E nelle discussioni in corso per una possibile proroga avrà il suo spazio anche la richiesta di una sanatoria per le mini-irregolarità che arriva dal numero uno della Fillea Cgil.

 

LE REGOLE DEL GIOCO

Il bonus energia, introdotto con la legge 34 del 2020, è una procedura win win win, in grado cioè di accontentare tutta la filiera delle costruzioni: proprietari, imprese, banche e professionisti e anche gli amministratori di condominio. E non potrebbe essere altrimenti, visto che le regole del Bonus 110 sono state scritte da uno del mestiere. L’allora ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, pentastellato oggi transitato all’Agricoltura, è un ex ingegnere edile che si occupava di opere pubbliche.

 

Da libero professionista, in quel di Trieste, i pregi e i difetti del sistema immobiliare italiano ha avuto modo di conoscerli: la vetustà e scarsa qualità delle case; la parsimonia, se non la spilorceria dei proprietari, specie se chiamati a spendere sugli spazi comuni; le lungaggini dei rimborsi fiscali e lo scarso dimensionamento delle imprese del settore, per lo più poco pronte ad affrontare lavori importanti, oltre le mura del singolo appartamento. Patuanelli, insieme a banche, associazioni di costruttori e sindacati, ha trovato una risposta per tutti.

 

Tanto per cominciare, con il bonus del 110% lo Stato ti rimborsa più di quanto spendi se fai aumentare l’efficienza energetica e la resistenza antisismica degli immobili o il 90% se fai la manutenzione straordinaria senza aumentare l’efficienza energetica cambiando finestre, caldaia o mettendo il cappotto all’immobile o consolidando le murature. Quel 10% in più crea un margine per dare flessibilità nell’implementazione dei lavori che si aggiunge “ai generosi prezzari pubblici presi a riferimento per la quantificazione dei lavori da rimborsare”, spiega un professionista del settore.

 

Di più. Patuanelli ha anche pensato a chi non ha i soldi. I proprietari possono cedere, fin da subito, il credito fiscale per il quale altrimenti avrebbero dovuto aspettare 5 o 10 anni. Puoi fartelo scontare dall’azienda a cui hai affidato i lavori o venderlo a una banca, o anche cederlo a un fornitore o a un gestore di crediti. Lo sconto dei crediti costa dal 7 al 12%, per il cosiddetto superbonus, o fra il 15 e il 20% per le normali ristrutturazioni, che hanno tempi più lunghi di recupero. Si tratta di indicazioni che Fortune Italia ha raccolto da intermediari diversi: Poste, Unicredit e Popolare di Pesaro.

 

È così che le imprese hanno potuto allungare il passo: ottenuti i lavori dal condominio e il timbro dall’Agenzia delle entrate, le aziende hanno firmato uno o più contratti con la banca che gli ha fornito un finanziamento ponte, che verrà saldato con il credito fiscale. Lo Stato, poi, attraverso l’Agenzia dell’entrate o l’Enea farà controlli a campione sull’effettivo realizzo e qualità dei lavori fatti.

 

Ci sono poi gli ultimi affinamenti delle norme, introdotti in agosto con il decreto semplificazione. Prevedono l’aggiramento di uno dei colli di bottiglia della procedura, un muro apparentemente insormontabile: quello della regolarità urbanistica degli immobili da finanziare. Dopo il decreto legge 77 del 2021, scrive in una nota l’Ufficio parlamentare del bilancio, “è possibile attestare gli estremi del titolo abilitativo che ha previsto la costruzione dell’immobile rendendo non più necessaria l’attestazione dello stato legittimo”. Una sorta di autocertificazione del diritto al bonus e, al tempo stesso, una porta spalancata ai furbi.

 

Era il passaggio che aveva ingolfato il meccanismo. Da un lato, gli uffici comunali sommersi da richieste di documentazione che non erano in grado di soddisfare. Dall’altro lato, i proprietari bloccati dalla paura di far emergere abusi da sanare a caro prezzo, prima di poter accedere ai finanziamenti. Così si è deciso che i proprietari potranno procedere con una sorta di autodichiarazione. La documentazione sarà presentata, su richiesta, al momento di eventuali controlli. Nel frattempo, erano anche stati abbassati i quorum necessari per dare il via libera ai lavori nelle assemblee condominiali. Snellimenti procedurali di cui dà conto l’associazione dei costruttori, Ance, nelle sue ultime proiezioni congiunturali.

 

“A partire dai mesi estivi, si registra una fortissima accelerazione favorita anche dai primissimi effetti delle semplificazioni previste dal decreto varato dal governo, fortemente richieste dall’Ance: basti pensare che, nei mesi di luglio e agosto 2021, risultano interventi legati al superbonus per un ammontare complessivo di oltre 2 mld (si passa da 3,5mld a 5,7mld, dei quali 3,9 mld già realizzati)”. Di qui la richiesta del presidente Gabriele Buia di “una proroga dello strumento” anche perché il bonus facciate scade a fine anno e il superbonus nell’estate del 2022, e quindi il tempo per avviare e chiudere nuovi cantieri inizia a mancare. E anche perché ci sono in tutto quasi 14 mld stanziati, di cui solo 9 impegnati, ma soprattutto per il surriscaldamento che si incomincia ad avvertire sugli ingranaggi della filiera.

 

IL RISCHIO TRUFFE

Nessuno a microfoni accesi conferma l’esplosione di fatturati di ditte poco note anche a livello locale, senza depositi, materiali e addetti, che fanno incetta di progetti. O l’iperattivismo di singoli amministratori di condominio. E nessuno vuole parlare dei rischi di possibili frodi. Tutti si trincerano dietro le garanzie della responsabilità penale prevista per i professionisti che asseverano i progetti da finanziare e le garanzie offerte dalle polizze assicurative imposte ai tecnici. Ma con tutta questa carta in vendita è difficile non avere pensieri. È vero che il controllo informatico è cresciuto, ma è altrettanto vero che “a distanza di anni è difficile fare il controllo sui materiali utilizzati per un consolidamento”, spiega un addetto ai lavori.

Fino a ora a muoversi sono stati soprattutto “i proprietari di piccoli immobili, per lo più unifamiliari e fuori dai centri cittadini”, racconta Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea-Cgil. Da sindacalista e cittadino constata che i grandi condomini periferici sono rimasti imbrigliati dai tempi delle assemblee e della dialettica condominiale, quasi sempre poco propensa a spendere: “I grandi complessi residenziali delle periferie si stanno incominciando a muovere solo adesso e forse ci sarebbe bisogno di più tempo e anche di una qualche forma di sanatoria che liberi i proprietari dal rischio di vedersi negare i fondi o dover pagare penali e oneri per i piccoli abusi”.

 

Così, secondo il dirigente sindacale, si potrebbe aprire la porta a una ulteriore platea di pretendenti che rischia, però, di non poter essere assorbita dalla filiera. Perché già oggi, ammette Genovesi “mancano 90 mila addetti” dopo le riduzioni di circa 650.000 lavoratori degli ultimi anni. Carenza che si manifesta proprio mentre nel settore è in corso una grande abbuffata e qualcuno teme il blocco intestinale.

 

Una fortunata, se non unica, coincidenza astrale ha riversato sull’edilizia la forza motrice di tre trattori, spiega l’architetto Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, uno dei più affermati centri studi sul settore, che hanno fin da subito stigmatizzato la “generosità del bonus” e al momento non vedono spazi per una “proroga”.

 

Oggi il mondo delle costruzioni si muove fra depressione ed euforia: “Stava godendosi il rimbalzo post lockdown, anche se il blocco causato dalla pandemia ha avuto un impatto minore rispetto ad altri settori, poi si è aggiunta la domanda pubblica per le grandi opere tornata a livelli che non si vedevano da anni: nel 2018 e 2019, il numero di bandi e affidamenti è tornato ai livelli di inizio secolo. Infine, è arrivata la domanda legata ai bonus. Sui prezzi di acciaio, rame e alluminio questi segnali si stanno già sentendo come pure sui fattori della produzione, la forza lavoro, perché mancano 250.000/300.000 addetti e forniture”. Con la ripartenza della Cina e degli Usa è difficile far arrivare un container di merci.

 

La versione originale di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di ottobre 2021. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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