Fedez è un rapper. No, Fedez è un influencer. Fedez è un imprenditore. Fedez vuole fare politica. Mentre ci si interroga su quale sia il mestiere vero, o almeno prevalente, di Federico Leonardo Lucia, l’operazione di marketing costruita intorno al suo nome continua a produrre denaro e consenso, due variabili della stessa equazione.
C’è da dire che qualunque cosa faccia e in qualunque modo la faccia, i risultati gli danno ragione. Basta pensare a cosa si sta muovendo intorno alla notizia della registrazione di un dominio internet, quello fedezelezioni2023.it, da parte della società ZDF, che appartiene al rapper.
Una nuova trovata per promuovere se stesso e il nuovo disco o la prima mossa di una discesa in campo in uno spazio, quello della politica italiana, sempre più contendibile e colonizzabile da proposte che arrivano fuori dall’ammaccata cerchia dei partiti tradizionali?
Nel primo caso, il successo è assicurato. La forza del personaggio Fedez va oltre la sua caratura musicale da sempre e il suo ruolo di influencer va alimentato continuamente.
La seconda ipotesi, il reale impegno in politica, andrebbe misurato e valutato anche guardando alla parabola del Movimento Cinquestelle, nato intorno a Beppe Grillo, cresciuto sulle ali di un consenso inimmaginabile e normalizzatosi in un partito che cerca ancora la sua identità. Può Fedez essere un nuovo Grillo? Visto l’attuale contesto politico, non sembra un’assurdità.
Fedez, però, non sarebbe solo un artista che si lascia irretire dalla fascinazione della politica, intesa come legittimazione del consenso ed esercizio del potere. Fedez è soprattutto un imprenditore, che ha al suo fianco un’altra imprenditrice di grande successo, la moglie Chiara Ferragni. Per questo, al netto del clamore da social, la semplice notizia della registrazione di un dominio internet interroga su tema più alto: il rapporto che c’è tra consenso, capacità di orientarlo e influenzarlo, mezzi a disposizione, ricadute sulla politica e sulla società.
Probabilmente, Fedez sta solo continuando a promuovere se stesso. Ma ragionare, in termini economici e anche politici, sul cambiamento ormai irreversibile delle logiche e dei canali del consenso aiuterebbe comunque a comprendere meglio una realtà che si muove molto più rapidamente delle capacità di analisi che stiamo dimostrando.
