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Bce, Lagarde: sostegno alla politica monetaria anche dopo Covid

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“Anche dopo la fine dell’emergenza pandemica, sarà comunque importante che la politica monetaria, compresa l’opportuna calibrazione degli acquisti di obbligazioni, sostenga la ripresa in tutta l’area euro e un ritorno sostenibile dell’inflazione al target del 2%”. Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea, in audizione oggi al Parlamento europeo, ribadisce la presa di posizione dell’istituto in vista dell’appuntamento più atteso, quello del prossimo 16 dicembre, quando si riunirà il Consiglio direttivo che dirà la sua sull’acquisto dei titoli di Stato.

Ad ora, nessuna “stretta finanziaria” è in programma.” Perché, spiega, “in un momento in cui il potere d’acquisto è già compresso dall’aumento delle bollette dell’energia e del carburante, un indebito inasprimento delle condizioni di finanziamento non è auspicabile e rappresenterebbe un ingiustificato ostacolo alla ripresa”. Per Lagarde è il programma di acquisto dei titoli che “continua a salvaguardare condizioni di finanziamento favorevoli per tutti i settori dell’economia”. E quanto ai tassi di interesse fa sapere che “nella guida prospettica” ci sono delle “condizioni che devono essere soddisfatte prima che inizino a salire”. E “nonostante l’attuale balzo dell’inflazione, le prospettive a medio termine rimangono contenute, quindi è molto improbabile che tali condizioni vengano soddisfatte il prossimo anno”. Ergo: i tassi di interesse non risaliranno nel 2022.

Dunque, nelle scelte di Froncoforte resteranno in vigore gli accomodamenti e i tassi ufficiali invariati fino a quando il quadro non muterà. Ovviamente, vale per tutti la variabile che potrebbe far ‘saltare’ i programmi, ovvero Covid 19. Una nuova impennata del virus rallenterebbe l’economia e comprometterebbe quanto fatto fino ad oggi. In ogni caso, sull’inflazione le previsioni stanno cambiando: “Si modererà il prossimo anno, ma ci vorrà più tempo di quanto inizialmente previsto”. Cosa significa? Diciamo che “a medio termine l’obiettivo simmetrico del 2%” non verrà raggiunto. Le difficoltà sono quelle che sottolinea la numero uno dell’Eurotower: “i prezzi dell’energia” che “continuano a salire e i problemi negli approvvigionamenti”. Se permangono, “l’inflazione potrebbe rimanere più elevata” e questo comporterà “salari e prezzi più alti”. Ma la Bce è ottimista: non ci sono “evidenze” che questo possa accadere “per i salari negoziati”. E la “la crescita dei salari” per l’anno venturo “potrebbe aumentare ma leggermente”, sicché “il rischio di effetti di ‘second round’ rimane limitato”.

Intanto c’è chi pensa – molti analisti finanziari ne sono convinti – che l’immissione di liquidità e di moneta a debito possa diventare un boomerang generato proprio dalle politiche espansive delle banche centrali. Ma come abbiamo visto, sul pericolo inflazione la Bce mantiene toni rassicuranti. Christine Lagarde ritiene che il quadro di Stati Uniti ed Europa sia diverso: “Non navighiamo alla stessa velocità. Negli Usa siamo a un tasso del 6,2% a ottobre, da noi al 4,1%. Se si escludono i prezzi dell’energia e gli alimentari si vede che la differenza si acuisce: il tasso è del 4,6 negli Usa e del 2,1% nella zona euro, un po’ al di sopra dell’obiettivo ma entro un margine gestibile”. Per Francoforte “negli Usa i prezzi hanno subito un incremento trasversale, non è così per noi”.

In Ue e nella zona euro l’aumento riguarderebbe settori limitati. Ma su quanto la fiammata inflazionistica durerà non tutti sono d’accordo. Potrebbe avere caratteristiche tali da prolungarsi oltre le previsioni e, in tale caso, anche la Bce potrebbe essere costretta nel medio-lungo termine a rivedere le politiche messe in atto. Per ora, l’anno da cui il board si attende un sostanziale cambiamento del quadro economico, con conseguenti aggiustamenti delle scelte di politica monetaria, dovrebbe essere il prossimo. “La carenza di materie prime, attrezzature e manodopera pesa sulla produzione manifatturiera indebolendo le prospettive a breve termine. Sebbene la durata dei vincoli all’offerta sia incerta, è probabile che persistano per diversi mesi e si attenuino gradualmente solo nel corso del 2022”. Sui prezzi dell’energia, ad esempio, un allentamento è previsto “dalla prima metà” dell’anno nuovo.

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