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“Niente smart working? Mi licenzio”: i numeri della Great Resignation Usa

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Di Lance Lambert – The Great Resignation, la grande ondata di dimissioni post pandemiche, sta prendendo piede. Venerdì scorso si è appreso che il tasso di licenziamenti ha raggiunto un nuovo record, con 4,4 milioni di lavoratori statunitensi che hanno lasciato volontariamente il lavoro a settembre. I fattori che contribuiscono a questo fenomeno sono numerosi. Un frenetico mercato del lavoro. I casi di stress. I pensionamenti.

Ma c’è qualcos’altro in gioco: alcuni lavoratori sono semplicemente arrabbiati per il rischio di dover dire addio al lavoro da casa e alla flessibilità degli orari.

Per vedere quale sia il ruolo che stanno giocando lo smart working e la flessibilità del lavoro in questo trend, Fortune ha contattato Future Forum, un consorzio sostenuto da Slack, che ha fornito accesso esclusivo al recente sondaggio su oltre 10.569 knowledge worker (ruoli professionali collegati con le tecnologie dell’informazione, insegnanti, avvocati, medici, eccetera) o impiegati qualificati di tutto il mondo.

Ecco cosa si scopre, leggendo il sondaggio.

I numeri da conoscere

76%

…dei knowledge worker vuole flessibilità riguardo il luogo in cui si lavora. Il 93% vuole flessibilità sul ‘quando’ si lavora.

66%

… dei dirigenti afferma che stanno progettando scelte per la forza lavoro post-pandemia con pochi o nessun input diretto da parte dei dipendenti. Tuttavia, la stessa cifra (66%) dei dirigenti afferma di essere ‘molto trasparente’ per quanto riguarda le loro decisioni ‘post-pandemia’.

42%

… dei non dirigenti afferma che il proprio datore di lavoro è chiaro e trasparente riguardo alle sue politiche ‘post-pandemia’.

17%

… dei non dirigenti dice che in un mondo ideale vorrebbe essere in ufficio tutti i giorni. Tra i dirigenti, questa cifra è del 44%.

57%

… dei knowledge worker afferma di essere disponibile a cercare un nuovo lavoro nel 2022.

71%

… dei knowledge worker che non è soddisfatto del livello di flessibilità del proprio ruolo attuale dice che prenderebbe in considerazione la ricerca di un nuovo lavoro nel 2022.

6,6 volte

… Quanto più è probabile che i lavoratori convinti che il proprio orario non sia flessibile affermino anche di essere affetti da stress da lavoro.

 

Il quadro generale

 

I lavoratori vogliono più flessibilità e controllo su dove lavorano e sono disposti a dimettersi, per questo motivo. Tra tutti i lavoratori, infatti, il 57% è aperto all’ascolto delle offerte di lavoro, per il prossimo anno. Questa cifra diventa uno sbalorditivo 71% tra i lavoratori che non sono soddisfatti del loro attuale livello di flessibilità.

 

Qualche spunto più approfondito

 

1 – Lo stress sta portando i lavoratori al ‘burn out’

Proprio l’anno scorso, la disoccupazione negli Stati Uniti era al suo livello più alto dalla Grande Depressione. Sforzandosi di mantenere il proprio posto di lavoro, i lavoratori hanno iniziato ad assumersi responsabilità extra, qualcosa a cui molti di loro si aggrappano oggi, anche se l’economia americana è entrata in uno dei suoi periodi più solidi di sempre. Questo spiega perché il 19% dei lavoratori afferma che il proprio stress correlato al lavoro è ‘scarso’ e un altro 33% afferma che è ‘giusto’.

Un modo per risolverlo? Forse maggiore flessibilità lavorativa. Dopotutto, Future Forum rileva che i lavoratori che affermano che il loro programma non è flessibile hanno 6,6 volte più probabilità di soffrire di stress da lavoro.

 

2 – Non c’è solo una ragione per cui così tanti lavoratori bramano il lavoro da casa.

Tra tutti i knowledge worker, il 71% dei dipendenti preferirebbe un programma ibrido o interamente remoto. Ma il motivo varia da un caso all’altro. La ragione più comune è avere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata (35%), seguito dal non dover fare il pendolare (25%) e ottenere più tempo per lo svago (21%). Un altro 18% cita di avere più tempo per prendersi cura dei propri obblighi familiari/personali.

Ma indipendentemente dal motivo, i datori di lavoro devono ascoltare. Due terzi dei dirigenti affermano che le loro politiche sulla forza lavoro post-pandemia hanno poco o nessun input diretto da parte dei dipendenti. In un’economia con il più alto ‘tasso di dimissioni’ nella storia recente, questo potrebbe essere un enorme errore di calcolo.

 

 

*Metodologia: il sondaggio Future Forum Pulse è stato condotto ad agosto su un pubblico di 10.569 ‘knowledge worker’ o ‘impiegati qualificati’ in Australia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti.

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