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Ama, il paradosso del bonus anti assenteismo

Pulire Roma è una priorità assoluta. La determinazione a farlo con ogni mezzo è un approccio necessario ma quello dei bonus anti assenteismo all’Ama è un paradosso che rasenta l’assurdità. Pagare per disincentivare le assenze è la resa, formale, a un sistema malato. Viene istituzionalizzata l’assenza immotivata e viene premiato il comportamento ‘normale’, recarsi al lavoro quotidianamente, per cui si è già regolarmente retribuiti.

Gli addetti ai rifiuti di Roma potranno contare su 360 euro per zero assenze in 50 giorni, 260 per 3 assenze. Ma viene pagato di più anche chi si limita a una settimana di assenza nelle prossime sei, con 200 euro di bonus.

Puntare a ridurre le percentuali insostenibili di assenteismo tra i dipendenti Ama è necessario, indispensabile. Farlo in questo modo ha il duplice, perverso, effetto di sottostare a un ricatto difficile da disinnescare, ‘se non mi dai il bonus non vengo a lavorare’, e di mortificare il valore del contratto di lavoro, perché il rapporto tra salario, assenze e premi non deve essere affidato alle iniziative estemporanee.

Il primo aspetto è quello più immediato. L’idea stessa che il lavoratore vada premiato perché rispetta il proprio impegno di lavoro, regolarmente contrattualizzato, apre uno scenario che discrimina tutte le altre categorie, anche solo rimanendo nell’abito dei servizi pubblici. E la banale constatazione che l’inefficienza paga, perché pur di limitare i danni della piaga assenteismo si premia chi presumibilmente è abituato a lavorare con il contagocce, diventa difficilmente contestabile.

L’altro aspetto ha anche ripercussioni sul piano sindacale e sull’equità fra gli stessi addetti alle pulizie di Roma. Chi ha sempre lavorato e per ragioni di salute, o per qualunque altra ragione valida, sarà costretto ad assentarsi nelle prossime settimane sarà penalizzato rispetto a chi, grazie al bonus, troverà finalmente conveniente fare il proprio dovere.

Pensando a un piano di lavoro straordinario per pulire Roma, non sarebbe stato meglio pagare gli straordinari a chi è disposto a lavorare di più, magari offrendo la possibilità di farlo a chi, fino a ieri, si è assentato meno?

C’e’ una differenza sostanziale, a parità di risorse impiegate, tra un bonus pagato per non stare a casa e uno straordinario pagato per lavorare di più. E non serve un fine giuslavorista per capirla. Basterebbero un management lucido e relazioni industriali sane.

 

 

 

 

 

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