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Rischio idrogeologico, una montagna di soldi inutilizzati

rischio idrogeologico

Nonostante il ‘ProteggItalia’, gli interventi contro il rischio idrogeologico monitorati dalla Corte dei conti sono quasi fermi. La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2021-gennaio 2022.

UN NOME ALTISONANTE: ProteggItalia. Una montagna di soldi, oltre 14,3 mld dal 2019 al 2030, di cui circa 9 disponibili nel primo triennio. Procedure semplificate e poteri commissariali per mettere in sicurezza oltre 7.000 Comuni le cui popolazioni sono esposte a frane e inondazioni.

Insomma, tutto quel che sarebbe servito ad affrontare in fretta e con efficacia i continui sfaldamenti del terreno e fuoriuscite di acqua che sempre più spesso hanno esiti nefasti. Il risultato è una montagna di soldi inutilizzati, per lo più anticipati agli enti locali, una governance resa obesa dalle stratificazioni di leggi pensate per snellirla. Ma soprattutto tempi di realizzazione, anche per il più piccolo dei progetti, allungati a dismisura da deficit di progettazione, lentezze amministrative e tempi morti. Sono le conclusioni dell’indagine della Corte dei conti sugli “Interventi delle amministrazioni dello stato per la mitigazione del rischio idrogeologico” curata da Rossana Rummo.

Si tratta di migliaia di piccoli interventi che avrebbero dovuto proteggere gli oltre 7 milioni di cittadini residenti nei 7.275 comuni (91% del totale) che secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che ha curato il censimento, vivono in territori a rischio di frana o alluvione. Per intenderci, erano gli interventi per evitare il ripetersi di fenomeni come la recente tragica inondazione di Catania, o il ricorrente straripamento del Seveso e del Lambro, in Lombardia, e del Polcevera e degli altri fiumi che puntualmente affondano Genova. Il Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico, approvato nel febbraio del 2019, si muove lungo tre direttrici: le misure di emergenza, la prevenzione e la manutenzione. Gli interventi mirano a 34 diversi obiettivi e la responsabilità dell’attuazione è stata distribuita fra più amministrazioni, centrali e non. L’emergenza è stata affidata al dipartimento della Protezione civile. Le misure di prevenzione appaltate ai ministeri della Transizione ecologica e degli Interni. La manutenzione suddivisa fra i dicasteri delle Politiche agricole, della Difesa e ancora dell’Interno.

VIVA L’EMERGENZA

La gran parte delle risorse, spiega la Corte, sono state assegnate agli interventi di emergenza, ma “uno scenario così vasto e complesso impone la definizione di una strategia integrata di azioni di prevenzione e di gestione del rischio idrogeologico, superando definitivamente l’approccio emergenziale al problema del dissesto e agendo con misure di prevenzione e manutenzione del territorio”. Esattamente il contrario di quanto fatto fino a oggi. Fra il 2019 e il 2021 sono stati girati alla Protezione civile con varie leggi 3,12 mld, che peraltro sono stati utilizzati solo a metà.

L’EMERGENZA AL QUADRATO

Nell’estate del 2019 è stato approvato anche un Piano stralcio per gli interventi immediatamente cantierabili. L’impegno finanziario complessivo era di 315 mln e spiccioli assegnati per 263 interventi riguardanti il contenimento di 132 frane, 125 alluvioni e 6 interventi contro l’erosione costiera. I lavori sono stati affidati alle Regioni, con i presidenti trasformati in commissari.

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di dicembre 2021 – gennaio 2022. Ci si può abbonare al magazine di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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