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Governo, Draghi apre al dopo Draghi

Draghi

Dopo non ci sarà il diluvio. Mario Draghi era pronto all’inevitabile domanda durante la conferenza stampa di fine anno e infatti nella risposta c’è tutto quello che si può dire e molta attenzione a quello che invece non si può dire. Il governo, è la sostanza della risposta, può andare avanti anche sotto la guida di qualcun’altro. Se i partiti aspettavano un segnale, è arrivato forte e chiaro.

Nessun accenno ovviamente a un suo futuro al Quirinale, ma l’assioma che accompagna tutto il ragionamento è che se l’attuale maggioranza si spacca sul futuro inquilino del Colle è difficile pensare che poi possa continuare a sostenere l’esecutivo come se nulla fosse. “Certamente è uno scenario da temere”, dice.

Difficilmente il presidente del Consiglio poteva essere più esplicito di così e sebbene neghi di aver mai detto che la missione per la quale è stato chiamato a palazzo Chigi sia compiuta, di fatto è praticamente ciò che sostiene quando spiega che gli obiettivi sono stati raggiunti. “Noi abbiamo conseguito tre grandi risultati: l’Italia è uno dei Paesi al mondo con più vaccinati, ha consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi previsti dal Piano. Abbiamo fatto un lavoro perché l’operato del governo continui, indipendentemente da chi ci sarà” alla guida. “L’importante – aggiunge – è che sia sostenuto dalla maggioranza che ha sostenuto questo governo, la più ampia possibile”.  Nega – e in questo c’è forse la più esplicita indicazione della sua volontà di andare al Quirinale – che sia lui il collante che ha tenuto finora assieme la maggioranza. E quando gli si si chiede chi potrebbe eventualmente sostituirlo sceglie di dare una non risposta: va chiesto ai partiti.

Non si tratta solo del suo eventuale trasloco al Quirinale: Draghi apre al dopo Draghi a prescindere, rafforzando l’idea di non aver comunque intenzione di restare lì a farsi logorare. E così, di fatto, dà anche una risposta a chi teme che una sua elezione a presidente della Repubblica metterebbe fine alla legislatura (e probabilmente al suo percorso da parlamentare). Come a dire, non può essere questo l’ostacolo.

Molti ringraziamenti ai ministri ma anche ai partiti e ai parlamentari. ”Non è facile lavorare insieme con punti di partenza diversi, ma ci siamo riusciti”. Carezze a quello che potrebbe diventare il covo dei franchitiratori.

Ed è proprio dentro il campo del Parlamento che Draghi ributta la palla. “I miei destini personali non contano assolutamente niente, non ho particolari aspirazioni. Sono un uomo, se volete un nonno, a servizio delle istituzioni. La responsabilità della decisione è interamente nelle mani delle forze politiche che hanno permesso a questo governo di agire”.

Sta a loro, e non alla sua guida – è la sostanza del ragionamento – decidere le sorti della legislatura, come d’altra parte sta alle forze politiche accordarsi sul nome del prossimo inquilino del Colle. “Il governo comincia con una chiamata del presidente Mattarella, una chiamata di altissimo ordine, che si è tradotta poi in un sostegno costante, direi una vicinanza costante all’azione di governo. Ma la responsabilità quotidiana, nell’azione di governo, sta nel Parlamento. La sua prosecuzione sta nel Parlamento”. La candidatura di fatto è sul piatto e ora per i partiti diventa inevitabile farci i conti.

Ma è a Sergio Mattarella che dedica le parole più affettuose, ergendolo a “esempio e modello” di come va fatto (e forse di come lui stesso farebbe) il capo dello Stato. “Credo che la prima cosa sia un messaggio di affetto, penso che questo sia quello che sentono gli italiani. Mattarella ha svolto splendidamente il suo ruolo, con dolcezza e fermezza, ha attraversato momenti difficilissimi e ha scelto con lucidità e saggezza”.

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