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Efficienza energetica e sicurezza, la sfida per gli edifici del futuro

(Luxury&Finance) – Efficienza energetica e sicurezza degli edifici. Due temi dirimenti che interrogano non solo le aziende di costruzione, ma anche i policy maker, sollecitati a mettere con coraggio mano alle normative, così rispondendo a una domanda che viene ‘dal basso’, dai cittadini che chiedono edifici più ecologici e che, per questo, sono disposti a mettere mano al portafoglio. Un recente report di Rockwool Group e Cambridge Econometrics, il primo di questo genere, effettuato a livello globale, intercettando 14.000 persone in Danimarca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti, mostra l’interesse del pubblico per gli edifici energeticamente efficienti ed evidenzia nello stesso tempo la necessità che i governi sviluppino programmi di riqualificazione a lungo termine (solo così i produttori possono pianificare la capacità produttiva), collaborare con le banche per combinare sovvenzioni pubbliche e prestiti a basso interesse; rendere più facile per le famiglie richiedere sovvenzioni e trovare operatori qualificati.

Paolo Migliavacca, amministratore delegato di Rockwool Italia, spiega a  che “in Italia ci sono 12 milioni di edifici costruiti nella maggior parte dei casa con standard poco coerenti con l’efficienza energetica. La prima legge che parla di efficienza energetica risale al 1991. Tutto quello che è stato costruito prima non ne teneva conto. Poi, nell’ultimo decennio, molti sono stati stanziati molti bonus in questa direzione, ma con poche differenziazioni – nota Migliavacca – tra la normale ristrutturazione edile e quella più efficiente”. Insomma, chiosa, “una goccia nell’oceano”. Gli interventi hanno riguardato “impianti termici e serramenti”, facilitati dal fatto che lo loro sostituzione è scelta del singolo condomino e non rimanda a una decisione dell’assemblea condominiale. Cosa diversa è, invece, rifare la facciata. Il ritorno energetico e di investimento è senz’altro importante, “ma comporta, soprattutto se sono limitati gli investimenti, una serie di difficoltà. Nel tempo sono anche arrivati incentivi come lo sconto in fattura.

Ma è chiaro – sottolinea – che si può essere bloccati dall’affrontare la spesa”. In ogni caso, “quello dello sconto in fattura è un tema vincente perché toglie un’importante barriera. Senza contare l’impatto sull’aspetto estetico dell’edificio che può diventare trainante” e dunque indurre a una simile scelta anche gli stabili vicini. Con il risultato del rinnovamento e riqualificazione, magari, di interi quartieri. E l’Italia, visto lo stato dei suoi immobili ha certamente “un potenziale maggiore rispetto all’Europa”. Lo si è visto con il successo del Superbonus. “In nessuna delle più rosee aspettative ci poteva essere una ripartenza così importante” evidenzia l’ad di Rockwool Italia, che però nota anche come “il rischio è che la filiera a questi ritmi rischi di andare in confusione. Mancano diverse tipologie merceologiche perché la domanda è aumentata in poco tempo”.

Ad esempio, “i ponteggi che sono oggi merce rara. La manodopera specializzata altrettanto e il rischio è che, per potere realizzare un intervento, ci si appoggi a chi non è sufficientemente qualificato. Una manodopera improvvisata non va bene. Il rischio è alto. Non basta selezionare i migliori materiali”. A tutto ciò si aggiunge “l’aumento dell’inflazione a livello mondiale, con alcuni prodotti, come acciaio e legno, che sono aumentati così tanto che non se ne ha memoria”.  Agli operatori serve “avere un orizzonte temporale più lungo e un orizzonte di investimenti ampio”. Per altro, “puntare sull’edilizia è molto positivo anche sul fronte dell’occupazione, perché sono 500mila le microimprese nel territorio italiano e questo consente, di fatto, di avere un’economia distribuita non concentrando troppo gli incentivi ma avendo un effetto leva distribuito nel territorio”.

Ma oltre al tema della rigenerazione delle città, c’è tutto un paese che ha delle difficoltà idrogeologiche importanti. E che richiede interventi. L’occasione è tale che consentirebbe, laddove si intervenga sull’efficienza energetica, di mettere in sicurezza gli edifici anche rispetto al rischio sismico e di incendi, come drammaticamente le cronache recenti hanno testimoniato. Di qui l’avvertimento: “Bene puntare sull’efficienza energetica, ma attenzione a non usare materiali combustibili”. Proprio come è accaduto a Londra nel 2017 alla Grenfell Tower: “l’edificio – ricorda Migliavacca – era stata appena riqualificato dal punto di vista energetico: nella progettazione dell’edificio non era stata prevista una via di fuga dedicata per gli incendi perché rischio era stato giudicato basso”. Ed è accaduto che “riqualificando ai fini dell’efficienza energetica con materiali combustibili, l’incendio si è diffuso velocemente e questo ha portato alla devastazione. E’ molto importante nella riqualificazione energetica tenere conto degli aspetti i sicurezza antincendio”. In Inghilterra, dopo questo fatto tragico, si è messo mano alla normativa, vietando materiale combustibile per edifici superiori ai 18 metri. In Germania era già in essere una normativa in grado di creare proprio una matrice di rischio vietando una certa tipologia di materiale sopra una certa altezza”.

E in Italia? “Se guardiamo a quanto è accaduto a Milano, alla Torre del Moro, e premesso che l’inchiesta è ancora aperta, è stato inserito materiale combustibile, che pure aveva standard alti rispetto alla media. Di fatto, la normativa italiana ad oggi è su base volontaria. Ci sono linee guida dei Vigili del fuoco. Solo raccomandazioni. Da giugno è stata approvata dal comitato tecnico dei vigili del fuoco la regola tecnica verticale”. E proprio per sollecitare a mettere mano alle regole in questo senso, il Gruppo Rockwool insieme a Confabitare e al Movimento Consumatori, ha inviato una lettera al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini “per condividere l’urgente necessità di introdurre una normativa italiana sulla sicurezza antincendio che, per gli edifici di altezza elevata e gli edifici ad alto rischio, vieti l’uso di materiali combustibili per facciate e coperture, al fine di garantire tempi idonei di evacuazione delle persone e rendere più sicura l’azione dei soccorritori”. Attualmente in Europa, solo l’Italia, la Spagna e i Paesi Bassi consentono ancora l’isolamento e il rivestimento delle facciate esterne degli edifici con materiali combustibili.

La proposta avanzata prevede la modifica dello schema di decreto ministeriale recante ‘Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi per le chiusure d’ambito degli edifici civili, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139’, inviato alla Commissione europea lo scorso 26 ottobre 2021: esso deve in sostanza prevedere requisiti chiari per le barriere tagliafuoco situate a ogni piano. Si deve inoltre garantire che livello complessivo di sicurezza richiesto per le facciate assemblate con prodotti venduti in ‘kit’ non sia in alcun modo inferiore a quello delle facciate realizzate con prodotti venduti singolarmente. L’Italia dovrebbe infine vietare completamente l’uso di materiali combustibili per gli edifici oltre i 18 metri e quelli ad alto rischio come scuole, ospedali, strutture di cura.

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