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Ormai la Russia è la nazione più sanzionata al mondo

In soli 10 giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, la Russia ha scavalcato Iran e Corea del Nord come nazione più sanzionata al mondo.

In un’ondata di azioni guidate dagli alleati statunitensi ed europei a partire dal 22 febbraio, la Russia è diventata oggetto di 2.778 nuove sanzioni, per un totale di oltre 5.530, secondo Castellum.ai, un database globale di monitoraggio delle sanzioni. A queste si aggiunge la decisione degli Usa di bloccare le importazioni di petrolio e gas annunciata ieri da Biden.

Questo vuol dire che la Russia ha superato l’Iran, che ha subito 3.616 sanzioni nel corso di un decennio, la maggior parte delle quali per il suo programma nucleare e il sostegno al terrorismo.

La pressione sulla Russia è aumentata quasi ogni giorno. Durante il fine settimana, American Express e Netflix si sono unite al crescente elenco di società che hanno deciso di ritirarsi o sospendere le operazioni in Russia. Alcuni lo fanno in conseguenza delle sanzioni, ma altri si ‘auto-sanzionano’, essenzialmente decidendo di lasciare anche se non sarebbero legalmente obbligati a farlo.

“Questa è una guerra nucleare finanziaria e la più grande campagna di sanzioni nella storia”, ha affermato Peter Piatetsky, un ex funzionario del Dipartimento del Tesoro nelle amministrazioni Obama e Trump che ha co-fondato Castellum.ai. “La Russia è passata dall’essere parte dell’economia globale al diventare più grande obiettivo di sanzioni globali e un paria finanziario in meno di due settimane”.

Le sanzioni contro la Russia esprimono una forte unità tra gli Stati Uniti e gli alleati di fronte all’invasione di Putin e la loro determinazione a sfruttare il proprio potere economico per cercare di dissuaderlo dal portare avanti l’attacco. Riflette anche la riluttanza di quelle nazioni a mettere in pericolo le proprie truppe in Ucraina, un alleato non Nato.

Putin ha detto durante il fine settimana che il blitz sanzionatorio è “paragonabile a una dichiarazione di guerra”.

Dopo Russia e Iran, l’elenco delle nazioni più sanzionate è composto da Siria, Corea del Nord, Venezuela, Myanmar e Cuba. Le sanzioni includono punizioni contro singoli individui, aziende e persino limitazioni relative a yacht e aerei.

Molte delle sanzioni statunitensi contro la Russia prima della guerra in Ucraina riguardavano l’interferenza nelle elezioni del 2016 e l’attacco a dissidenti politici in Russia e all’estero.

La stragrande maggioranza delle sanzioni contro la Russia dal 22 febbraio sono state contro singoli individui – 2.427, dice Castellum.ai – rispetto a 343 contro entità, che di solito sono aziende o agenzie governative.

La nazione leader nelle sanzioni contro la Russia è la Svizzera, con 568 contro le 518 dell’Unione Europea e le 512 della Francia. Gli Stati Uniti fino a martedì avevano imposto 243 sanzioni.

Questi dati sono anche in linea con quella che finora è stata una delle più grandi sorprese, ossia che le nazioni europee, storicamente più diffidenti nell’imporrle, hanno invece aperto la strada, superando in alcuni casi anche gli Stati Uniti. Alti funzionari affermano che un esempio di ciò è stata la decisione di espellere alcune banche russe dal sistema di messaggistica finanziaria SWIFT, una mossa in cui gli Stati Uniti inizialmente sono rimasti indietro.

È probabile che ne seguiranno altre, dato che Putin finora è andato avanti imperterrito. Domenica il segretario di Stato Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti e i loro partner stanno guardando “in modo coordinato alla prospettiva di vietare l’importazione di petrolio russo, assicurandosi che ci sia ancora una fornitura adeguata di petrolio sui mercati mondiali”.

“È sicuramente la campagna di sanzioni più significativa dal punto di vista storico”, ha affermato Edward Fishman, che ha aiutato a gestire l’ufficio sanzioni del Dipartimento di Stato nell’amministrazione Obama. “A ogni nuova escalation dell’aggressività di Mosca, sempre più persone si sono rese conto che sarà difficile avere relazioni produttive con la Russia finché Putin sarà al potere”.

L’articolo originale è su Fortune.com

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