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Finanza, il superamento del gap di genere fra vecchi mali e opportunità

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Nel terzo appuntamento online del ciclo “MPW-Most Powerful Women” organizzato da Fortune Italia, è stato approfondito il tema del divario di genere nelle aziende e le evidenti differenze relative alla situazione economica e alle opportunità di carriera. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, lo scarto nello stipendio netto mensile a cinque anni dal conseguimento della Laurea Magistrale è di oltre 500 euro tra uomini e donne: 1.969  contro 1.403 euro.

Ad intervenire sul tema sono stati chiamati Marta Dassù, Senior Advisor European Affairs all’Aspen Institute, Enrico Gambardella, Presidente di WWI, Chiara Gribaudo, Membro della Camera dei Deputati e Paola Profeta, Professore Ordinario all’Università Bocconi.

L’evento è stato preceduto dall’intervento istituzionale di Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, intervenuta da New York, dove si trovava per la Conferenza sullo status delle donne promossa dalle Nazioni Unite.

“La promozione dell’indipendenza economica delle donne è uno degli assi principali di sviluppo delle politiche del nostro Paese” ha spiegato la ministra. “L’Italia – continua – con la Strategia Nazionale per la parità di genere ha scelto di dare concretezza a questo percorso che vede coinvolto le Istituzioni a tutti i livelli”.

“Poiché siamo bombardati da stimoli sul tema dell’empowerment femminile che finiscono per generare scetticismo e confusione – ha spiegato Gambardella – le aziende dovrebbero muoversi in autonomia per colmare il Gender pay gap esistente. Avere una parità di genere quasi assoluta – ha aggiunto – garantisce uno sviluppo più sostenibile. Inoltre, la presenza di punti di vista diversi arricchisce l’azienda e la rende, allo stesso tempo, più attrattiva nei confronti dell’esterno”.

Da qui nasce la necessità per un maggiore empowerment femminile. La legge sulla parità salariale, ribattezzata “legge Gribaudo“, dal nome della deputata PD Chiara Gribaudo che l’ha proposta, va proprio in questa direzione. Il progetto di legge intende favorire la parità retributiva tra i sessi e sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Il testo modifica il codice delle pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo, in modo da ridurre le differenze nelle retribuzioni. Dal 1° gennaio 2022 prevede, inoltre, l’istituzione della certificazione della parità di genere. Una sorta di “bollino di qualità” per le aziende che operano per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e tutela della maternità.

Il testo prevede l’istituzione, dal 1° gennaio 2022, della certificazione della parità di genere, con l’obiettivo di riconoscere le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.

Marta Dassù ha invece parlato della necessità di colmare il gap presente nelle materie scientifiche. “In primis è necessario cambiare approccio rispetto all’insegnamento e il modo di comunicare le materie scientifiche. Se si tiene conto – sottolinea – che esiste anche un pubblico di tipo femminile, la ricezione avverrà, di conseguenza, in maniera più serena e più diretta”. Rispetto alla questione delle donne che ricoprono posizioni apicali, “è importante – aggiunge Dassù – che queste si preoccupino anche delle altre donne presenti in azienda, che le tutelino e che promuovano la loro scalata sociale verso l’alto”.

Oltre ad una questione normativa, esiste però anche un problema di tipo culturale legato al fenomeno del gender gap. “Bisogna cambiare la testa delle famiglie e delle ragazze” spiega Dassù. “Per colmare certi stereotipi non basta una legge, se l’atteggiamento resta sempre discriminatorio. Per questo, affinché un provvedimento legislativo sia veramente efficace, è fondamentale operare anche a livello educativo e culturale”.

Parlando di numeri, secondo uno studio del World Economic Forum, il gender gap nel mondo del lavoro potrà essere colmato soltanto fra 268 anni. L’Italia in particolare, su 156 Paesi presi in considerazione, occupa il sessantatreesimo posto. “È vero che ci sono Paesi che sono molto più avanti del nostro in questo senso – ha dichiarato Paola Profeta – ma ce ne sono anche molti altri che presentano un divario più profondo. Nel nostro Paese – continua – le differenze sono molto marcate in due settori in particolare: l’occupazione e la rappresentanza politica. Mentre sono stati fatti passi avanti nel campo dell’istruzione e della salute”. Il vero problema resta il tasso di occupazione femminile, che in Italia si attesta intorno al 50%: solo una donna su due lavora. Nel Sud Italia la percentuale di donne professionalmente attive si ferma addirittura al 33%. “Questo tasso, peraltro, – sottolinea Profeta – rimane invariato da decenni. È necessario quindi investire sull’occupazione femminile perché, come oggi sappiamo, può rappresentare un volano di sviluppo e di crescita economica, non solo per le aziende, ma per il sistema Paese”.

Sul canale di YouTube di Fortune Italia è disponibile la registrazione integrale dell’evento:

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